LSDM - Le strade della (possibile) meraviglia
Ci vuole tempo, le immagini sedimentano, le prime considerazioni macerano sulla coda dei consuntivi altrui (più foto che contenuti in realtà) perchè non feriscano troppo, così come è un obbligo far decantare i complimenti perchè non richiamino inchini o ancor peggio distaccati formalismi.
I sorrisi da fine festa, il rituale dell'approvazione e del gradimento si perdono nel rumore di fondo della prossima manifestazione in agenda.
Quanto resta nel panierino della propria esperienza inizia così anche ad avere anche un contorno delineato, a maggior ragione che non ho alcun ulteriore appuntamento da qui a sempre.
L'idea di soffermarmi su quanto si è attestato sopra le righe è forte, schernire mi riesce bene anche perchè non ho vincoli ne correità di alcun tipo.
Potrei partire dal supplizio del silicone, delle "boccucce a becco di papera" che spengono la mia eterosessualità più di quanto non faccia la demenza senile, passando per le ciglia rifatte di un pizzaiolo che sono l'antimateria dell'universo gastronomico che rappresenta, così come i vezzi modaioli di alcuni\e, caricature di se stesse\i consumati nel vuoto pneumatico di sguardi malinconicamente soli, alla ricerca di un riconoscimento, non importa quale sia la valenza dell'apprezzamento, purchè stimolino una reazione (e non vado oltre).
Magari potrei osare descrivendo psudo associazioni di appassionati che scimmiottano il lavoro giornalistico (uccidendo il vero giornalismo...) che è lontano nella resa quanto lo sono gli intervistatori dall'uso dell'italiano, senza voler scendere poi nel dettaglio intellettuale, il fosso delle Marianne cognitivo in versione flufflosa o petalosa che dir si voglia.
Non insisterò su questi temi, salto anche la storia delle precendenti edizioni, non essendoci stato non ho nostalgia di qualcuno o qualcosa, per tanti il passato non-amaro è sempre meglio di un presente contingente da vivere con personalità ed infine non mi soffermo nemmeno su chi invece dovrei ringraziare per avermi coinvolto, per esserci stata\e come tutors organizzative e non da meno affettive, come quando si lascia un fratello minore per la prima volta davanti ad una classe ed una scuola nuova.
Ed allora preferisco elencare quanto di pregevole (e che sa di futuro...) ho vissuto in prima persona con la sola premessa che non tornavo in queste zone da circa 20 anni.
Inizio da Gabriel Zuchtriegel, un giovanissimo direttore del parco archeologico di Paestum. Tratto teutonico e luce mediterranea negli occhi quando sorride. A parlarne bene non sono io ma alcuni addetti ai lavori (non gastronomici) del settore, l'agenda di eventi messa in campo, le manutenzioni pianificate...fino ad arrivare al portiere di notte dell'hotel dove ero, che poi ho scoperto essere anche il proprietario della struttura, che alla luce tenue di una hall deserta mi accenna con amor proprio:"...mai prima d'ora siamo stati così contenti della gestione dei templi e del museo, questo direttore sta facendo cose nuove, per Paestum per Capaccio e per quelli che lavorano nell'indotto turistico, dalla manutenzione alla logistica". Piccola nota a margine, l'hotel non è quello usato abitualmente dai partecipanti a LSDM...e quindi un parere non di parte, la mia presenza in loco invece un caso fortuito frutto di un disguido tutto sommato felice.
Si, forse da geriatrico osservatore di alcune dinamiche (commerciali e non) confesso che sono uscito da LSDM sollevato per aver (intra)visto una nuova generazione con progetti concreti, piccoli sogni, talenti acerbi e l'entusiasmo che difficilmente si scorge nelle nuove leve.
Se i "figli di" hanno lavorato alacremente dietro ai fornelli, c'è da dire che tanto hanno ancora da dimostrare a capo basso ed hanno di che sudare se vogliono dare continuità alle mani levigate dal sacrificio di chi ha costruito prima. Il cognome com-porta un rispetto temporaneo, c'è riconoscenza per l'eredità culturale...ma sulla resa "next generation" l'incognita è uno stimolo ed un atto dovuto allo stesso tempo.
Un plauso particolare va ai volti giovani della pasticceria invece. Qui faccio i nomi invece perchè umiltà, talento e trasparenza sono stati il vero biglietto da visita dei ragazzi del Collettivo di Cucina Dolce Italiana, Pass121.
Pur non avendo sempre avuto un accesso diretto in degustazione ai loro laboratori, Daniele Bonzi, Antonino Maresca e Galileo Reposo (quelli incrociati) quando approciati per chiarimenti o dubbi sono stati professionali e nonostante l'affollamento degli astanti ed i fotografi compulsivi (quelli che immortalano anche le cagatine di mosche per intenderci...) sempre disponibili al dettaglio aggiuntivo ed anche al confronto visto che sia Maresca che Reposo hanno approfondito alcuni passaggi con una precisione ed una trasparenza che non è da tutti (ho usato il singolare perchè a far domande in quelle occasioni ero quasi sempre solo...tutti troppo intenti a fotografare le decorazioni, le forchette, i cucchiaini sporchi, i fazzoletti "smucciati" di un cameriere raffreddato, i peli del naso della fidanzata dello chef....o a far selfie con il banco espositivo allestito e lo chef al lavoro sullo sfondo....perchè bisogna pur rempirle 'ste bacheche dei social o no?! :D ).
La zampata dei leoni di lungo corso non è mancata però, due su tutti quelli che hanno attirato la mia attenzione acquisendo stima e rispetto quantomeno per l'approccio avuto.
Enzo Vizzari, un indomito e divertente sparring partner dei cuochi presentati nelle due sale-auditorium della manifestazione. Provocava e colpiva senza mai affondare lo chef di turno, lo blandiva e lo punzecchiava generando curiosità nel pubblico e regalando in alcuni casi prospettive inedite dei "personaggi" costretti a venire allo scoperto da quella altalena dialettica molto finemente articolata anche se con modi e toni sottotraccia, uno spettacolo nello spettacolo insomma. Infotainment si chiama oggi, e ben fatto pure, se solo penso a certi chef ed alla loro filosofia snocciolata dal palco come se fosse una religione...due palle di dimensione planetaria...semmai anche agevolati dal moderatore o dalla moderatrice compiacente ed intellettualmente china (per non dire diversamente-acuta :) ....).
E poi il patron della Azienda Agricola San Salvatore, Giuseppe Pagano, un deus ex machina in carne ed ossa come se ne incontrano pochi in vita.
Parliamo di vino, non di altro, la premessa mia (un nanosecondo dopo la stretta di mano) è che ne compro non più di 16 bottiglie l'anno (delle sue). Mi chiede che lavoro faccio. In meno di un minuto netto Giuseppe Pagano mette a fuoco la mia totale inconsistenza commerciale e la mia acclarata nullità sul fronte marketing...eppure mi dedica tempo, anzi ci dedica tempo...perchè le banalità umane che lo ascoltano sono due (io&mio cugino, la rivisitazione italica&meridionale di Scemo+Scemo).
Per uomini del genere il tempo è prezioso, non si spreca, è un mancato fatturato o una ridotta crescita personale e quindi mi chiedo ancora oggi se non sia da stimare anche in modo sinceramente affettuoso chi riesce a trovare minuti di confronto per due indifferenziati umanoidi quali quelli che si è trovato davanti (sempre io&miocugino).
Mi congedo io...e mi sarei aspettato il contrario, insomma il carico di meraviglia per un personaggio così è davvero di quelli ancora da decifrare, da perimetrare...quella luce negli occhi la conosco...la hanno in pochissimi.
Riparto quindi per casa, sotto il sole di una terra che ha ancora tanto da (di)mostrare e con gli ultimi fuochi ancora da sparare.
LSDM è un evento che deve crescere, non importa chi vi sarà dopo, conta però che ci sia un dopo qualitativamente e culturalmente rilevante, ancora di più.
Il mio grazie e qui mantengo la promessa (per averlo fatto in altro modo) è solo per coloro che creano economia sana laddove sano e soprattuto economia, dalle mie parti, sono due astrazioni più vicine al miracolo di San Gennaro che ad una possibile tra le realtà costruibili (Peppe, uno di quelli).
Sarà chiaro il perchè quindi pubblico la foto di un prato laddove giorni dopo ho intravisto gli organizzatori vagare malconci, con sguardo pallato ed in stato catatonico perchè è importante che quel pratone abbia un futuro....di prato così com'è adesso o di consapevole economia come quella di un amico prete conosciuto qualche anno fa, anche lui sotto mentite spoglie.
Per chi viene da una terra (anche a vocazione turistica) dove d'inverno gli stipendi non arrivano il mio chapeau e la mia ammirazione non possono che andare a chi fonda realtà economiche scalabili, referenzianti per modello, capaci di dare valore a quanto abbiamo avuto sempre sotto gli occhi e non abbiamo mai avuto la forza o l'intelligenza di costruirci intorno.
Sono un deficiente a pensarlo...forse...ma quel prato vicino ai templi (in foto) che ho attraversato a piedi era ed è così bello che è un dovere crederci :)
PS
Grazie ai compagni di viaggio che mi hanno sopportato&supportato nella mia ingombrante idiozia...
Citati in ordine sparso...Pasqualina, Rino, Bruna, Cristiana, Teresa, Patrizia, Mariella, Rosaria, Maria, Annaluisa, Fabio, MariaGrazia, Ornella,...
I sorrisi da fine festa, il rituale dell'approvazione e del gradimento si perdono nel rumore di fondo della prossima manifestazione in agenda.
Quanto resta nel panierino della propria esperienza inizia così anche ad avere anche un contorno delineato, a maggior ragione che non ho alcun ulteriore appuntamento da qui a sempre.
L'idea di soffermarmi su quanto si è attestato sopra le righe è forte, schernire mi riesce bene anche perchè non ho vincoli ne correità di alcun tipo.
Potrei partire dal supplizio del silicone, delle "boccucce a becco di papera" che spengono la mia eterosessualità più di quanto non faccia la demenza senile, passando per le ciglia rifatte di un pizzaiolo che sono l'antimateria dell'universo gastronomico che rappresenta, così come i vezzi modaioli di alcuni\e, caricature di se stesse\i consumati nel vuoto pneumatico di sguardi malinconicamente soli, alla ricerca di un riconoscimento, non importa quale sia la valenza dell'apprezzamento, purchè stimolino una reazione (e non vado oltre).
Magari potrei osare descrivendo psudo associazioni di appassionati che scimmiottano il lavoro giornalistico (uccidendo il vero giornalismo...) che è lontano nella resa quanto lo sono gli intervistatori dall'uso dell'italiano, senza voler scendere poi nel dettaglio intellettuale, il fosso delle Marianne cognitivo in versione flufflosa o petalosa che dir si voglia.
Non insisterò su questi temi, salto anche la storia delle precendenti edizioni, non essendoci stato non ho nostalgia di qualcuno o qualcosa, per tanti il passato non-amaro è sempre meglio di un presente contingente da vivere con personalità ed infine non mi soffermo nemmeno su chi invece dovrei ringraziare per avermi coinvolto, per esserci stata\e come tutors organizzative e non da meno affettive, come quando si lascia un fratello minore per la prima volta davanti ad una classe ed una scuola nuova.
Ed allora preferisco elencare quanto di pregevole (e che sa di futuro...) ho vissuto in prima persona con la sola premessa che non tornavo in queste zone da circa 20 anni.
Inizio da Gabriel Zuchtriegel, un giovanissimo direttore del parco archeologico di Paestum. Tratto teutonico e luce mediterranea negli occhi quando sorride. A parlarne bene non sono io ma alcuni addetti ai lavori (non gastronomici) del settore, l'agenda di eventi messa in campo, le manutenzioni pianificate...fino ad arrivare al portiere di notte dell'hotel dove ero, che poi ho scoperto essere anche il proprietario della struttura, che alla luce tenue di una hall deserta mi accenna con amor proprio:"...mai prima d'ora siamo stati così contenti della gestione dei templi e del museo, questo direttore sta facendo cose nuove, per Paestum per Capaccio e per quelli che lavorano nell'indotto turistico, dalla manutenzione alla logistica". Piccola nota a margine, l'hotel non è quello usato abitualmente dai partecipanti a LSDM...e quindi un parere non di parte, la mia presenza in loco invece un caso fortuito frutto di un disguido tutto sommato felice.
Si, forse da geriatrico osservatore di alcune dinamiche (commerciali e non) confesso che sono uscito da LSDM sollevato per aver (intra)visto una nuova generazione con progetti concreti, piccoli sogni, talenti acerbi e l'entusiasmo che difficilmente si scorge nelle nuove leve.
Se i "figli di" hanno lavorato alacremente dietro ai fornelli, c'è da dire che tanto hanno ancora da dimostrare a capo basso ed hanno di che sudare se vogliono dare continuità alle mani levigate dal sacrificio di chi ha costruito prima. Il cognome com-porta un rispetto temporaneo, c'è riconoscenza per l'eredità culturale...ma sulla resa "next generation" l'incognita è uno stimolo ed un atto dovuto allo stesso tempo.
Un plauso particolare va ai volti giovani della pasticceria invece. Qui faccio i nomi invece perchè umiltà, talento e trasparenza sono stati il vero biglietto da visita dei ragazzi del Collettivo di Cucina Dolce Italiana, Pass121.
Pur non avendo sempre avuto un accesso diretto in degustazione ai loro laboratori, Daniele Bonzi, Antonino Maresca e Galileo Reposo (quelli incrociati) quando approciati per chiarimenti o dubbi sono stati professionali e nonostante l'affollamento degli astanti ed i fotografi compulsivi (quelli che immortalano anche le cagatine di mosche per intenderci...) sempre disponibili al dettaglio aggiuntivo ed anche al confronto visto che sia Maresca che Reposo hanno approfondito alcuni passaggi con una precisione ed una trasparenza che non è da tutti (ho usato il singolare perchè a far domande in quelle occasioni ero quasi sempre solo...tutti troppo intenti a fotografare le decorazioni, le forchette, i cucchiaini sporchi, i fazzoletti "smucciati" di un cameriere raffreddato, i peli del naso della fidanzata dello chef....o a far selfie con il banco espositivo allestito e lo chef al lavoro sullo sfondo....perchè bisogna pur rempirle 'ste bacheche dei social o no?! :D ).
La zampata dei leoni di lungo corso non è mancata però, due su tutti quelli che hanno attirato la mia attenzione acquisendo stima e rispetto quantomeno per l'approccio avuto.
Enzo Vizzari, un indomito e divertente sparring partner dei cuochi presentati nelle due sale-auditorium della manifestazione. Provocava e colpiva senza mai affondare lo chef di turno, lo blandiva e lo punzecchiava generando curiosità nel pubblico e regalando in alcuni casi prospettive inedite dei "personaggi" costretti a venire allo scoperto da quella altalena dialettica molto finemente articolata anche se con modi e toni sottotraccia, uno spettacolo nello spettacolo insomma. Infotainment si chiama oggi, e ben fatto pure, se solo penso a certi chef ed alla loro filosofia snocciolata dal palco come se fosse una religione...due palle di dimensione planetaria...semmai anche agevolati dal moderatore o dalla moderatrice compiacente ed intellettualmente china (per non dire diversamente-acuta :) ....).
E poi il patron della Azienda Agricola San Salvatore, Giuseppe Pagano, un deus ex machina in carne ed ossa come se ne incontrano pochi in vita.
Parliamo di vino, non di altro, la premessa mia (un nanosecondo dopo la stretta di mano) è che ne compro non più di 16 bottiglie l'anno (delle sue). Mi chiede che lavoro faccio. In meno di un minuto netto Giuseppe Pagano mette a fuoco la mia totale inconsistenza commerciale e la mia acclarata nullità sul fronte marketing...eppure mi dedica tempo, anzi ci dedica tempo...perchè le banalità umane che lo ascoltano sono due (io&mio cugino, la rivisitazione italica&meridionale di Scemo+Scemo).
Per uomini del genere il tempo è prezioso, non si spreca, è un mancato fatturato o una ridotta crescita personale e quindi mi chiedo ancora oggi se non sia da stimare anche in modo sinceramente affettuoso chi riesce a trovare minuti di confronto per due indifferenziati umanoidi quali quelli che si è trovato davanti (sempre io&miocugino).
Mi congedo io...e mi sarei aspettato il contrario, insomma il carico di meraviglia per un personaggio così è davvero di quelli ancora da decifrare, da perimetrare...quella luce negli occhi la conosco...la hanno in pochissimi.
Riparto quindi per casa, sotto il sole di una terra che ha ancora tanto da (di)mostrare e con gli ultimi fuochi ancora da sparare.
LSDM è un evento che deve crescere, non importa chi vi sarà dopo, conta però che ci sia un dopo qualitativamente e culturalmente rilevante, ancora di più.
Il mio grazie e qui mantengo la promessa (per averlo fatto in altro modo) è solo per coloro che creano economia sana laddove sano e soprattuto economia, dalle mie parti, sono due astrazioni più vicine al miracolo di San Gennaro che ad una possibile tra le realtà costruibili (Peppe, uno di quelli).
Sarà chiaro il perchè quindi pubblico la foto di un prato laddove giorni dopo ho intravisto gli organizzatori vagare malconci, con sguardo pallato ed in stato catatonico perchè è importante che quel pratone abbia un futuro....di prato così com'è adesso o di consapevole economia come quella di un amico prete conosciuto qualche anno fa, anche lui sotto mentite spoglie.
Per chi viene da una terra (anche a vocazione turistica) dove d'inverno gli stipendi non arrivano il mio chapeau e la mia ammirazione non possono che andare a chi fonda realtà economiche scalabili, referenzianti per modello, capaci di dare valore a quanto abbiamo avuto sempre sotto gli occhi e non abbiamo mai avuto la forza o l'intelligenza di costruirci intorno.
Sono un deficiente a pensarlo...forse...ma quel prato vicino ai templi (in foto) che ho attraversato a piedi era ed è così bello che è un dovere crederci :)
PS
Grazie ai compagni di viaggio che mi hanno sopportato&supportato nella mia ingombrante idiozia...
Citati in ordine sparso...Pasqualina, Rino, Bruna, Cristiana, Teresa, Patrizia, Mariella, Rosaria, Maria, Annaluisa, Fabio, MariaGrazia, Ornella,...