venerdì 13 gennaio 2012

''Chest' è na camorra''













Premessa

Torno a fare il foodblogger quanto prima ma questa pagina del mio diario personale non poteva aspettare ne una ricetta ne un giorno di pubblicazione diverso, spero sia comprensibile. ---------------------------------------------------------------------------------
Sono meridionale e prima di ogni ulteriore aggettivo che possa farmi riconoscere in modo più chiaro e puntuale porto con me un identificativo non proprio generico sulla carta di identità che mi vuole nato a Napoli e quindi partenopeo.
Per chi non è della mia città ed ancor più della mia regione, gli stereotipi in merito alla cultura camorristica con tanto di episodi coloriti a margine sono sempre argomenti graditi, vuoi per curiosità, vuoi per amore della diversità culturale anche quando questa si confonde con degrado morale e sociale.
Nella parte del deficiente che racconta episodi di vita quotidiana che alimentano questi miti reali ed attuali, non faccio alcuna fatica a dire il vero e la cosa (a volte) se affrontata con la giusta prospettiva può anche essere sottilmente educativa o confortante per chi dall'altre parte della barricata cerca di avere un termine di paragone. Porto con me, più o meno in modo lucido anche se indiretto la storia di una città per almeno gli ultimi vent'anni, respirando il clima, gli avvicendamenti politici e di poteri sotterranei, guardando da lontano quelle alzate di fumo foriere di violenza spicciola e poteri arroganti all'ombra di palazzi, giunte comunali ed assessori.
Quando però devo parlare della mià città in modo meno folkloristico finisco spesso con l'arenarmi in una palude di affetto e realismo nel quale la speranza è l'ultima spiaggia irrazionale sulla quale mi auguro di naufragare non sorretto da alcun elemento costruttivamente positivo o di svolta.
Non ho mai letto Gomorra pur stimando Saviano, quello che per gli altri è stato fantascienza è già storia e nemmeno tanto recente, siamo oltre. Di tanto in tanto scopro che anche io ragiono da camorrista in alcuni casi, certo sono episodi marginali, di nessuna importanza concreta però eticamente pesano e fanno la differenza se valutati anche questi in prospettiva. Insomma è difficile trarsi d'impaccio dall'argomento e assumere una posizione netta, è più facile restituire i chiarscuri che caratterizzano la questione, cercando di non porsi sul piano del giudizio mai.
Bisogna vederle certe realtà, provare a comprenderle, non altro, eppure le eccezioni non mancano quando si ferisce la dignità e l'intelligenza delle persone.
A Napoli si dice "chest' è na camorra" ("questa è una camorra" indicando un sopruso, una costrizione fisica e psicologica) e la frase rende al meglio il punto dal quale nasce tutto per diventare poi sistema, struttura portante di una economia di sussistenza che pesca nel vuoto di potere complice dello stato e nel degrado sociale per arricchire chi sa usare la pistola, facendosi stato legittimo a sua volta e non da meno solida sottocultura pregnante.
Saviano anticipava che la camorra così come la 'ndrangheta non sono più fenomeni geograficamente localizzati in tre o quattro regioni, il pensiero e l'economia di fondo di questo movimento si sono ripuliti dal vernacolo valicando i confini storici, non solo più la mano armata per il controllo del territorio ma il posizionamento politico a garanzia della libertà di movimento a livello istituzionale.
Cosa è che lascia passare quindi il messaggio che conviene adattarsi al fenomeno, farne parte indirettamente senza intromettersi, viverlo tenendosi ad una giusta distanza, la sua legalizzazione non altro.
Si, la camorra è legale, usa la legalità comprando uomini e donne.
Napoli non è Roma o Milano, quello che si deve sapere si sa, non c'è bisogno dell'intercettazione telefonica, dell'inchiesta giornalistica o dei risultati di una indagine, Napoli ha le dimensioni topografiche di una città con qualche milione di abitanti e la vita sociale di un paesello di 200 anime, tutti sanno chi si deve evitare o rispettare. I nomi, i dettagli, gli indirizzi, i traffici sono più o meno evidenti e sotto gli occhi di vuole guardare, il resto è solo storia amaramente e complicemente non scritta.
Il mancato via a procedere all'arresto di Nicola Cosentino di ieri (12 Gennaio 2012) ad opera della Camera è l'atto più alto di quella frase che si fa pensiero fondante di una organizzazione criminale:"chest' è na camorra".
Non c'è bisogno dell'Antimafia per individuare la morale di Cosentino, l'Antimafia è ostacolata indirettamente da Berlusconi che convince radicali e leghisti a far saltare il provvedimento contro il coordinatore regionale del PartitoDelleLibertà il cui nome dice tutto. Libertà di delinquere (fino a prova contraria) e di eludere la legge perchè protetti da poteri forti. Cicchitto, da buon servile portavoce minaccia la tenuta del governo, perchè Berlusconi ha troppo a cuore la sorte di Nicola Cosentino, Bossi vergognosamente a rimangiarsi posizioni e l'ex ministro degli Interni Maroni, uno che ha saputo chi sono i Casalesi, a dover mettersi le mani in tasca e fare spalluccie.
"Chest' è na camorra", caro ex Ministro Maroni, lei oggi è più meridionale di me nel subire un evidente sopruso, riadattandosi alla vita del giorno dopo ed il suo capo Bossi è diventato un ottimo esponente della cultura camorristica dalla quale non perde occasione per affrancarsene in modo ingannevolmente trasparente.
Per età avanzata (la mia) difficilmente riesco ad immaginare la camorra con dialetto meneghino o veneto eppure si impara sempre. Lo scempio non è di Napoli o della Campania, la puzza risiede al Nord, a noi la monnezza vera a quelli che dichiarano di esserne fuori quella ideologica, a completamento del teorema della legalizzazione.
"Chest' è na camorra", questo il titolo che mi piacerebbe campeggiasse in prima pagina sui principali quotidiani del paese, perchè tutti possano sentirsi per un attimo napoletani, perchè tutti possano avvertire quel senso di impotenza che si vive, quel disagio personale che si avverte quando mi chiedono cosa sia la camorra a Napoli e del perchè trovo più facile raccontarne gli episodi folkloristici ingannando la vergogna che provo nel sapere interpretare e sceneggiare ad uso e consumo altrui quell'evidenza che è sotto gli occhi di tutti ma che non si scorge perchè è inutile farlo.
"Chest' è na camorra".
Non c'è bisogno di scrivere il seguito di Gomorra, chi vuole lo ha già sotto gli occhi.
"Chest è na camorra".