lunedì 20 febbraio 2012

Kipferl al mandarino














Per un attimo ci avevo sperato.
Quegli occhiali con Paperino sulla stanghetta laterale mi avevano fatto pensare che forse, dico forse, non era poi tutta questa gran tragedia doverli portare.
Ma mamma non era d'accordo, ovvio: meglio una montatura più sobria.
E credetemi, se avete cinque anni non ci sarà modo che a spuntarla siate voi.
Ma che dico, solo una tragedia?
Provateci voi ad essere di un anno più piccola dei vostri compagni in Prima Elementare.
E nonostante questo ad essere la più alta.
Pure di tutti i maschi.
Quindi già vi guardano come una specie di alieno, e ci si mette la maestra che alla prima occhiata mi chiese pure se ero ripetente: ma non sapevo cosa volesse dire :-)
Aggiungiamo al quadro un paio di occhiali, e sembra immediatamente che non possa esserci niente di peggio.
E invece c'è: il compagno, quello terribile e incontenibile, che vedendovi entrare in classe si mette a ridere e vi chiama subito ''Quattrocchi'', in una cantilena senza fine.
A voce bella alta, che si sappia in giro, che le cantilene nelle scuole sono contagiose...
Pietà.
Ma i bambini non ne hanno.
Ed io 'Quattrocchi' me lo sono tenuto, insieme agli occhiali e alle lacrime che ricacciavo indietro che ci mancava solo gli dessi soddisfazione a quel teppista in erba.
D'altronde la maestra, una suora Orsolina vecchia scuola, alla quale avevo provato a riferirlo mi aveva detto di prenderla come una prova che il Signore mi mandava.
Di nuovo, non avevo capito bene.
Ma nemmeno mi era sembrata la migliore soluzione.
Fino al penultimo giorno di scuola.
Il teppista arriva con una nuova penna stilografica, forse regalo anticipato per i suoi (in)successi negli studi?
Mi viene vicino con un ghigno che ho stampato in mente da allora.
Mi infilza il grembiule con il pennino.
Ci fa una macchia immensa, un buco ed una gran risata.
Lo so che sembra una battuta: ma davvero 'Quattrocchi' in quel momento non ci ha visto più :-)
Si, ero più piccola, timida e silenziosa ma dieci centimetri più alta di lui.
Gli ho dato un ceffone epocale.
Il ghigno non c'è più, il teppista piange.
Minaccia di dirlo alla suora.
Ma che paura può farmi, se tanto ho già il sospetto di come gli risponderà? ;-)
E da quel giorno, solo lenti a contatto.

Stefania Orlando (Arabafelice)

Per chi dovesse trovarsi per un attimo smarrito pensando di aver sbagliato sito posso invece confermargli che il link web è corretto, solo l'autore, autrice in questo caso, del post è differente. Ho avuto l'onore di ospitare infatti Stefania del blog ArabaFelice perchè a prescindere la stima maturata con la condivisione di ricette e con lo scambio di considerazioni su quanto gravita intorno al mondo del food, spesso ci soffermiamo a parlare del modo con il quale scriviamo il nostro diario personale.
E'chiaro che le invidio una leggerezza di scrittura che non si traduce mai in superficialità tutt'altro, resta sempre piacevole lasciando intravedere contenuti che per chi non desidera applicarsi oltremodo, restano sullo sfondo senza disturbare più di tanto. Per un matusalemme-palloso come me, nella pur evidente esigenza di imparare come completare esteticamente una torta quindi, galeggia anche la volontà di acquisire nello scrivere un quid di freschezza che svecchi alcune pagine del mio diario viranti all'"ernia-pendente"! :D
Da qui l'idea di scambiarci i post pre-ricetta, una modalità che funge quindi da promemoria per me la prossima volta che metto penna su carta...eh si perchè molte delle cose che leggete nascono da appunti scritti su pezzettini minuscoli che perdo nelle tasche del giubbino o di qualche jeans a riprova che io e la tecnologia siamo ancora molto distanti.
Stefania quindi, non so se mossa a pietà, mi ha poi lasciato uno spazio sul suo blog in modo affettuoso sì, ma anche poco previdente...perchè non vorrei essere poi la causa di una perdita improvvisa di pubblico...la qual cosa mi dispiacerebbe ovviamente. Rimediare a questi sensi di colpa con un grazie gastronomico è stato tuttavia più semplice e ben sapendo quanto le piacciano le burrose ricette di Martha Stewart vi condivido dei biscotti il cui riscontro in famiglia e non, è stato davvero più che ottimale.
La ricetta originale è di Alda Muratore (del forum della Cucina Italiana) ripresa e condivisa da Giovanna di LostInKitchen, un sicuro riferimento per me, Giovanna ovviamente, con una cucina che coniuga concretezza ed eleganza, dando alle sue preparazioni la giusta retrospettiva culturale, che poi peschi dalla tradizione, dalla storia o dall'innovazione non importa, non c'è mai nulla di banale nel suo blog.
Passiamo quindi alla ricetta.
Di base non amo i biscotti al burro e quindi ho modificato leggermente la base di partenza abbassando di un buon 20% il contenuto grasso declinando i Kipferl con dei mandarini dalla qualità commuovente. Da Natale questi biscotti sono stati rifatti ben 4 volte di cui 2 a dosi doppie, idem mia sorella che al momento si è attestata a due ripetizioni ad ingredienti raddoppiati :)
Per chi lo ha provato non dirà mai che è eccezionale perchè non hanno un gusto "sparato", tutt'altro fanno della delicatezza e della scioglievolezza il loro punto di forza, ragion per cui un paio non sono mai sufficienti. Per dei normali biscotti al burro altre il singolo pezzo non vado mai anche quando sono di fattura artigianale, per questi l'eccezione è confermata sempre, non resta quindi che provarli :)


Kipferl ai mandarini
Per una sessantina di pezzi:
250 gr. di farina;
1 tuorlo medio di uova a codice 0;
buccia grattuggiata di 3 mandarini;
80 gr di zucchero;
100 gr. di mandorle tritate
160 gr. di burro di ottima qualità; (la ricetta originale ne prevede 200gr.)
2 cucchiai di liquore al mandarino(facoltativo, se fatto in casa ovviamente è decisamente meglio);
zucchero a velo;

Si impastano insieme gli ingredienti, tranne lo zucchero a velo, si lascia riposare la pasta al fresco un'oretta. Poi si divide in pezzetti grandi come una noce e da ciascun pezzetto si ricava un cilindretto, più 'grasso' nel centro e più affilato alle estremità, e si piega a cornetto. Si cuociono a 180° per circa dieci minuti (non devono brunire), e si cospargono ancora caldi con lo zucchero a velo.
Sono deliziosi.