martedì 25 ottobre 2011

Quiche integrale di mele e cipolle di Knam...con salsicce














Il seguente post non è propriamente indicato a chi non potrebbe 'vivere' senza l'i-tecnology motivo per il quale molto realisticamente passate direttamente alla ricetta, soprattutto se, correttamente, più coinvolti a seguito della scomparsa di Steve Jobs.

Il talento visionario ed a tratti coraggioso di Steve Jobs spero non resti un patrimonio relegato in futuro solo a qualche elettrodomestico più piatto e bianco di quello precedente nei quali i più possano 'scaricare' la propria mancanza di personalità perchè altrimenti la sua vita perderebbe tra le tante, probabilmente una più significativa e non meno contraddittoria chiave di lettura.
E' un dovere rileggere questa storia tralasciando per un attimo le 'mele mangiate', il concetto di portabilità e l'impulso a canali di comunicazione alternativi perchè se Jobs da un punto di vista tecnologico è stato la scintilla di un incendio che prima o poi sarebbe scoppiato ugualmente e magari con minore enfasi sensazionalistica, ed affaristica aggiungerei, d'altra parte ciò che invece viene puntualmente disatteso è quel suo essere un uomo del nostro tempo che non ha creduto in un sogno specifico ma nella possibilità che questi non siano del tutto irragiungibili a patto che siano i nostri e non quelli di un altro. Apparentemente banale la considerazione ma a ben vedere non lo è affatto, anzi.

L'apologia ascetica di Steve Jobs infatti tiene conto dele sue disfatte che meritano menzione proprio perchè più di tutto rendono l'aspetto umano di chi ha creduto nella leggerezza dei fallimenti come il vero motore dei successi, di chi ha individuato nella morte il miglior monocolo per inquadrare la quotidianetà.
Non si tratta di filosofia ma di mero realismo raccontato dallo stesso Jobs il cui bagaglio culturale via via 'raccattato' per strada non lo ha mutuato dagli istituti deputati alla formazione delle persone e cioè la scuola, l'università ma attraverso la propria esperienza personale, le proprie passioni.
Fin qui il Jobs pensiero, quello da rispettare e cercare di fare proprio.
Dove casca l'asino però nell'ipocrita santificazione fatta di recente?
Semplicemente nella constatazione che viene identificato nel solo binomio estro&successo, il sogno americano di chi si risolleva dalle sconfitte buonisticamente vincendo sul finale della storia, affermazioni lette però nel completo diniego di quella scia grigia di omologazione prodotta da Jobs stesso, colui il quale ha sempre sostenuto l'importanza delle ambizioni, delle aspettative e delle speranza di ogni singolo essere umano. E' duro da valutare adesso, dovranno passare anni per essere lucidi eppure Jobs stesso non ha solo contribuito con i suoi brevetti a cambiare la nostra quotidianetà, con le innovazioni ha venduto anche un sogno, il suo sogno, sussurrando e mai confermando al pubblico che con questi nuovi strumenti erano e sarebbero stati liberi di poter sognare nuovamente in tutti i colori, purché questi fossero stati bianchi (Ford).

L'apparente e paradossale contraddizione è che proprio l'AD di Apple con la sua tecnologia griffata ha fornito un ulteriore supporto tecnico-operativo ad una più fine ma non meno deleteria massificazione culturale, una massificazione dei sogni fatti convergere al virtuale piuttosto che al reale, una omologazione delle aspettative per non parlare delle mode e degli stili di vita.
Non ci vuole uno studio sociologico per capire quanto è sottile la linea tra chi usa questa tecnologia dall'indubbio fascino e chi la subisce estraniandosi da contesti formativi più concreti.
Di Steve Jobs restano altresì anche altre ombre scure, ombre nere ben delineate che nel mondo della cosidetta information technology sono considerate quasi fisiologiche per chi ha reso al meglio il concetto di sfruttamento capitalisco delle idee contrariamente a chi ha avuto idee altrettanto brillanti ma condivise con progetti open-source privi di guadagno esasperato, non prive di guadagno sia ben inteso. Qui probabilmente entra in gioco l'idea o la filosofia del concetto di sapere stesso prima ancora che di mezzi di comunicazione. C'è di che essere sicuri, non si tratta di socialismo-informatico ma indiscutibilmente Jobs ha piantato, con grande eleganza aggiungerei, la bandierina laddove un certo tipo di capitalismo assolutizzante non era mai arrivato, raccordando con una iperbole futuristica un semplice elettrodomestico (uno dei tanti) connotandolo di sfumature stilistiche e funzionali che hanno mutuato una innovativa filosofia aziendale in una sorta di religione atea che ha garantito introiti ingenti e soprattutto fedeltà in chi si è sentito e si sente tutt'ora 'diverso' per il solo fatto di avere un paio di cuffiette bianche, bontà sua (dell'acquirente ovviamente).
Geniale il primo ad ingannare le nostre edonistiche vanità, fessi in molti a cascarci con tutti i piedi.
Eppure Jobs ha sempre invitato gli altri ad avere carattere, a non subire il sistema culturale che li circonda ma a pensarlo come una occasione per guardare oltre ponendo la sua vita a testimonianza concreta di quanto fosse radicato il proprio pensiero.
Ecco perchè ancor oggi, oserei dire 'leggermente a freddo', non riesco a far parte di questo superficiale compatimento di massa.
Malgrado questa mia forma di cinismo confessato tuttavia non ho alcuna idea negativa su Jobs stesso, almeno in senso assoluto, al pari di quanto non ammiri invece la cosiddetta mela-mangiata la cui perfezione stilistica ha nascosto e nasconde un aggressività di mercato che ha 'fatto-fuori' in passato lo stesso Jobs quando è stato preso letteralmente a calci dalla sua stessa creatura.
Jobs quindi come un non meno passionale Victor von Frankestein, un lucido folle che ha avuto la forza e l'incoscienza di guardare oltre i limiti imposti prima dal sistema social-culturale nel quale è nato fino ad arrivare ad inquadrare con appassionato realismo quanto la vita possa porre dei limiti fisici e temporali ai nostri sogni, quelli che vanno seguiti a prescindere da tutto, i propri appunto non quelli degli altri.
Se pensate che adesso il sistema oltre il quale guardare è proprio il suo vi viene ancora da piangere o da ridere ironicamente?
E solo quindi con oggettiva grande ammirazione e senza alcuna lacrima che oggi mi piace pensare a Steve Jobs come "Buzz Lightyear" e "Woody" insieme, uno che ha volato pur avendo in petto un cuore di pezza...e soprattutto che lo ha fatto senza cuffiette bianche, quelle le ha solo vendute, lui vestiva di nero... :)

Passiamo quindi alla ricetta.
Qui c'è un pò di confusione e non parlo certo della quiche che è una ottima ricetta a prova di zotico quale sono in cucina ma per quanto riguarda la 'maternità acquisita' della preparazione che dal post in questione non emerge chiaramente.
Poco male, colgo l'occasione però per parlarvi brevemente di Giovanna (LostInKitchen) decisamente molto conosciuta nell'ambiente malgrado il suo profilo pubblico decisamente virante al minimale.
La prima volta che ho letto una sua ricetta un pò di anni fa, ho pensato:"...cacchio...cucina davvero...ma soprattutto ne capisce..."(classico commento da zotico che tenta di ripulirsi). Poi ho fatto un bel pò di suoi piatti (tra l'altro ampiamente condivisi con l'autrice), tutti riusciti al primo colpo ma soprattutto non uno che non abbia avuto un riscontro entusiasta. Giovanna però scrive anche in modo formidabile affidando pensieri e considerazioni ad una scrittura di carattere che spiazza per profondità, per capacità di saper cogliere il dettaglio, per alternare passaggi dolci a sferzate caustiche che non hanno eguali nell'ambiente per certe sfumature. Come tutte le persone di cultura e schiette allo stesso tempo, declina le sue grandi capacità in cucina con una passione tale che non si può che rimanerne conquistati.
Per non lasciare la stima e l'affetto solo alle parole...ecco qualche piccolo esempio...

Per chi vuole capire...-->

La famiglia
Come la mettiamo, chef?
Mi fermo, guardo e all'improvviso rido
Perché a vent'anni è tutto ancora intero, perché a vent'anni è tutto… chi lo sa…

Per chi vuole imparare in cucina...-->

Soffio al limone
Torta limoncello
Opéra
Crème moelleuse café et chocolat, orange amère
Semifreddo allo zabaione

PS
E se poi si scopre che invece la quiche l'ha preparata Lydia come la metto?! :P ahahhahahaha
A seguire la ricetta da me modificata per renderla più 'appetibile' al mio palato, qui invece l'originale.


Quiche integrale di mele e cipolle di Knam...con salsicce :)

Pasta brisée
200 gr. di farina 00;
80 gr. di farina integrale;
100 gr. di burro;
2 tuorli di uova codice 0 di media grandezza;
80 gr. di acqua;
10 gr. sale;
Lavorare il tutto e lasciar riposare almeno 2 ore in frigo

Preparazione
Per la pasta brisée procedo con la tecnica della sfarinatura appresa da mia madre ma che trovo descritta in modo ottimale e praticamente identica sul sito di Gennarino e di cui vi riporto i passaggi chiave modificati per alcuni piccoli cambiamenti da me:
1) Prima di tutto, preparare il burro. Con l'aiuto di un coltello piuttosto grosso, tagliarlo prima a bastoncini (grandi, se possibile, poco più di un fiammifero)...
2) ...e poi a dadini ed unirlo alla farina (sia 00 sia integrale).
3) Il burro va poi sfregato tra i polpastrelli, con un movimento delle dita simile a quello con cui si indicano i soldi...
4) ... , in modo da ottenere uno 'sfarinato' grumoso. Aggiungere il sale e mescolare ancora.
5) Allo sfarinato cosi' ottenuto, unire i tuorli e l'acqua fredda in più riprese ed impastare velocemente.
6) Formare quindi una palla, avvolgerla con una pellicola trasparente senza PVC e farla riposare in frigo. Io l'ho lasciata circa tre ore.
A questo punto mi sono dedicato al ripieno.


Ripieno (per 200 gr brisée):
350 gr. mele golden;
200 gr. di cipolle rosse di Tropea;
2 salsiccie di maiale poco grasse(se è possibile fatevele fare al momento con carne più magra);
1 ramoscello di rosmarino fresco;
Olio evo;
Sale
150 ml panna;
2 tuorli di uova codice 0 di media grandezza;
2 cucchiai di Parmigiano Reggiano;

Dopo aver imburrato, infarinato e rivestito di pasta brisée lo stampo, metterlo in frigo (io ne ho fatte singole tortine ma nulla vi impedisce di procedere con una sola più grande).
Tagliare a julienne mele e cipolle. In una padella saltare le cipolle con olio e sale e poi unire le salsicce precedentemente 'sbriciolate' con le mani. Far andare quindi dopo la prima spadellata a fiamma alta a fuoco lento insieme al ramoscello di rosmarino per una quindicina di minunti tali da far amalgamare i sapori.
Aggiungere quindi le mele cubettate e farle ammorbidire solamente. Terminare la cottura, far raffreddare ed eliminare il ramoscello di rosmarino.
Versare nello stampo ed aggiungere la créme royale ottenuta mescolando la panna con i tuorli battuti ed il Parmigiano Reggiano.
Cuocere a 200 gradi per una mezz’ora circa.




martedì 18 ottobre 2011

Torta Caprese al limone














Condominio.
Questa parola per i pochissimi fortunati che non la conoscono è un compendio di incubi, sfoghi di allergia, improvvise depressioni, congestioni postprandiali, sudori freddi, crisi di panico, impulsi compulsivi di rabbia omicida nonchè riso allucinato e decomposto. Il condominio è una miscellanea di umanità quasi sempre avvertito come entità vivente unica, una sorta di deus ex-machina pronto ad opporsi al buon senso comune come nelle migliori tragedie greche, una forma di vita animale non del tutto evoluta la cui traiettoria disegna nelle vite dei singoli condomini, affittuari o proprietari, rughe profonde, ricordi spiacevoli e rari, rarissimi momenti intensi di pura e fredda vendetta.
E'incredibile come indipendentemente dalla città o dal quartiere ogni singolo condominio ha la sua sfilza di squilibrati, una sorta di legge dei grandi numeri che in modo impeccabile proietta tutte le alienazioni umane dalla più pregevole a quella disdicevole al limite del codice penale all'interno sempre dello stesso complesso abitativo.
Ci sono costanti che nemmeno avanzati e futuristici modelli matematici riescono a giustificare.

- C'è sempre l'amante degli animali, quella persona cioè che ha votato tutte le proprie energie a sfamare orde di gatti o di randagi della zona, riempendo qualsiasi angolo del condominio appunto di piattini di carta o ciotole di alluminio zeppe di sedicenti croccantini maleodoranti che mai e dico mai ho visto assaggiare a nessun essere vivente dotato di apparato digerente e soprattutto di istinto di sopravvivenza. I gatti, quelli da sempre abituati agli scarti alimentari ben più degni della portiera si tengono lungamente alla lontana da quella repellente sintesi chimica. Persino le formiche scartano quei piccoli monumenti alla solitudine di chi li allestisce.
Eppure una pecca la anche lei, l'amante degli animali ovviamente la stessa che ha dimenticato di tirare dentro dal terrazzino in una giornata particolarmente ventosa la gabbia di canarini...che dal settimo piano è arrivata giù come un proiettile...fortunatamente abbattendosi su un garage e su nessun altro essere vivente...e pensare che il Signore ha donato le ali a certe specie...

- C'è sempre la coppia di signore anziane, entrambe vedove che condividono...un appartamento al piano di sotto ed i problemi di udito. Ho studiato per anni cercando di distrarmi dalla voce di RadioMaria che trasmetteva il rosario. Poco c'è mancato che continuassi a studiare...per prendere i voti.
Il palinsesto rai scandito a suon di decibel all'intero vicinato, da UnoMattina all'alba, inframmezzato da Radio Maria appunto, fino alla 'rassicurante' voce di Francesco Giorgino del TG1 alle 20:00, il simpatico e rassicurante giornalista paggetto della sera. Simpatiche sono simpatiche (le due anziane) ma provate d'estate con le finestre aperte a seguire un film che non sia quello che hanno scelto anche loro, una esperienza estrema che mette a dura prova il vostro già andato intelletto. Potrebbe capitare infatti, e non sarebbe nemmeno la prima volta che mentre davanti scorrano le immagini di "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick il cervello segua invece l'audio dell'ennesima replica di un film di Totò&Peppino sovrapponendo inevitabilmente le cose. E'chiaro che Hal9000 ed il Dio del monolite avranno rispettivamente la voce di Totò e Peppino de Filippo il che potrebbe anche essere interessante tutto sommato nel delirio del caldo...il vero dramma infatti è quando seguono quelle repliche estive di fiction strappabudella dove recitano 'attoroni' come la Arcuri, Garko....
Solitamente poi alla sordità si accoppia, ma questi sono miracoli non frequentissimi anche la passione per il giardinaggio e quindi sempre d'estate le abbondanti distribuzioni d'acqua sulla flora tropicale da balconcino cittadino creano una tale concentrazione di zanzare che a confronto le paludi degli Astroni sono un paradiso desertico privo di vita..

- C'è poi la famiglia di maleducati. Quella ai cui componenti si tiene il portone aperto quando li si vede nei pressi dell'ingresso eppure varcandolo nemmeno un cenno di saluto mai, il grazie figurarsi. I complessi di inferiorità si sa sono una brutta bestia e quindi c'è poco da dire, vale poco anche una sommaria descrizione della stessa...:
Mamma poco più che quarantenne, magra da morire che veste sempre con shorts o gonne corte per mettere in mostra le lunghe gambe ed il fisico di pin-up in decomposizione, una sorta di Parietti leggermente più avariata dell'originale anche lei in costante ricerca di un nuovo compagno e di una ribalta perchè si sa le Lewinsky di periferia non hanno la fortuna della prima potendo scrivere un libro sulle propria gesta da scrivania.
Figlia adolescente giovane promessa della prostituzione di alto bordo prettamente isterica, innamorata di un insulso cane che scacazza per l'intero condominio senza che nessuno dica niente...alcuni pur di evitare di dover affrontare la questione direttamente con certa gente finge di non vedere o addiruttura suppone che potrebbero essere escrementi di un procione, magari un cinghialetto. Considerato il quartiere cittadino la cosa è ai confini della realtà...magari scrivo a Giacobbo di Voyager per capire se può trattarsi di un chupacabra messicano...
Poi c'è il figlio maggiorenne dal capello folle, la parlata effemminata e gli atteggiamenti hippy declinati sull'orlo della crisi di nervi anche lui. A metà tra la tenerezza ed il desiderio di un collegio militare non certo per la ricerca di una educazione rigida mai avuta, quanto per un ferreo sergente del quale innamorarsi...magari è ufficiale ed anche gentiluomo....
Infine ad accompagnare l'allegra combriccola segue spesso il compagno di turno la cui disponibilità ricalca esattamente la parabola discendente che lo vuole prima amante di letto appagato e quindi scattante e sorridente...poi nel ruolo impossibile, viste le condizioni improbabili, di marito in prova che tenta di raddrizzare la totale mancanza di riferiementi validi, poi sempre, e confermo sempre calato nel ruolo di guardingo prigioniero pronto alla fuga. Sarà una legenda da condominio ma l'ultimo esemplare di marito 'pret-a-porter' ha detto che sarebbe andato a fare una breve vacanza da solo e non è mai più tornato...

- E'sempre leggibile a parete malgrado i tentativi fatti per cancellarlo il decalogo delle imprese da 'ginnasta del ribaltabile' che la figlia oramai stagionata di un sedicente avvocato di grido ha compiuto con un ex...con sommo imbarazzo del fidanzato attuale (uno di enne-mila) che da ingenuo cavaliere la scorta ancora sin alla porta di quell'ascensore crocevia di chi è andato e di chi è venuto da quella casa compreso appunto quel tranquillo tipo dal capello preciso e dall'abbigliamento nerd che dopo essere stato sfruttato&mollato in malo modo, in barba allo spauracchio padre-avvocato ha lasciato alle mura un suo personalissimo, indelebile e pittoresco ricordo della ex-ragazza.
To be continued...

PS
Se mi chiedete come mi vedono i miei vicini attuali invece...per non essere ripetitivo qui trovate un esaustivo elenco :)

Passiamo quindi alla ricetta.
A volte si ha solo bisogno di linearità a tavola, non che io cerchi diversamente linee ardite in altre occasioni ma quei timidi tentativi di uscire dal seminato sono poi sempre ridimensionati nel ritorno alle origini.
Potrei dire complicità di limoni spettacolari avuti di recente ma non è solo così, è proprio una precisa volontà che ha avuto nell'occorrenza una felice coincidenza di ottima materia prima.
La caprese al limone non è un dolce alle mandorle qualsiasi è una linea di fuga inaspettata che tradisce l'orizzonte 'certo' della classica caprese. Come tutte le linee di fuga è un rischio, un pericolo, un piccolo abisso nel quale 'non ritrovarsi' per poi maledire quella scelta alternativa di prospettiva...oppure può rivelarsi un raggio di luce, un momento di pausa riflessiva e ritemprante, un piccolo approdo certo per il gusto, inaspettato quanto accogliente.
La caprese al limone può essere preparata solo con affetto perchè quel robusto equilibrio della sua versione al cacao qui invece diventa instabile, fragile. Vi si pongono sempre poche aspettattive per motivi scaramantici, poi però appunto se le mani sono guidate da una ragione affettuosa vedrete che verrà da sola e non sarà solo una semplice caprese al limone, sarà il vostro miglior dolce mai preparato prima, quello che al primo assaggio vi scioglie in un sorriso che vi fa dire:"...si è proprio lei...". La mia ragazza l'ha riconosciuta...spero capiti anche a voi la stessa piccola magia :)
Per inciso la caprese è stata preparata per una coppia di amici speciali...

Relativamente al procedimento invece nessun segreto in particolare solo la certa ricetta di Lydia (Tzatziki a colazione), tanto copiata in rete che trova però la sua vendetta nel realizzarsi solo tra le mani di chi non ne tradisce lo spirito originario e se è capitato a me che sono un rustico paesanotto...
Grazie Lydia, come sempre direi eh...patate a parte ovviamente! :D ahahahahahahaha

Torta Caprese al limone

Ingredienti: (ruoto diam. 24cm)
170 gr. di zucchero;
200 gr. cioccolato bianco di qualità;
200 gr. di mandorle con la pelle;
3 mandorle amare;
150 gr. di burro;
5 uova codico 0;
buccia di 2 limoni grattugiati medi ed il succo di uno almeno;

Procedimento:
Tritare le mandorle con lo zucchero e le tre mandorle amare, sciogliere il cioccolato con il burro ( anche io uso tranquillamente il microonde alla minima potenza, aggiungendo gradualmente il burro ed alla fine la buccia dei due limoni) mescolando energicamente con una frusta a mano facendo in modo di incorporarli per bene).
Al composto ancora caldo aggiungo quindi gradatamente ma in rapida sequenza le mandorle tritate con lo zucchero poi il succo del limone.
Sfrutto infatti il calore residuo del cioccolato fuso con il burro per agevolare il processo di scioglimento dello zucchero.
Dopodichè sbatto a parte le uova e le aggiungo poco alla volta al resto (oramai freddo) mescolando energicamente tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto omogeneo che verso in un ruoto da 24 cm in precedenza imburrato ed infarinato (con farina di mandorle per lasciarlo glutine-free).
Infornare quindi in forno già caldo per 10 min a 200 gradi e per 55 min a 170° gradi coprendo con carta alluminio per gli ultimi 15 min.
Nota (1)
Considerate che i 55 min a 170° gradi sono relativi al mio forno ed al grado di umidità della torta che in caso di parecchio limone liquido richiede una cottura ad hoc. La prova stecchino penso sia necessaria a prescindere per avere una ottima caprese umida e morbida e non cedevole.

Nota (2)
Io ne ho fatte due piccole (ruoto diam. 16cm) invece che una sola ed una l'ho pure rotta per cercare di sformarla...per presentarla al meglio a degli amici speciali...essendo la prima dipartita senza problemi per altri lidi famigliari...detto in napoletano..."quando si dice la 'ciorta!" :P ehehheheehehe



martedì 11 ottobre 2011

Tiramisù pere e noci alla birra














Cresciuti insieme. Si dice così.
La prima volta che ci siamo incrociati era un giorno caldo, in una palestra ristagnante di aria impolverata trafitta dalla luce forte che attraversava grandi finestroni posti a ridosso del soffitto. Un corpo docenti striminzito e seccato per l'afa, pescava da un foglio i nomi e cognomi di circa una sessantina di marmocchi ammassati al muro, sotto le spalliere, vicino ai canestri, a ridosso di materassini di gomma e palloni medici, anch'essi plastificati, ragazzini plastificati per l'emozione, per quel salto nel buio rappresentato dalla nuova scuola, da quel frangente incontrovertibile nel quale si decidevano le classi e le future amicizie degli anni a venire, per un odore di zainetti nuovi e scarpe da ginnastica immacolate levate dallo scatolo non più tardi di quale ora prima, plastificati come possono solo esserlo gli adolescenti acerbi quando avvertono il peso di qualcosa più grande di loro che faticano a mettere a fuoco.
Voce fredda di quello che poi avrei scoperto essere il preside:"Sezione B...quando sentite il vostro nome e cognome per favore alzate la mano e fatevi vedere...va bene?!....ok cominciamo...YellowJunior...ok...RedJunior..." Poi arrivo il suo turno "...PinkJunior..." (il futuro MrPink), lo guardai per bene, quando alzò la mano era a tre o quattro ragazzini di distanza. Sovrappeso, biondo con capelli quasi alle spalle, jeans e tshirt sformata, aria guardinga ma tutto sommato sorridente. Era impossibile non notarlo, quel tipo di corporatura era uno scomodo biglietto da visita che lo rendeva visibile prima degli altri. Con il tempo ne avrebbe fatto anche una arma vincente. Poi arrivo il mio nome "...BlueJunior...", non feci caso se qualcuno mi avesse notato ero troppo preso dall'emozione.
Poco dopo eravamo in classe insieme.
Senza che ci fosse un particolare episodio MrPink e MrBlue attraversarono gli anni della scuola media frequentandosi all'interno di una piccola combriccola, che si dimostrò essere più salda di qualsiasi aspettativa. La scelta di licei uguali per indirizzo ma differenti per circoscrizione li allontanò solo formalmente. La possibilità concreta di essere 'scelti' insieme in una stessa classe fu scartata per una palese facilitazione logistica mia che contrariamente a lui non avevo, e ne avrei avuto, un motorino. Per una beffa della legge dei grandi numeri però consolidammo una amicizia ancora più stretta, all'interno di un piccolo gruppetto di persone, eredità degli anni addietro che indipendentemente da quale scelta scolastica avesse fatto, geometra piuttosto che itis, si strinse ancor di più in quel sottostimato caleidoscopio sociale fatto di 7 ragazzi che passavano tutto il tempo libero insieme su una ringhiera nel fondo di una strada senza via di uscita.
La nostra forza proprio quella diversità di fondo, maturata su basi d'esperienza differenti a renderci complementari e leggermente più versatili di altri quando eravamo insieme, ognuno con il suo ruolo.
Con MrPink condividevo un buon senso di fondo ed una certa cocciutaggine su dei principi che poi la vita inevitabilmente avrebbe smussato, arrotondando le nostre spigolose convinzioni in curvilinee constatazioni, quando si dice essere leggermente fiaccati dall'esigenza, dal tempo che passa, da una sopraggiunta maturità e non da meno dal contesto.
Non ricordo una volta che non ci siamo affrontati in modo pulito procurandoci in modo rasente al masochismo anche più lividi del necessario. Ognuno con le sue armi più affilate. Lui l'intuito, il guizzo geniale condito di ironia e divertimento, la rapidità nell'individuare la via più corta, io di contro quello razionale, ad imbastire analisi aggressive per non cedere, lui da soluzione ottimale ai problemi, io a preferire la scelta robusta, lui con lo sguardo a puntare in alto, io alla solidità del gradino da raggiungere, lui di base irrequieto, io più costante.
Siamo cresciuti così per 23 anni circa, il punto formale più alto della nostra amicizia essere testimone al suo matrimonio.
Contrariamente a quello che il senso comune matura ci siamo poi allontanati in modo cosciente per agevolare scelte di vita non comprese facilmente, non tanto da noi quanto da chi ci è vicino, a ben vedere l'ennesima beffa della legge dei grandi numeri.
Oggi continuiamo a sentirci con una certa frequenza perchè pur in modo non ufficiale resta pur sempre il mio principale riferimento nel modo della medicina.
Poche giorni fa eravamo a telefono. Quindici minuti di chiacchierata senza alcuna motivazione reale a condurla, quindici minuti appunto, tanto è servito a pulire le frasi dai retaggi formali dal sentore ipocrito maturate con la avvilente quotidianetà. Poi qualche domanda diretta da parte mia fatta per puro divertissement a capire quanto fosse intaccabile la patina di cinismo che lo avvolge acquisita nel suo essere costantemente 'in corriera'.
A questo punto l'inaspettata apertura alla mia provocazione, la mezza e sbocconcellata ammissione dell'irrequietezza del momento, io ho cominciato a ridere senza mantenermi, lui dall'altra parte si è sentito solo MrPink, suppongo, si MrPink e non DrPink quello che è (sempre stato per tutti ancor prima di diventarlo) per tutti.
L'ennesima ed altrettanto non calcolata variante alla legge dei grandi numeri.
Poco dopo ci siamo salutati in modo brusco come abbiamo sempre fatto, entrambi con un sorriso da tempo dimenticato, un avanzo di luce diverso ad annullare il tempo che non ci ha visto crescere insieme.
Siamo ancora amici. Si dice così, no?

Passiamo quindi alla ricetta
Confesso che mi piace sempre variare, provare, cercando di fare mie le esperienze degli altri magari aggregandole sotto la linea guida delle mie preferenze al palato.
Così è nato questo dolce, come una riflessione su un paio di spunti recuperati da indirizzi certi e messi insieme durante uno dei miei pomeriggi alienati, quando cioè la stanchezza della sveglia ad orari improbabili si fa sentire calandomi in un torpore decisionale che nel privarmi quasi della presenza a me stesso mi rende altrettanto lucido per la cucina. Insomma uno stato alterato di coscienza dove di solito butto giù le mie malsane intuizioni da concretizzare ai fornelli.
Questo accostamento potrebbe sembrare leggermente azzardato ed invece ha rivelato una sua piccola personalità che casomai dovrò rafforzare prossimamente con qualche accorgimento.
Partiamo dall'aspetto gustativo. Si parte da una base alla noce che fa da apripista con la sua granularità, prima alla farcia alla pera, vellutata e dolce (fondamentale l'uso di materia prima di qualità) poi alla crema alla birra la cui punta di amarezza finale chiude il cerchio restituendo quello che nella base è decisamente più nascosto (l'amarognolo delle noci) compensando in modo deciso e funzionale, aggiungerei, la parte grassa della crema (mascarpone e panna). Non è un dolce dietetico, tutt'altro, ma il motivo per il quale non ho coperto con ulteriore topping personalizzato al cioccolato è solo da ricercarsi nella considerazione di non voler aggiungere troppi spunti al palato per rendere un sorta di 'giustizia' a questo dolce che nasce con la precisa intuizione di avere un percorso alternativo al fondente. Per la serie, posso essere in grado di preparare un dessert che mi piaccia senza usare il cioccolato?! :P ehehehehehe
La risposta è sotto i vostri occhi.
Oltre a mia suocera, oggi interrogherò anche la mia vicina (suo il tortino più piccolo) per raccogliere impressioni in merito. Alla mia lei è piaciuto molto, considerando la sua severità e trasparenza in merito è decisamente di conforto per testare in altre occasioni percorsi che siano 'varianti' alla classica idea che ho di dolce...:)
Chiudo con i ringraziamenti più che sentiti.
In primis MaPi del blog "LaApplePieDiMaryPie" la cui lettura costante mi fornisce sempre aiuti inaspettati e che per mia incuria solo adesso viene pubblicamante citata (mi perdoni?). La crema è presa pari pari dal suo Birramisù di Claudio Sadler.
Per la farcia alle pere mi sono ispirato alla Torta Amalfitana Ricotta e Pere di Nanni (LaVetrinaDelNanni) il pan di spagna alle noci è di fatto una variante a quello con le nocciole :)
Se siete arrivati fin qui grazie davvero della pazienza :)))

Nota
Nella spiegazione per la ricetta sono previste ovviamente delle fisiologiche imprecazioni per chi come me usa la carta da forno e non l'acetato :P ehehehehehe


Tiramisù pere e noci alla birra

Per il Pan di spagna alle noci

Ingredienti
65 gr. di zucchero semolato;
150 gr. di uova intere codice 0;
90 gr. di noci; (ho usato quelle campane leggermente più piccole di quelle provenienti dall'altra parte dell'oceano)
30 gr. di farina 00;
50 gr. di burro;

Pan di Spagna alle noci
Tritare le noci (dopo l'immensa rottura di averle 'aperte' una ad una mangiandone buona parte...almeno a me così capita a parziale compensazione...) insieme alla farina e sciogliere il burro a bagnomaria lasciandolo poi intiepidire lontano dalla fiamma. Con uno sbattitore elettrico montare le uova tenute a temperatura ambiente insieme allo zucchero (aggiunto gradualmente) per 15' circa, ovvero fino a quando la montata è ben gonfia e lasciandola ricadere a filo sulla massa rimane in rilievo (in gergo si dice appunto che "scrive").
A questo punto con una spatola si aggiunge prima lo 'sfarinato grezzo di noci', rimestolando delicatamente con un movimento dal basso in alto e poi il burro fuso (oramai raffreddato).
Il Nanni correttamente consiglia di sacrificare parte della della montata (1/4 circa) mettendola in una tazza nella quale quindi si procede ad incorporare prima il burro fuso per poi integrarlo successivamente al composto principale.
In tutta onesta ho aggiunto il burro sulla sola montata delle uova (usando il frullino per non più di 3-4 secondi reali) e poi ho proceduto manualmente con la spatola per la 'farina' di noci e posso dire che alla fine il composto ha perso aria in modo decisamente poco apprezzabile se valutato nell'ottica della resa complessiva.
Ho usato per la cottura uno stampo da 22 cm imburrato&infarinato a 180°, forno statico, ripiano medio per circa 30'.
Con il pandspagna alle noci ho ricavato due dischi (una volta tolta la calotta) con i quali ho preparato sia la torta, sia una minitortina. Nel valutare voi, le foto della resa dello stesso, in altezza e per alveolatura spero si intuisca che il passaggio più furbo (burro con frullino per 3-4 secondi) per simili preparazioni può essere fatto senza problemi particolari.

Per la farcia alla pera

Ingredienti
350 gr. di piccole e saporite pere coscia provenienti da una piccola produzione calabra capitatemi in mano per pura fortuna (vanno bene anche le Williams in alternativa anche se il sapore è tutta una altra cosa)
100 gr. di zucchero;
20 gr. di limoncello;
6 gr. di Maizena.
un filo di olio EVO
1 limone biologico;

Preparazione
Sbucciare le pere e tagliarle a cubettini, che andranno cotti a fuoco moderato in una padella antiaderente unta con un filo d'olio EVO assieme al succo del limone ed il relativo zucchero. Dopo qualche minuto le pere avranno prodotto il loro liquido, aggiungere la maizena e cuocere rimestando con un mestolo di legno per un paio di minuti, finché il liquido si sarà gelificato per effetto dell'amido. Aggiungere il limoncello, mescolare e togliere dal fuoco. Far raffreddare a temperatura ambiente.


Per la crema alla birra

Ingredienti
500 gr. di mascarpone;
250 gr. di panna;
200 g birra chiara (ho usato una birra artigianale bionda non pastorizzata, la ricetta originale ne prevede una rossa ma attenti che la maggior parte hanno punte di amaro non facilmente gestibili);
200 gr. zucchero semolato;
160 gr. tuorli di uova codice 0;
20 gr. colla di pesce;

Preparazione
Mettere in ammollo la colla di pesce in acqua fredda. Montare quindi la panna e poi aggiungere il mascarpone continuando a montaree fino a quando amalgamandosi non avranno raggiunto una consistenza soffice e vellutata. Mettere il composto in frigo.
Montare quindi in una altra bastardella a bagnomaria i tuorli aggiungendo progressivamente prima lo zucchero e poi la birra. Quando il composto è abbastanza montato aggiungervi la colla di pesce strizzata, spostare il recipiente in un bagnomaria freddo (pentola più capiente di diametro con acqua&ghiaccio) e continuare a montare fino al totale raffreddamento. Incorporarvi alla fine il composto di mascarpone&panna procedendo a mano con una spatola o con un paio di colpi veloci di frusta. Questa crema va usata subito in modo da non aspettare che la gelatina contribuisca a legarla prima del suo uso.

Assemblaggio della torta (Ingredienti e preparazione)
Cointreau;
carta da forno; (l'ideale ovviamente è l'acetato)
qualche noce;

Sul piatto di portata appoggiare un anello metallico di 20 cm di diametro rivestito di carta forno nel quale è stato precedentemente tagliato un disco di pan di spagna alle noci e spennellarlo con il Cointreau.
Coprire quindi con uno strato omogeneo di farcia alle pere, lasciando il bordo libero per circa un centimetro sulla parte più esterna del cerchio. Versare a questo punto la crema alla birra. Mettere il dolce nel frigo per almeno una notte. Al momento di portare in tavola fare in maniera di avere le eventuali 4/5 noci per la decorazione pronte. Eliminare la carta forno, IMPRECARE per le striature che inevitabilmente lascia e poi servire ai vostri ospiti.
Ultimo accorgimento: tagliare la torta con un coltello a lama liscia ben affilata e sottile non come ho fatto io... :P ehehehehe