martedì 17 novembre 2015

Mignon di brownies con salsa al caffè e croccante alle arachidi

Expo.
Si, ci sono stato e l'ho amato sin dal primo momento.
Avevo (grazie a mio cognato) i biglietti da Maggio ma da vero uomo furbo&scaltro quale sono ho aspettato la convegergenza delle esigenze di milioni di altri dementi come me per avvicinarmici. E'un pò come se ad i primi di Ottobre avessero somministrato del lassativo a qualche milione di persone indicando poi come unico luogo di rilascio Milano, zona Fiera-Rho-Pero, l'Expo!
Ci siamo quindi trovati tutti ai cancelli di ingresso, incontinenti&felici, pronti alla corsa verso i padiglioni che avrebbero soddisfatto i nostri più intimi desideri di conoscenza globale. Ai blocchi di partenza durante il riscaldamento pre-corsa non sono mancati gli sguardi di traverso per intuire le diverse strategie di assalto:"...il Giappone....per primo","...no...no, aspettiamo che tutti vadano a mangiare e proviamoci","...caliamoci dall'alto con un portatore d'handicap e 2 infanti..."..."ma il carrozzino lo hai portato?...", "...nostro figlio ha 16 anni...", "Giusto...".
E poi tra una elucubrazione da Risiko e l'altra senza quasi averne percezione è arrivato il colpo di pistola per la galoppata finale nella fiera. All'inizio è finto stupore venato di dignità a dare luce agli occhi degli avventori, poi qualcosa cambia, una sorta di incontrollata frenesia isterica prende subdolamente il sopravvento. Ad un tratto il cammino evolutivo dell'umana specie perde significato per invertire la direzione in modo direttamente proporzionale all'avanzata nel Decumano. La fiumana verghiana che di solito non solca luoghi fieristici con quella partecipazione, a metà Ottobre, si da appuntamento ad Expo ed indifferente all'etica sociale va avanti incurante dei più deboli che cadono plagiati da miraggi gastroletali. Il cluster del cioccolato è il primo che approccio. Feriti e morti non si contano. Qualcuno abbandona subito suicidandosi al Ciocco-Kebab, una sorta di cagata di finto cioccolato nel quale cadono i primi eliminati alla gran corsa all'Albero della Vita. Altri con sguardo diabolico scartano il micidiale kebab-bicolore per gettarsi nella Factory della Lindt avvicinandosi al marchio con la stessa devozione di un cattolico a Gerusalemme. Chi ha spirito Intestinal-kamikaze con ramponi e corde di fortuna scala direttamente il Nutella Bar con gli occhi sconvolti di chi vive una crisi di dipendenza da droga sintetica. Sticaxxi dei padiglioni sotto semivuoti, delle fave di cacao, delle piantagioni, della ecosostenibilità, delle iniziative delle popolazioni coinvolte in queste attività agrarie...qui vige la regola non scritta che se non hai assaggiato-comprato-magnato un qualcosa che ricordi il cioccolato o che sia vagamente marrone sei un perdente. Va detto che i padiglioni cosiddetti minori del cluster del cioccolato non aiutano alla causa divulgativa. Qualcuno ricorda più che altro la bancarella di rappresentanza del proprio stato, in uno veniamo accolti (serio) da alcuni rotoli di carta igienica all'ingresso laddove il nesso cacao<->caca-O non è frutto della mia mente malata ma piuttosto voluto a questo punto. 
Nell'incedere verso il "Ceppo delle ceppe", non manco di passare per il padiglione del Vaticano, vuoto perchè come tutti ben sanno qui non vale il selfie mistico-religioso, sono come il due di briscola, vengono anche dopo le istantanee con sfondo la frutta o i formaggi di plastica che fanno bella mostra della loro insostenibile biodegradabilità. Uscire con in mano un magnete di Papa Francesco, vedere la fila accanto di due ore-circa per la patatine fritte olandesi...e pensare (pur senza farlo) ad una imprecazione è stato tutt'uno. Anche perchè nel frattempo "s'era-fatta-na-certa" e qualcosina l'avrei anche ingurgitata. Ecco che girandomi a 360° il pranzo si è composto da solo sulla base di una unica discriminante, l'assenza di appetibilità e soprattutto di fila. Motivo per il quale senza alcuna ragione ho strappato una decina di minihotdog olandesi ad un prezzo vicino a quello del platino lavorato. Non solo erano appena appena accettabili (pur trovandoli estremamente gourmet sul momento), ma nella mia irruenza alimentare ho anche creato in chi mi circondava la falsa aspettativa che fossero ottimi. Infatti da che ero solitario avventore alla cassa...poco dopo ero schiacciato da una folla di geni che in me avevano intravisto un sensei gastronomico che indicava una via sostenibile e vivibile di alimentazione istantanea. Mio cognato invece a rischio della propria vita è riuscito a conquistare nel frattempo ben due saltinbocca con un formaggio giallo che abbiamo digerito solo grazie alle birre al plutonio prese poco prima rigorosamente in bottiglie di amianto similalluminio. La conquista è stata pranzare a volo in soli 20minuti. La catalessi postprandiale che ci ha colto in forma di svenimento (data dal materiale in decadimento radioattivo ingurgitato) è stata resa accettabile e dignitosa grazie ad alcuni divanetti rossi molto comodi nei pressi dei Chioschi dell'Acqua vicino allo stand della birra Moretti. Questi moderni dormeuse nella fattispecie erano vuoti, si avete capito bene, vuoti...ma solo perchè il coroner aveva finalmente predisposto poco prima la rimozione di alcuni turisti che si erano spinti fino alla morte sopra di essi senza soddisfare più alcun bisogno vitale pur di non abbandonarli in considerazione della conquista dal sapore eroico che avevano condotto nel lontano mese di Agosto. Chiudere gli occhi ed abbandonarsi ad un sonno pischedelico ristoratore con lo sfondo di una fila apocalittica per un birra alla spina Moretti ed una piadina di plastica è stato come toccare il cielo dei paradossi umani con un dito standosene li fermi a ridere di tutto. In realtà era la digestione delle scorie olandesi a dare questa sensazione leggera e filosoficamente accattivante come lo furono per l'architettura industriale i primi manufatti d'amianto. Svegliarsi poco dopo e constatare che le energie erano quasi azzerate ha portato alla tragica constatazione che ci saremmo spinti fino all'arbusto della sopravvivenza per vedere lo spettacolo "imperdibile", non altro. Sono serio quando ad un certo punto dico che un tuono di insulti ed un fremito preoccupante della immensa fila del padiglione Italia ha scosso l'aria come il rombo di un aereo in partenza. Un cameraman della Rai poco dopo mi spiegava (indicandomi con la mano) un ragazzo poco avveduto che in modo anche splendido aveva provato ad inserirsi nella coda facendo finta di niente...rischiando poi di essere linciato seduta stante. Mentre osservavo il tipo allontanarsi velocemente con la compagna a capo chino, dalla fila oceanica la cosa più delicata che si scorgeva era una numero impressionante di dita medie alzate al cielo che echeggiava a sua volta di commenti sulla di lui madre e su quanto fosse famosa per l'arte amatoria a pagamento.
Una curva dopo ci siamo trovati finalmente davanti all'Albero della Vita. Spettacolare...vedere all'improvviso le persone che erano arrivate con me girarsi in gran numero e con gran sincronismo per procedere al rito del selfie. L'albero della Vita mi è apparso quindi per quello che realmente è...il simbolo dell'eutanasia assistita dell'intelligenza media, non trovo altra definizione. Vedere scolaresche di piccoletti restare naso all'insù sotto l'albero delle piccole sorprese di luce e dei fiori che si aprivano alla vista tra getti d'acqua che procedevano a ritmo di musica ha dato un senso alla mediocrità da 15 megapixel degli adulti poco distanti. Essere trend sui social, atterrando il sociale che avrebbe dovuto comunicare il carrozzone dell'Expo è un cortocircuito inevitabile, una sorta di cartina di tornasole di chi ha scoperto nell'autofocus della propria persona una ragione di sopravvivenza artificiale sul web. Non ho un giudizio stringente su Expo, trovo che in definitiva come parco tematico sul cibo e sul turismo sia imbattibile. Una amica di imprecazioni sul web mi suggerisce che sotto il profilo architetturale e tecnico è una fucina di spunti e di idee ineguagliabile e non ho difficoltà ad intuirlo. Non da meno l'aspetto tutt'altro che secondario di aver trovato una città rinata per tutti quegli eventi che sono passati sotto la voce " del fuori Expo". Qualcuno ad Agosto ha anche rimpianto di aver prenotato le vacanze lontano dalla "capitale lombarda" il che per quanto suoni paradossale ha un che di vero che si può respirare attraversando alcuni quartieri che ricordavo impolverati e senza vitalità alcuna. L'evento Expo è stato un volano eccezionale e quindi nell'ottica di una Milano vivace, ridesta culturalmente, palpitante di spinte diverse, il conto di una esposizione Universale che diventa gabbia espositiva di noi stessi prigionieri dell'idea di cibo è un prezzo verghiano tutto sommato accettabile per quanto amaro :)

PS
L'unico selfie che valeva veramente la pena di fare era quando ho visto la fila per il bagno ed io in uno stato prossimo all'incontinenza...ecco forse in quel caso più che sullo sfondo la vicinanza di un albero (della Vita) mi avrebbe rasserenato prima... :D

Passiamo però alla ricetta.
Niente di complesso, tutt'altro, è stato come scoprire l'acqua calda.
Ho appena fatto una crostata integrale con fondente e pere davvero speciale per resa e gusto ma preferisco invece postare subito questa perchè il riscontro ad una recente cena è stato ben oltre le aspettative.
Chiaro che nelle vostre menti si stia affacciando la scena di un branco di primati al mio tavolo e per certi versi non avreste torto se non fosse per il fatto che hanno passato l'esame anche di persone più scaltre in cucina e meno facilmente ingannevoli alla prova palato. Un dessert da osteria ma con un animo decisamente più snob e pretenzioso....che nella sua linearità merita un rifacimento, ed un altro ancora, ed uno ancora... Si parte dalla fiducia, quella basata su una stima consolidata nel tempo nei confronti di una amica che ho interpellato non appena mi è stato chiesto un brownie per dolce. Stefania ha una sezione dedicata ai dolci inglesi (ed una sottosezione ricca di brownies) nonchè spesso dei commensali che sono cresciuti a brownies (ed affini) e quindi chi meglio di lei per avere indicazioni, consigli.
Ora l'apologia dell'Araba Felice è inutile ed anche superflua, che si sappia che è una persona molto più bella di quello che si possa immaginare e non parlo di fattori estetici da web...ad evidenziare questi ultimi aspetti ci pensano già gli stalker che raccoglie in rete così come gli appassionati di rimedi da patologie intestinali e amici di plessi venosi chiappali. Quindi il piatto nasce da una sua indicazione e dalla mia recente passione che collega il salato al fondente nelle sue versioni più disparate.
Ecco al Mignon di brownies con salsa al caffè e croccante alle arachidi 
La bellezza di questo piattino rustico ed essenziale è la generazione di un loop che porta al suicidio alimentare. Si parte dal brownie al quale ho ridotto la quantità di zucchero per meglio evidenziare la nota fondente del Valrhona al 63%. La salsa al caffè dona umidità e sostiene ancor più la persistenza in bocca del cioccolato. Il croccante aumenta la salivazione ed una volta deglutito ricrea il desiderio del brownie alle noci. Insomma si parte con il piattino per far scena poi si porta dalla cucina il resto e si da libero sfogo al morto di fame che alberga in molti di noi.
La ricetta del croccante di arachidi l'ho presa sul web (giallozafferano....ebbene si non sono perfetto lo so)...e devo dire che è precisa malgrado le perplessità iniziali e malgrado la stessa Stefania ne avesse una...si....se lo state pensando....sono proprio la schifezza degli amici! :D A seguire il dettaglio... 

Mignon di brownies con salsa al caffè e croccante alle arachidi
 
Chocolate Brownies (da Nigella Express) per una teglia quadrata da 24cm di lato
225 gr. di cioccolato fondente Valrhona 63%;
225 gr. di burro;
2 cucchiaini di estratto di vaniglia;
190 gr. di zucchero semolato (io ho usato 140 gr. di zucchero);
3 uova Codice 0 grandi;
150 gr. di farina di mandorle + qualche mandorla amara;
100 gr. di noci di ottima qualità grossolanamente tritate;

Salsa al cioccolato
75 gr. di cioccolato fondente Valrhona 63%;
125 ml di panna fresca liquida;
2 cucchiaini di caffè solubile;
2 cucchiai di acqua; un cucchiaio di golden syrup, oppure miele, oppure sciroppo d'acero (nel mio caso miele);

Procedimento
Sciogliere su fuoco bassissimo cioccolato e burro. Togliere dal fuoco, unire lo zucchero e la vaniglia e far riposare cinque minuti. Unire quindi le 3 uova battendo tutto con le fruste elettrice, quindi unire con una spatola la farina di mandorle e le noci tritate. Versare nello stampo precedentemente rivestito di carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 170° gradi per circa 25-30 minuti. Il dolce dovrà essere solido, ma non troppo duro. Far raffreddare completamente prima di tagliare a quadrotti. Per la salsa, versare acqua e caffè in un pentolino. Far sciogliere quindi unire il cioccolato spezzettato e tutti gli altri ingredienti. Far sciogliere tutto a fuoco bassissimo quindi servire calda con i brownies.

NOTE dal blog Araba Felice
  • il dolce è ancora più buono il giorno dopo, quindi resistete a tagliarlo. Avrà anche una consistenza migliore;
  • buonissimo anche freddo di frigo;
  • si conserva perfettamente anche per una settimana, senza perdere morbidezza. - non stracuoceteli, il segreto di un buon brownie è la consistenza.
 
Croccante di arachidi salate 
360 gr. di acqua;
200 gr. zucchero di canna;
250 gr di arachidi tostati (anche quelle salate)

Procedimento
In un recipiente dal fondo spesso mettere acqua e zucchero. Portare a bollore e sfruttare il fatto che il caramello non è ancora pronto per inserire le arachidi tostate&salate. Procedere quindi con la cottura fino a quando la densità dello sciroppo di zucchero con le arachidi non è tale che spostandola con un cucchiaio di legno rioccupa lo spazio lasciato vuoto con un tempo decisamente maggiore di quando era allo stato liquido. Spegnere il fuoco e versarlo su una teglia ricoperta da carta forno. Livellare con una spatola e lasciar raffreddare completamente prima di ridurlo a pezzetti irregolari secondo occorrenza.