martedì 13 novembre 2012

Ciambellone fondente agli agrumi


Roma, Eataly.
Mai l'apertura di un punto di aggregazione simile poteva venire tanto incontro ai desideri delle masse di gastro-appassionati. Il sacro virus dei fornelli è una sorta di pandemia più preoccupante dell'aviaria, perchè se la seconda proviene dai polli inducendoci al letto ed al massimo nel bagno per qualche giorno (catastrofisti americani e opinionisti-della-d'Urso a parte...), lasciandoci nel post-riposo più leggeri nel fisico ed anche nei pensieri, la prima invece crea gravi disturbi maniacali-depressivi che nell'apparente evidenza di un delirio di onnipotenza gustativa uniforma in modo sconcertante atteggiamenti, linguaggio e persino gestualità. Torniamo per un attimo ad Eataly però.
Il misantropismo innato nel mio carattere, mi aveva tenuto lontano da questo piccola-grande realtà del cibo, anche a torto a dire il vero, e quindi fin quando non si è presentata una occasione-esigenza che mi ha portato fisicamente lì per la prima volta, avevo sempre trovato una scusa o un alibi per rimandarne la visita. Nella fattispecie però sono stato più che fortunato, perchè il mio primo approccio in quel di Roma è stato attraverso una frizzante professionista che lì lavora, con la quale abbiamo scelto come teatro temporale dell'incontro un Lunedì pomeriggio e cioè il momento nel quale anche il più sfegatato e becero fan della Parodi cerca la via di casa per smaltire tutte le caxxte gastro-pop-chic che ha cucinato o ingurgi...ehm degustato nel week-end. E'evidente che la scarsa presenza di avventori ed una mentore più che carina nel guidarmi tra le varie aree a tema hanno avuto il loro peso nel primo impatto.
Di certo l'ambientazione è suggestiva così come la scelta di avere sempre luce naturale disponibile ove possibile, il che permette di non perdere riferimenti temporali certi come invece avviene purtroppo nella maggior parte dei centri commerciali al chiuso. Ampi spazi quindi, scelta di zone aperte con scaffali a vista, percorsi a tema appunto ma non necessariamente obbligati come il "sentiero" dell'Ikea, una moderna rivisitazione delle transumanza volontaria del pecorame su tappe fisse. Ci credo poi che le persone all'uscita dell'Ikea stessa non ritrovano l'auto, il lento incedere sul quell'itinerario disegnato in terra, quel pacato ritmo dato dall'altrettanto trascinarsi di piccoli flussi umani affluenti, lobotomizza, pian piano assuefa, rende dolce i dolori ed anestetizza anche la Domenica più grigia, conduce al ristorante-mensa...poi ancora agli stand e se proprio non si è acquistato nulla, sfocia a tardo pomeriggio nel porto della gastronomia svedese, dove è un attimo spendere 100euro in salmone e in cagatine allo zenzero per ritrovarsi fuori sulla porta d'uscita senza nemmeno riuscire a ricordare il proprio nome ed il perchè si è in quel luogo.
Torniamo però ad Eataly, per la quale accennavo appunto ad una ottima coreografia a dimensione d'uomo con una altrettanto vasta scelta di prodotti, dal commerciale a qualche piccola chicca più ricercata e di certo più difficile reperibilità. Accennare al fatto che da vero morto di fame partenopeo, ed ho una testimone per questo, ho subito acquistato una mozzarella da 1 Kg impegnandomi a donare un organo a scelta per quanto costava era scontato, no?! E che la stessa mozzarella è stata usata come imbottitura per una parmigiana di melenzane perchè davvero non era assolutamente niente di eccezionale da sola lo pensavate?...eppure è proprio così. Per carità, non sento alcun desiderio di cadere nella sterile polemica che gioca sul fatto "...che sono napoletano, ho altri standard e così via...", perchè a questo punto dovrei dirvi che "...suono il mandolino, il putipù e sono un latitante cammorista..." :) Piuttosto se pago tanto, le aspettative sono altrettanto alte e se non sono rispettate allora il produttore, il distributore diretto o chi per esso, perde un cliente, uno, io, niente di che sia chiaro. Tralasciando quindi la piccola delusione gastronomica, aggirarsi negli stand è davvero una esperienza unica, soprattutto quando sul tardi comincia ad aumentare l'affluenza di avventori.
E' tutto un collage di personaggi-espertoni che declamano competenze ad alta voce, donne 'gommate' dai rossetti improbabili ai limiti dell'anoressia che con mani ossute ed ingioiellate spulciano etichette tra scaffali con aria sostenuta nascondendo malamente parecchi gradi di presbiopia, finti Che-Guevara con capelli rasta che fanno la spesa con i carrellini colmi trascinandosi in jeans consunti dalla griffe e non dal tempo, altrettanti improvvisati (ed un pò ingenui) chef-casalinghe\i che nel reparto libreria snobbano la Clerici o la Parodi per declamare nomi più altisonanti, indicando a chi gli è accanto che certe pubblicazioni sono 'robetta' (ed effettivamente, a parte tutto, come dargli torto), partner di appassionati di cucina che si aggirano per il reparto utilenseria con la stessa aria spaurita che potrebbe avere Roberto Bolle ad un raduno di portuali omofobi, degustatori di caffè che richiedono monoarabiche con la stessa nonchalance di chi per tutta la vita si è tostato e macinato il caffè a casa quando gli unici chicchi di 'caffè' che hanno veduto sono solo quelli di cioccolata sulle torte, c'è anche chi ha provato a sentire il profumo della farina dall'esterno della confezione sigillata o che ragionava sulla stagionatura del parmigiano guardando le venature dello spicchio con la stessa aria rapita di chi è in grado di guardare il futuro in una palla.
Non sono in molti però ad accorgersi che la pellicola usata per gli alimenti grassi, formaggi inclusi ha pvc (la grande distribuzione della COOP è più avanti di Eataly in questo...), che il prezzo di anche ciò che è reperibile in mercati attigui è innaturalmente più alto senza apparente giustificazione qualitativa, che la selezione dei vini esposti (fatta eccezione per le eccellenze acclarate ed imprescindibili per questo) segue una linea commerciale che indirizza marcatamente in certe direzioni aziendali(e qui mi fermo...), che gli yogurt 'di nicchia' ad alta qualità altro non sono che latte intero addizionato di fermenti lattici e con l'1%(!!) del prodotto caratterizzante il gusto (la Yomo è un prodotto d'elite al confronto visto che usa il triplo dei medesimi ingredienti ed il primo che mi accenna alla parola bio lo mando a...)...
Tutto sommato però, insieme ad una seconda volta con la quale sono tornato con MissD mi sono sempre divertito, perchè Eataly è specchio della società, specchio di "tronisti del food" che lì trovano una ribalta degna delle loro eccentricità estetiche e se visto come parco giochi a tema è un luogo di aggregazione niente male dal quale cogliere il meglio, considerato che l'idea di partenza è comunque ottima nelle intenzioni e che per alcuni reparti i professionisti non mancano, basta fregarsene o magari solamente sorridere quando capita di incrociare 'rustici connazionali' presi ad imbustare delle melenzane e delle carote (da mercato rionale, fin troppo nella media come prodotti) con la grazia e l'accortenza con la quale maneggerebbero piuttosto un vetro soffiato di Murano. Piuttosto apriamo una associazione "Amici degli smemorati dell'Ikea", che dite?!

PS
Questo post è stato in più punti censurato per evitare di vivere sotto scorta, e quindi l'argomento pasticceria, gelateria, angolo del(biiiiippp)...sono stati cancellati dal mio avvocato di fiducia...

Passiamo quindi alla ricetta del giorno.
Un ciambellone, sì, cucinato da MissD.
Quante volte? Tranne quando siamo stati al Salone del Gusto, tutti i fine settimana anche in versione doppia dose ed in molte varianti sul gusto.
Chi lo ha assaggiato? Tutti e non scherzo. I parenti di entrambe le famiglie con i nipoti in testa per le richieste di produzioni aggiuntive, nonni inclusi, gli amici, i vicini di casa, chiunque si sia trovato anche solo per sbaglio con noi da Giugno fino a Sabato scorso. E'stato dono aggiuntivo di piccoli 'regali mangerecci', arma segreta di molti pomeriggi estivi, alternativa pressochè fissa di tutte le colazioni e mai e dico mai una volta che ne abbia avuto uno per me, intendendo tutto-tutto per me. Sempre diviso, porzionato anche quando appunto veniva sformato in versione duplice dose. MissD. ovviamente non ha bisogno da tempo delle dosi, procede a memoria ed anche con modi un filo alienati dai continui rifacimenti del week-end, salvo poi riprendersi con il profumo che lo stesso ciambellone rilascia in cucina senza poi considerare la soddisfazione di non vederlo mai arrivare ad un Lunedì.
La storia inizia come nelle più semplici delle casualità. Sul blog di Ciboulette, UnFiloDiErbaCipollina nel prendere spunto per una torta soffice con polpa d'arancia, segno anche la ricetta del "ciambellone più soffice del mondo", la cui provenienza è dal blog DiarioDiUnaPassione.
MissD. non se lo fa dire due volte, e intercettando il fogliettino lasciato in uno svuota tasche me lo fa ritrovare un Venerdì sera a cena. E' l'inizio del non ritorno. Nemmeno un bar ne produrrebbe in eguali quantità. La ragione, semplice, non tradisce il suo nome. Va da sè che odio i superlativi per cui lo ribatezzo, senza merito o alcuna investitura in particolare di un nuovo nome, secondo me, leggermente più confacente alla resa: Ciambellone fondente. Il Ciambellone fondente, è un punto di svolta nell'arte casalinga dei dolci "secchi" da colazione. Raggiunge il suo top nelle declinazioni agli agrumi con zeste degli stessi e con marmellate, appunto agli agrumi di ottima qualità e cioè con un rapporto zucchero\frutta completamente a discapito del primo. Deliziosamente evanescente nella suo fondere in bocca nella versione albicocca, pera o pesca.
Intrigante all'arancio per essere semplicemente irresistibile con i mandarini. Mela&cannella, un piccolo must al quale non rinunciare quando ci si vuole coccolare magari nel dopo cena. Limone il mio preferito, fresco, leggermente pungente, praticamente perfetto. Forse non ho mai parlato così tanto bene di un dolce se non della pastiera di mia madre, vuoi vedere che mi sto completamente rincogl....(biiiiiiippppp!!)....??
A voi la risposta. Rifarlo è un attimo, provarlo idem, rispondermi a tono sarà semplicissimo ed io non vedo l'ora... :)

Ciambellone fondente agli agrumi 

Ingredienti:
250 gr. di zucchero;
250 gr. di farina "00";
3 uova intere, codice 0;
130 gr. di olio di semi di ottima qualità;
130 gr. di acqua;
250 gr. di marmellata agli agrumi di ottima qualità con un alto contenuto di frutta;
una bustina di lievito per dolci non vanigliato;

Preparazione
Montare le uova con le fruste insieme allo zucchero fino a quando non diventano spumose. Solo quando le uova sono ben montate, senza mai fermarsi con le fruste, aggiungere a filo e gradatamente, rispettivamente prima l'olio, poi l'acqua, la marmellata e solo alla fine la farina ed infine il lievito opportunamente setacciato. Imburrare e infarinare quindi uno stampo per il ciambellone, come quello per il budino, versarvi i 3/4 del composto. Nel rimanente composto mettere due cucchiai di cacao amaro, mescolare bene e far cadere nello stampo sul composto bianco per un eventuale effetto marmorizzato. Cuocere in forno caldo a 180 ° per circa 40-50 minuti, sul ripiano medio del forno. La prova stuzzicadente ovviamente vi servirà per capire, ognuno con il proprio forno, quanto tempo è necessario per una cottura ottimale.

Nota
Il composto da versare nello stampo risulta piuttosto liquido e quindi non aggiungere mai ulteriore farina. L'uso di zeste di agrumi o di altri caratterizzanti è da consigliare solo nel caso di marmellate di scarsa incidenza gustativa...



martedì 6 novembre 2012

Gente del Fud al Salone del Gusto



Salone del Gusto.
Garofalo. Gente del Fud. Giorgio, Piero, Laura, Valentina ed Emidio.
Poi mail, organizzazione, commenti.
Un piccolo tunnel sotterraneo scavato poco a poco, parallelamente al quotidiano, scaramanticamente e affettuosamente rilegato in un angolo personale, un puzzle labirintico di Escher con tasselli che si inseguono l'un con l'altro, simili nei colori ma diversi nella sfumatura, quel tanto da suscitare emozioni sempre differenti pur convergendo tutti verso un focus che non si lascia mettere a fuoco volutamente.
Sono partito con MissD, senza aspettative, senza macchina fotografica, con il mio 'diario nudo' da aggiornare, con un paio di bermuda, uno di jeans, un indirizzo per inseguire una mostra di Degas mai vista, una maglietta-pensata con la foto di un finto-prete che ho conosciuto tempo addietro e con il desiderio di cercar di capire quale è la mia posizione all'interno di un gruppo di persone che usa o si lascia usare dalla cucina per assecondare vanità e piccoli sogni, la maggior parte dei quali apparentemente inconfessabili, il più delle volte invece, celati malamente sotto forme ed etichette volatili e solo raramente eleganti.
Ho aspettato che tutto si sedimentasse un pò. Ho fatto scorrere dell'altra vita sopra fino a quando sulla distanza e nemmeno tanto inconsciamente piccole immagini sono tornate ad affiorare naturalmente. Immagini tutte con un nome e cognome tra l'altro. Dal macroscopico al puntuale per non perdere mai di vista il dettaglio, quello che fa la differenza.
Il Salone del Gusto, la madre di tutte le feste di paese, una sagra, anzi "la sagra", la migliore alla quale si possa partecipare. Uno spaccato sociale dal quale si esce inebetiti, la si può tenere a distanza, si possono tentare approcci distaccati, c'è persino chi prova a parlarne 'male', ma alla fine è un ballo che quando proposto è irrinunciabile, che si conoscano o meno i passi della melodia. C'è sempre qualcuno che ha visto o assaggiato qualcosa in più di te, c'è sempre qualcosa che si vuole raccontare che si pensa che gli altri non abbiano scovato. Poi il resto lo fanno...
  • ...le persone pazienti in fila sotto la pioggia con trolley vuoti da riempire; 
  • ...le scolaresche, con carichi di vita che del salone ricorderanno le sigarette fumate di nascosto ai professori e i bicchieri di vino buttati giù di sottecchi tra un rutto di un compagno e le risate complici delle ragazze accanto; 
  • ...le immagini non censurate di cartoni animati per bambini passate su alcuni schermi e rubacchiate quà e là da qualche piccolo furbetto (il figlio di 'Escher' per la precisione...), troppo sveglio per lasciarsi sfuggire l'occasione quanto (fortunatamente) anche troppo piccolo per rilevarne la malizia ; 
  • ...agili e sgambate silfidi malinconicamente impegnate a trovare il giusto sorriso plastico per sdoganarsi da quell'evidente incoerenza di rendersi affini (in qualche modo) al concetto di semplicità e genuinità propria della cultura del cibo, buono, pulito e giusto
  • ...la numerosa presenza di disabili e di persone con handicap, un piccolo grande gesto di civiltà che fa sempre retorica o buonismo a sottolinearlo...ma che proprio 'nun-gliela-fò' a non dirlo;
  • ...i morti di fame che avrebbero 'scavalcato' dolci e fragili nonnine pur di non perdere le degustazioni gratuite, le cui mani sarebbero riuscite a farsi strada su vassoi presidiati militarmente. X-men avidi di cibo a sbafo, occhi buoni che improvvisamente venivano attraversati da una luce perversa, una sorta di trans-delirio gastronomico che portava persino i più goffi ad allungare le mani verso le alzatine con gli assaggini, rischiando magari in quegli stand con produttori coltello-muniti, la perdita di qualche falange!
  • ...le espressioni assecondatrici e finto rapite di chi momentaneamente ha anche cambiato religione, rinnegando il cattolicesimo in funzione di un panteismo naturalista ecozoico pur di accedere alla prova di assaggio di alcune mele bio-eco-integro-eque-social-rigeneranti-per-la-pelle-lassative-sbiancanti-autopulenti...
  • ...gli esponenti di Terra Madre, con i loro suggestivi stand colorati, profumati, il più delle volte desiderosi di un confronto con l'altro-mondo (che eravamo noi), laddove la necessità di un marketing innegabilmente si perdeva nelle quinte di piccoli palchi adibiti a festa, sagra appunto della condivisione del proprio spicchio di mondo, testimoni più unici che rari della diversità culturale umana, un endorsement laico veicolato attraverso un tavolo gastronomico niente affatto virtuale, forse il più bel rumore di sottofondo 'del mondo' che abbia mai ascoltato. 
  • ...gli addetti ai lavori, gli espositori, i professionisti (chef, sommeliers, critici, giornalisti), i blogger, tutti con il proprio carico di personalità, a volte invadente altre meno. Non mi addentro per altre categorie nello specifico per non dover ricorrere a mio cognato avvocato, ma per i blogger, amici-colleghi di "categoria", qualcosina si può aggiungere soprattutto sotto il profilo umano. La 'vanità', il peggior difetto, la convinzione di essere qualcuno per il solo fatto di avere un pass o un microfono, mezzi con i quali far pesare un ruolo inesistente anche all'interno di un microcosmo quale poteva essere un evento 'cuciniero'. Ben altro potrebbe aggiungere chi ha lavorato per noi, dagli chef professionisti, alle signore addette alle stoviglie, dai ragazzi che supportavano gli eventi in esterna, allo staff organizzativo, che ha sudato anche l'anima per far convergere il tutto verso una direzione costruttiva piuttosto che autoreferenziale.
Personalmente, e sottolineo personalmente, faccio miei alcuni momenti, nei quali qualcuno di voi forse si riconoscerà...
  • Le lacrime sincere e irrefrenabili di una siciliana che ha la mia personale stima per aver trasformato un ammanco in cucina, in una vitale e sorridente opportuntità, una piccola lezione che ho fatto mia come un abbraccio da ricordare;
  • Una barese ed una abruzzese che mi hanno accolto con spontaneità, dividendo e condividendo un approccio alla quotidianetà fatto di semplicità, di leggerezza, di affetto e di sorrisi allegri;
  • Un napoletano stabiese incrociato su un ponte di Torino e salutato con affetto come si fa tra terroni che non si vedono da tanto ed hanno la fortuna di ritrovarsi nella nebbia. Abbiamo capito tra la folla ed in distanza che eravamo compaesani solo perchè entrambi avevamo il colbacco in testa e le valigie che lasciavano sul grigio e pulito sentiero pedonale un profumo di caciotte e prosciutti dei nostri monti lattari. Un abbraccio, le foto e i saluti alle rispettive famiglie ci hanno consacrato agli occhi degli altri 'emigranti dal Sud del mondo' a tutti gli effetti...
  • Una genovese con la quale ho avuto un attacco di 'timidezza' (per quanto possa sembrar strano detto da me) quasi a compensazione degli incontri-scontri che quotidianamente abbiamo on-line. Conoscerci da vicino non ha cambiato di molto gli atteggiamenti maturati nel tempo e questa è inaspettatamente una conquista più che una mancata occasione, a riprova di quanto la coerenza nei rapporti non sia solo fumo. Di fatto la prossima volta, porterò a termine quello che mi ero prefisso da tempo...scrivergli una canzone napoletana con un cacciavite sul cofano della sua auto...non quella del marito chiaro, con il quale condivido una stessa logica autostradale! :P ahahahaha
  • Una napoletana milanese, che mi manca come possono mancarmi quei pochi amici che ho, per aver coscienza di ciò che perdo umanamente. Bersagliata dalla mia deficienza in un paio di occasioni, non sempre d'accordo su tutto, ci siamo incrociati, inseguiti, lasciati e accompagnati, percorrendo il Salone come nella vita, a volte insieme altre su percorsi differenti, per poi ritrovarci nuovamente a distanza o ad un tavolino di sera tardi con occhi stanchi a parlare di noi davanti a dei dolci siciliani e ad un latte caldo mai finito;
  • Un napoletano romano che ho avuto modo di osservare da vicino e che spogliato di un approccio 'non-partenopeo', in prima battuta leggermente fuorviante, rivela sulla distanza ironia e cognizione, silenzi eloquenti e intelligenza da vendere. Da frequentare...soprattutto per i suoi primi di pasta, sempre "bilanciati" e di gusto che non vedo l'ora di provare;
  • Una napoletana napoletana, per la quale la stima e l'affetto nascono dall'oggettiva considerazione di una competenza in materia di cibo e cucine che non accetta mai compromessi, culturali e men che mai commerciali. Un sorriso tagliente sotto una mano prudentemente posta davanti al viso che si incarna in una fisicità che per scelta si ritaglia le seconde linee della visibilità, ragionevole compromesso per poi metterci sempre la faccia ed il cuore nella prima linea di una certa etica gastronomica. Si può anche non essere d'accordo con lei, ma è altrettanto verò che mi sentirei sempre intellettualmente orfano se non potessi ascoltare il suo parere. Non si può aspirare ad una amicizia, ma la si può dimostrare e con la napoletana-napoletana spero di essere sulla buona strada, sempre che mi perdoni il fatto che le citofono a casa e scappo :P ehehehhehe
  • Un toscana verace che ha negli occhi accesi la passione per il cibo, sorridente, dalla battuta pronta e dalla dialettica senza accomodamenti. La si può odiare o amare, qui le sfumature modaiole non esistono, ed io non ho avuto (ho) dubbi da che parte stare.
  • Un salernitano impertinente, il cui sorriso e la cui vena satirica e canzonatoria mette di buon umore senza mai cedere alla considerazione scontata. Piacevole e intelligente interlocutore quale che sia l'argomento, uno in grado di ascoltare e con il quale non pesa aprirsi parlando di se, sia in termini leggeri che relativamente a problematiche più serie. Tutti lo cercano, tutti lo abbracciano ed a ragion veduta non hanno torto se quando sono rincasato ho pensato ad una occasione da 'costruire' ad-hoc per rivederlo a cena e prendersi per i fondelli continuando da dove ci siamo lasciati...
  • Un ex-prete, ancor più spogliato degli abiti talari che ritrovo nei panni di un giovane ed estroso 'Escher'. Matematica e giochi ottici, marketing e cuore, concretezza e talento visionario, illusione e carisma. "Gente del Fud" è un quadro in via, sempre maggiore, di definizione che racchiude (a mio parere) il germe visionario delle incisioni del grafico olandese. Un focus evidente non c'è, o meglio, c'è ma in un piano non propriamente visibile per chi si pone nell'ottica del dettaglio. Il 'giovane Escher' con l'esperienza manageriale 'matematica' che gli è propria, adotta un ricorsivo lavoro di aggregazione umana, dove i blogger sono tasselli attivi di un puzzle che disegnano nell'insieme un soggetto, solo teoricamente 'impossibile', e cioè una community del fud trasparente nei valori e nei riferimenti. Il risultato, per quanto parziale, è al momento stupefacente. I food-blogger selezionati, pur non perdendo i propri ego sconfinati e le peculiari diversità, convivono (ed è qui l'effetto ottico che disorienta) sotto uno stesso tetto informativo convergente sotto la analitica e folle luce del suo creatore, uno che ha la mia stima per aver creato anche grazie ad una brillante (e vip) napoletana-milanesizzata, un condotto comunicante di idee e progetti tra due mondi i cui punti di congiunzione soffrono (in altri lidi) sempre di immaturità culturale o manageriale. A questo punto che il 'giovane Escher' (in modo evidente o meno), possa incedere nell'autoreferenzialità o nella logica aziendale è il minore dei mali possibili, nell'ottica di un piccolo miracolo comunicativo che apprezzo per follia, per forza realizzativa e per avere una firma partenopea, condita sempre da un sorriso consapevolmente insano :) 
  • Non da meno stupefacente, la "moglie del giovane Escher", decisa e appassionata quando si tratta di difendere la cultura del cibo e la continuità con una tradizione nel quale non ricadere per malinconia o per mancanza di alternative, quanto da usare per rileggere al meglio il presente nostro e delle nuove generazioni. Dio prima li fà e poi li accoppia, questo è un dato di fatto al punto che ho qualche perplessità su chi abbia l'aureola in famiglia :)))) 
Un grazie sentito infine a Giorgio, Piero, Laura e Valentina per aver svolto un lavoro impagabile, per aver coniugato disponibilità ed ironia a professionalità e doveri, per aver trovato i 'tempi corretti' a tutto ciò, per aver ascoltato chiunque, frantumazebedei inclusi, non fermandosi mai e consentendo a chi come me non aveva che se stesso da accudire di vivere al meglio una esperienza che auguro a tutti soprattutto sul piano umano. Un abbraccio speciale però và agguntivamente sempre (e ancora) a Giorgio Marigliano ed allo ZioPiero perchè senza di loro la mia idea di una t-shirt "ecclesiastica" non avrebbe mai visto luce!

Se siete arrivati fin qui, posso confessarvi che dimenticando la macchina fotografica a casa...sono proprio...la schifezza delle schifezze delle schifezze dei blogger!

Le ultime due cose...
La prima...un appello piuttosto...se avete foto nelle quali vi rovino l'inquadratura...anche per ricordo...me le inviate please! :P ehehheheheehe
La seconda è che emhmm...alla fine...ci provo...non so come andrà...ma un passo l'ho fatto...ho un indirizzo facebook...e da neofita...anche un pò "rincoggionito" proverò a venire a rompere ovviamente...laddove non se ne sente la necessità! :D ahahahahahaha