I nonsense fanno parte della mia vita sin dalla prima adolescenza.
L'incontro quello, un caso quanto più inverosimile possiate immaginarlo o meglio facilmente inquadrabile nell'ottica di un adolescente sprovveduto intellettualmente che era irrimediabilmente attratto dalla musica e dai testi di De Gregori, Dylan, Lou Reed, Rino Gaetano e non ultimi i PinkFloyd. E'chiaro che per quanto provassi a tradurre gli anglofoni e per quanto avessi sotto mano i testi dei cantautori italiani, i mezzi intellettuali erano (e sono, aggiungerei con convinzione) limitati all'età e quindi molti orizzonti non solo mi erano sconosciuti ma nemmeno ne riuscivo ad intravederne le possibili linee di luce.
Ecco che i nonsense hanno avuto inizialmente quasi e solo un significato puramente estetico, metafore incoerenti che sentivo affini, aerei rimandi verbali a sfumature dell'anima che vuoi per ignoranza storica, politica, economica o anche solo artistica, non riuscivo a cogliere, facendoli pur tuttavia miei in qualche strano modo.
Con il tempo, qualcosa è venuto a galla dalla nebbia, permettendomi anche di distinguere tra nonsense dovuti alle mie lacune e quelli volutamente poetici a delimitare le periferie delle contraddizioni umane in tutta la propria colorata e magnifica illogicità. Ancor oggi nel tempo libero adoro cogliere, limitatamente alla mia esperienza, piccoli nonsense intensi, quale che siano la loro provenienza o natura.
E'inevitabile che questo inappropriato tentivo di elevarmi cozza con la mediocrità giornaliera che ci circonda e che, purtroppo, volenti o nolenti subiamo anche. Mi spiego meglio sperando di farvi intuire in quali piccoli disagi quotidiani possa incappare se non vogliamo parlar di vero e proprio scheggiamento coatto di zebedei. Questa estate, anche la mia radio preferita, Radio2, non si è risparmiata dal mandare in onda praticamente sempre, anche durante programmi ricchi di intelligenza e humor, la canzone di Malika Ayane "Tre cose". Non voglio entrare nel merito del motivetto, quasi irritante nel suo alienante riproporsi, asfissiante come un carillon molestamente incantato su un solo passaggio, ficcante come se fosse stato partorito da un compositore psicopatico prima di uccidersi con i lassativi, perchè più e più volte mi sono concentrato sul testo, una serie di banali nonsense inanellati con certosina pazienza che mi hanno fatto spostare il limite dell'indecenza un pò oltre il perimetro già lontanamente fissato dal buon Gigi D'Alessio.
Passaggi come: "e la terza scriverò sui vetri sporchissimi di un auto blu.. blu come i tuoi occhi a cui raramente sfuggirò e anche se fosse tu non chiuderli mai..."
Per chiunque sia scritta la canzone, dal suo nuovo fidanzato alla figlia, consiglio vivamente a chi rientra nella cerchia affettiva della simpatica Malika per scongiurare premature dipartite di grattarsi a sangue qualsiasi cosa abbia all'interno delle mutande. "e poi invitami a bere un bicchiere di sole spiegami senza nemmeno parlare che gusto ha.."
Eccolo il nonsense languido ed avvilente, un tragico tentativo di poesia reso senza stonatura formale alcuna da chi fino a qualche giorno fa (nel quale è stato finalmente lanciato il nuovo singolo) in qualsiasi media possibile e immaginabile ha percosso note, testi e zebedei con la stessa efficacia.
Pur cambiando campo d'azione non solo i nonsense non mancano, piuttosto abbondano creando mondi surreali, struggenti per forza narrativa, dove il Dio "Confetto Falqui" brilla come un sole, e mai come in questo caso basta la cronaca e non la parola per cagar....
Vado per flash qualcuno commentato, qualcun altro no, quel tanto per farvi intuire senza troppo approfondire che l'intestino rischiarato da tali nonsense potrebbe anche non reggere:
- Scamarcio approfitta di un incontro con Bersani per parlargli di teorie monetariste macroecomiche;
- Scillipoti all’oratorio San Pietro di Roma, tiene corsi di formazione politica giovanile;
- La Grecia, culla e madre di una cultura che è stata ed è tutt'ora medicina dell'anima dell'uomo moderno (in senso lato), si ritrova con parte della popolazione a chiedere farmaci e assistenza alle organizzazione non governative di stanza nel paese create inizialmente solo per dare supporto agli immigrati. L'intransigenza tedesca non crea solo povertà, ferisce la dignità di chi ha dato dignità etica in tempi non sospetti ad un ottuso e chiuso uomo mitteleuropeo;
- "Nuovi acquisti presso la statunitense Lockheed Martin di aerei caccia da combattimento" e poi mancano i soldi per "battersi" negli ospedali con le continue carenze di personale e medicine;
- Dulcis in fundo e non parlo del caso della settimana delle sfogliatelle "comprate", pubblicate e poi rimpiazzate con tanto di scuse ma di quello meno avvincente di un certo signor Sallusti, protagonista di un nonsense che tra poco sarà più chiaro. Non voglio infatti entrare nel merito della questione di un direttore di giornale che diffama e che viene punito per legge, non voglio accennare alla pantomima da martire dell'informazione inscenata a buono o cattivo gusto dello spettatore medio di cronaca, nemmeno voglio sottilizzare sul fatto che paradossalmente lo stesso direttore cavalcava le idee totalitarie del suo erotomane editore, nonchè ex-premier, che anelando alla mancanza di contraddittorio voleva mettere in galera tutti i giornalisti che con lui facevano un normale lavoro di inchiesta o di critica, nemmeno sto qui facilmente a salire sul carro dei vincitori perchè a ben vedere nella faccenda vedo solo vinti e nemmeno voglio cedere alla battuta facile di un uomo che in quanto stipendiato da Berlusconi e in quanto compagno della Santanchè non sappia nemmeno cosa sia la libertà o i suoi sinonimi...volevo solo riflettere appunto su un nonsense più sfuggente. Il carcere o la pena detentiva, oltrechè essere un atto punitivo dovrebbe in qualche misura contribuire a recuperare socialmente e moralmente il colpevole privandolo della propria libertà d'azione in modo da costringere il reo a precorrere una strada di riabilitazione. Può, nel caso di Sallusti, l'arresto domiciliare avere questo potere espiativo visto che come si legge parliamo di una modesta dimora di 920 metri quadri su quattro piani con annessa piscina coperta rivestita in madreperla, letto king-size,... Ripeto non voglio assolutamente esprimere valutazioni ma in generale non sarebbe meglio in alcuni casi...multarli e mandarli a pulire i cessi dei centri di accoglienza immigrati...(straparlo ovviamente :) )
Passiamo quindi alla ricetta
Non è una coincidenza se ho deciso di pubblicare questo semifreddo preparato il fine settimana scorso quando, contrariamente alle apparenze l'unico nesso, in quel momento, che avevo con i Calycanthi era l'ispirazione per questo dessert alle pere. La loro ricetta il punto di partenza, in mezzo un pò di fantasia e quanto ho imparato dal Nanni in termini di farcie con frutta a completare una piacevole nonchè reale botta-di-chiulo ai fornelli :P ehehehhe
Prima di arrivare a spiegare come ho modificato la preparazione e la decorazione, volevo solo fare un cenno esplicitamente pubblicitario ad un gran bel libro "La cucina di Roma e del Lazio". Chi mi conosce non solo sa che non faccio pubblicità sul mio blog ma anche che non compro in genere libri di cucina, se non pochissimi, magari li regalo invece, e quelli che ho a mia volta li prendo solo se hanno una storia alle spalle. Di solito infatti rifuggo da progetti grafici eccellenti o da opere didascaliche fredde, compendi di ingredienti e di eleganza ma non di tecnica in genere. Venerdì scorso sono stato però alla presentazione del libro suddetto e senza che entri nei particolari che mi hanno indotto all'acquisto sono stato più che incuriosito di sfogliare non, un libro di preparazioni cosiddette "tipiche", quanto di percorrere un piccolo e gradevole sentiero poco prima percorso dagli stessi autori.
Ecco che in pochi giorni (durante il weekend) non ho attraversato un indice di ricette con gli occhi, piuttosto sono stato accompagnato in una ricerca risoluta ed appassionata di una cucina tipica, che non solo ha riservato sorprese ma anche che ha segnato qualche 'sconfitta' come nel caso della caccia alla "provatura" (un formaggio comunemente definito nei ricettari della regione Lazio oggi introvabile per via dell'evoluzione delle tecniche produttive). Ecco perchè mi sono appassionato a questo libro, perchè non disegna un percorso gastronomico lineare, piuttosto come dicevo prima, ci accompagna su un sentiero, quello della cucina di Roma e del Lazio che non è privo di piccole buche così come di scorci incantevoli.
E' un ricettario ma anche una storia e come tale non poteva che conquistarmi. Adesso fare i complimenti a Maria Teresa di Marco, a Marie Cécile Ferrè e a Maurizio Maurizi suona stonato e quindi lascio ad altri questo passaggio, certo di avervi condiviso un progetto gastronomico niente affatto scontato.
Torniamo quindi alla ricetta...
Semifreddo pere e rum Ingredienti:
700 gr. di pere mature mondate e tagliate in pezzi molto piccoli (la William rossa, detta anche Max Red Bartlett, è quella che ho usato e penso che sia l'ideale. Considerate che sono completamente rosse...e non pezzate);
150 gr. di zucchero;
300 gr di panna fresca montata;
60 gr. di ottimo rum;
1 filino di olio evo;
1 limone;
Preparazione
Sbucciare le pere e tagliarle a cubettini che andranno cotti a fuoco moderato in una padella antiaderente unta con un filo d'olio EVO insieme al succo del limone, a 20 gr. di rum (presi dai 60 gr. totali) ed a 100 gr. zucchero (presi dai 150 gr. totali). Dopo qualche minuto le pere avranno prodotto il loro liquido continuare quindi a cuocere fino a quanto il liquido non si sarà parzialmente ritirato. Togliere a questo punto dal fuoco e frullare il composto con un mixer con i restanti 50 gr. di zucchero e con 20 gr. di rum (presi sempre dai 60 gr. totali). Aspettare quindi che il tutto si raffreddi a temperatura ambiente e solo quando questo avviene montare i 300 gr. di panna con i 20 gr. di rum rimasti in un recipiente che sia stato tenuto circa un'ora in freezer. Procedere quindi molto dolcemente alla fase che prevede l'aggiunta della panna al composto di pere incorporando la prima al secondo cercando di procedere con una spatola con movimenti delicati dal basso verso l'alto. Versare quindi il composto amalgamato nei stampini che meglio preferite (nel mio caso di silicone) e riporre in freezer.
Per la decorazione invece per creare un distacco con il semifreddo alle pere (per quanto non sia molto dolce) e che andasse a nozze con il retrogusto di rum, ho frullato 3 pere essicate con un paio di cucchiaini di ottimo cacao amaro fino ad ottenere appunto una pezzatura sfilacciata. Decorare come ho fatto io alla men peggio :P ehehhehehe
La nota amara del cacao con la pera essiccata frammentata e la delicatezza del semifreddo alle pere per nulla stucchevole sul piano del gusto dolce ha sancito almeno per me una bellissima botta di chiulo nel mio diario di appassionato di dolci.
Se siete arrivati a leggere fin qui...grazie dell'insana follia che vi spinge a dedicarmi più tempo del consentito :)))