venerdì 19 marzo 2010

Cake cacao e tè al caramello (Senza Burro - Senza Olio)














Era da circa dieci gorni che mi trascinavo una sintomatologia fastidiosa all'orecchio sinistro. Niente di doloroso, solo una sensazione di "bollicine", di chiusura, una sorta di piccola freddezza che prende anche parte della mascella ma senza compromettere udito e varie. Avete presente quella classica seccatura che valutata sul breve periodo è del tutto ininfluente...ma che dopo un pò di giorni invece vi scava dentro piano piano facendo crollare prima a tratti, e poi con continuità tutta la pazienza sin li accumulata.
Chiamato quindi il medico di famiglia che altri non è che l'amico da una vita, nutellomane ed incline con me alla decisione un giorno di farla definitivamente 'finita' in qualche pasticceria, non potendomi visitare da vicino mi dava delle indicazioni di massima.
Per cui ispirato dal buon senso interventista che mi pervade in questi casi ho affrontato la patologia in modo euristico con approccio soft, quasi con delicatezza direi...sparandomi per i primi 4 giorni il più potente anti-infiammatorio che c'è in giro (quello acquistabile solo su ricetta medica). Visto gli scarsi risultati sono passato, sempre su ipotesi a distanza dell'amico cioccolattaro agli antibiotici. Sparati mattina e sera per altri 4 giorni. Nulla.
Forse nulla non dovrei dirlo però. Infatti questa volta avendo sopravvalutato il mio fisico atletico da competizione agonistica, di quelli forgiati per scalare le montagne a mani nude in costume da bagno in modo da avere la possibilità di abbronzarsi nel durante, avevo tralasciato un piccolo dettaglio nel lucido passaggio anamnesi-diagnosi-cura e cioè che mi occorreva una copertura per lo stomaco visto la potenza distruttiva delle medicine che mi apprestavo a prendere.
Le mie budella infatti come uno dei migliori re d'Italia avuti, hanno pensato in modo lungimirante di abbandonare qualsiasi politica di resistenza o contenimento del nemico e dopo circa 8 giorni si sono date ad una indegna ma certamente più appagante fuga. L'armistizio al telefono con l'amico medico ha segnato la sconfitta di entrambi, dovevamo rimandare forzatamente il 'suicidio' da zuccheri in una pasticceria, rimediando invece io con riso in bianco e mele nell'immediato. L'orecchio ovviamente non era migliorato in compenso avevo cominciato a mettere il cappuccio nero del giubbino a mo' di frate a protezione dell'orecchio malconcio circolando per strada in modo inquietante, tipo piccolo gangster da periferia americana.
Visto in modo sospetto da chi incrociavo nel quartiere e spinto dalla necessità ho chiamato la mia vicina in cerca di un otorino in grado di individuare quanto meno il modo per uscirne fuori. Il caso voleva che lei stessa aveva un appuntamento il giorno dopo con un luminare della scienza uditiva per via della suocera. Chiamo quindi allo studio dello scienziato e solo su mia insistenza e su base raccomandazione della vicina strappo l'appuntamento nella stessa giornata. Arrivato al suo studio, nella piazza principale della città, scopro che appartiene ad un ordine cavalleresco pontificio con nomina del Papa, che è un plurititolato e che il quadro più brutto che ha nella sala d'aspetto potrei prenderlo e poi venderlo acquistandoci un appartamento seduta stante.
Aspetto il mio turno, guardato con affetto dalla signora settantenne che le fa da segretaria. Il motivo non lo so, immagino che provi tenerezza per un acclarato comune mortale capitato per sbaglio nel salotto buono della sanità cittadina o forse dissimula empatia pensando che davvero potrei prendere quel quadro che oramai guardo in modo sospetto, avendo invece già digitato senza l'invio i numeri 1,1 e 3 sul telefonino dietro la borsa.
Poi finalmente entro. Il tipo, sulla sessantina, grosso di corporatura, mediamente alto, mani grandi con orologio che disegna linee paffute sulla ciccia del polso, fare molto gentile e professionale, con grande tatto prima mi fa una intervista che altro non è che la richiesta della dichiarazione dei redditi estorta con fine indagine persuasiva (solo apparentemente non invadente) poi mi visita con imbuti vari prima le orecchie, a seguire il naso, si fa un giro in gola e verso la fine mi stringe forte le mani al collo.
Sembra voglia strozzarmi in realtà deve sentire delle ghiandole, dice. "Vabbè", già contento che con gli imbuti non sia andato altrove. Mi guarda, gli dico delle precedenti terapie...poi mi prescive un anti-infiammatorio leggerissimo, quasi un brodino, degli spruzzi per il naso con un farmaco da banco che ha un concentrato di princio attivo che è inferiore a quello della frutta nei succhi commerciali da discount e delle gocce per le orecchie che il farmacista mi dirà poi essere un prodotto abbastanza generico e non specifico per alcuna patologia, praticamente acqua demineralizzata.
Faccio un atto di fede, lo ringrazio dopo che mi ha detto che vuole vedermi tra 15 giorni per valutare un eventuale cura ulteriore a base di antibiotici, esco fuori e li con lo stesso fare affettuoso di prima la segretaria, più piccola della Montalcini per capirsi in merito alla sua fisicità, arriccia le rughe, mette il passamontagna e mi dice ...enta!!!
Dissimulo freddezza visto che me la sono cercata io...pago, saluto con sorriso paresi tipo screensaver esco e svengo sulle scale di quell'edificio che trasuda storia da ogni scalino.
Adesso sono qui a fare la cura con tante, ma tante tante, domande senza risposta. Vi riporto solo le principali:
1) Indipendentemente dal fatto che la cura faccia effetto (nell'istante in cui vi scrivo POCO o NULLA) e me lo auguro ovviamente...ma secondo voi la prox volta, Dott.Gibaud e Madameoiselle "RitaLeviVallanzasca" mi chiederanno ancora la parcella?!
2) La mia vicina è miliardaria e non lo so?!
3) Non è meglio che vada a farla finita in pasticceria?!
PS
Solo per la cronaca, nello stesso pomeriggio il mio amico medico che chiamavo per allinearlo...rideva di me sgranocchiando un kinder cereali! :P

La ricetta che vi propongo adesso invece è una di quelle che senza l'incontro fatto nemmeno esisterebbe.
Vi spiego subito. Qualche Sabato fa ho avuto, insieme alla mia ragazza, il piacere di conoscere Virò ed Acquaviva da vicino. Indipendentemente dal constatare di persona quanto fosse reale quella sensazione di familiarità che si era instaurata virtualmente sul web, mi hanno anche fatto gentile omaggio di un ottimo tè al caramello. Io ovviamente, uno zulù integrale, nemmeno avevo pensato ad una cosa carina per cui ho messo su il miglior sorriso 'deficiente' che avevo in tasca ed ho ringraziato pensando a quanto sia ancora allo stato brado per certe cose. Beh il fatto che a casa non abbiano mai preso un cane, adducendo come comprensibile scusa il fatto che l'"animale domestico" già c'è (guardando me), rende l'idea, no?! :P
Tornando comunque al tè...io difficilmente lo bevo, poi troppo particolare per sprecarlo in tazza...un thè al caramello...ci penso su per un paio di giorni poi ho trovato la soluzione SPETTACOLARE qui.
Un bel blog davvero quello di Tania ricco di spunti.
Ahhh dimenticavo...io ho trovato la ricetta ma è la mia ragazza che lo ha preparato...ecco perchè è venuto ottimo.
Un ultima cosa e vi lascio...il cake non solo è profumatissimo, con la mia lei era tutto un dire..."ma lo senti il profumo del tè!?...nooo...bellissimo...io non pensavo venisse così....", ha inoltre un sapore delicato e persistente di cacao e tè appunto con un retrogusto di caramello che arrotonda con dolcezza il sapore delle noci e delle mandorle.
Piccola nota aggiuntiva...non ha ne burro ne olio.
Basta questo per renderlo la preparazione dell'anno in casa Gambetto!! :P

Vi riporto a seguire la ricetta originale con le variazioni apportate.

Cake cacao e tè al caramello

Ingredienti (per uno stampo lungo 24cm):
200g. di farina 00;
50g. di cacao amaro;
180g. di zucchero;
1 uovo codice 0;
200ml di tè al caramello;
150g. di frutta secca tritata (io 200 g. di noci e mandorle)
1 bustina di lievito in polvere;

Procedimento
In primis ho preparato un tè molto forte (200ml in tutto). L'idea è quella di farne uno doppio riducendo con la bollitura aggiuntiva la quantità di acqua in eccedenza. A questo punto una volta lasciato raffreddare, si mescola la farina setacciata con il cacao, lo zucchero, il lievito e l'uovo in precedenza sbattuto con un pizzichino di sale.
Si aggiunge quindi il tè e si mescola bene incorporando solo alla fine la frutta secca tritata.
Si trasferisce il composto in uno stampo imburrato ed infarinato e si cuoce sul ripiano medio del forno (statico nel mio caso) a 180° per 50'/60' facendo la prova stecchino per ulteriore conferma.