martedì 3 agosto 2010

Sorbetto fondente al limoncello














La sagra. Un mito che risorge ogni estate dal torpore invernale.
La sagra. Una meta del delirio da ricerca di altro.
La sagra. Imbuto generazionale di cultori dell'utopico.
La sagra. Baccanale alimentare evocata per oblio da routine.
La sagra. Festa accattivante e persuasiva di organizzazione a 'delinquere', occasione del paese che la ospita per farsi quattro sane risate remunerate anche.

Tipica la frase dello 'spigliato' del gruppo, sia esso un ragazzo o un adulto in età da pensione:
"Nooooooo, c'è la sagra dei calamaretti fritti Sabato, dobbiamo andarci assolutamente! Non possiamo perderla! Capirai manca ancora tanto alle vacanze e poi lì ne vale la pena, è tutta produzione locale, sarà una abbuffata indimenticabile...strepitosa...sono ancora negli anni settanta da quelle parti...ci andiamo no?!...sù sù che ci divertiamo!".(Tutto ovviamente detto da chi non gli anni 70' ma il medioevo lo attraversa in pieno mentalmente...ma quello è un discorso a parte.)
Lentamente l'idea si fa strada e prende corpo nel gruppetto di amici...i primi intoppi organizzativi, poi si decide di partire tutti il giorno prefissato in leggero anticipo rispetto all'ora con la quale da programma avrà inizio la manifestazione.
Se la sagra è alle 20:00 ed il paesino dista appunto 50 Km...si parte alle 16:30 per non avere lo stress di non riuscire a parcheggiare. Unico vero dilemma invece, come vestirsi per tale appuntamento 'mondano'?
Le ragazze o le mogli infatti abbozzano sul fatto di andare ad una sagra sotto il sole cocente del pieno pomeriggio solo perchè finalmente possono indossare quella minigonna estrema comprata giorni addietro in una boutique del centro durante i saldi con la speranza di perdere 20Kg in 10 giorni...paracadutando la mente nel timore di una figura pessima a mostrare i coscioni con il pensiero 'salvalavitabeghelli' che è estate e che in fondo lì sono una banda di paesani e non possono far altro che apprezzare cotanta mise!
Tacco alto, trucco imbarazzante e scollatura ombellicare casomai qualcuno non gradisse solo lo stacco di gamba. "Avrà sempre di che rifarsi gli occhi!", pensiero ricorrente riflesso nel malcelato sorrisetto malizioso da dispensare a qualche bel giovine in loco quel tanto che basta per far ingelosire l'amato ragazzo-primate.
Immancabile il reggiseno finto-invisibile, visibilissimo invece, le cui bretelline trasparenti disegnano solchi biancastri in violacee linee guida che demarcano sulle cicciotte spalle femminili tessuti epidermici strizzati e privi di ossigeno da tempo. Ma se bella vuoi apparire...
Smalto e scarpe...quello è il momento per darsi una altezza differente catarifrangendo le unghie dei piedi e delle mani con colori ravvisabili ad occhio nudo da un satellite in orbita.
Se non si vuole passare inosservati...
Lui invece, camicia sblusata in puro lino stropicciato per rendere una improbabile giustizia alla pancia pronunciata, bermuda milletasche griffato portato sotto la 'panza' ma anche sotto le mutande, mocassino calzato solo due volte quasi sempre color crema o bianco comunione, orologio alla moda coloratissimo dalle dimensioni spropositate ostentato anche durante la guida con braccio penzolone dal finestrino ed espressione convinta. Di lì a breve sarà un orgoglioso gorilla capobranco a passeggiare tronfio nel variopinto circo paesano esibendo la 'notevole' moglie/fidanzata.
Sulla eventuale prole passo per non recare danno a degli innocenti.
Si arriva tutti alle 17:30...manca poco meno di tre ore allo start del friggi-friggi e quindi cosa fare se non 30 volte il giro del corso principale del paesino sul lungomare, altrettante volte il portico della piazzetta, soffermandosi tra bancarelle invitanti per colori e profumi.
Lei persa tra monili-chincaglieria, borse, abbigliamento ed oggettini per la casa, lui invece a comprare&mangiare quanto gli capita a tiro... mandorle caramellate, gommose ai frutti di bosco e cocacola, zucchero filato, spiga arrostita, lupini, arachidi, croccantini al sesamo...il tutto rigorosamente rispettando le medesime quotazioni aggiornate all'indice di inflazione del momento del caviale sevruga iraniano.
Alle 20:30 l'aria si inonda di umori oleosi che segnalano la presenza di pesce fritto anche alle navi in acque territoriali internazionali. Si acquista tutto quanto hanno fritto...dai calamaretti appunto, alle patatine, dagli spuntoni di polenta (si c'era anche questa!) ai gamberetti, avendo come bonus una insalata rinfrescante annegata in olio di girasole comprato ad una asta on-line di derrate alimentari in procinto di scadere. Prezzo del menù completo 20 euro, tutti seduti in tavoloni di legno in aree recintate e protette.
La location dimenticavo...trattasi di paese di mille abitanti circa distante 50Km dalla metropoli, sul mare, con raccolta differenziata e conversione alle energie alternative, connessione wireless per gran parte del comune, ricchezza media procapite da fare invidia al Principato di Monaco e comitato organizzativo che ha acquistato i calamaretti congelati al discount sotto casa del tipo spigliato di cui all'inizio, avendone avuto poi cura di levarli dagli imballi di plastica al momento del suo arrivo bagnandoli con acqua di porto per accentuare l'effetto "rustico"!
La sagra ha inizio. All'interno del recinto frequentato da soli vip metropolitani il rito mangereccio ha il suo epilogo.
Lì fuori invece, la gente cosiddetta 'di paese', nei pressi dei tre o quattro bar lungo il corso, seduta in comode panchine o su sedie messe alla buona fuori delle abitazioni basse a sgranocchiare qualche nocciolina, intenzionati a non perdersi quello zoo di città riversatosi per sommo gaudio delle casse comunali in quel piccolo avanposto litoraneo che per un giorno riesce a rendere provinciale una bella fetta di "metropolitani" della vicina città.
Non c'è prezzo per quella sottile soddisfazione.

Le sirene di Ulisse inducevano i marinai a schiantarsi sugli scogli perchè cantavano divinamente ma anche perchè avevano scritto un cartello a vista che citava all'incirca "Sagra del calamaretto fritto, solo per stasera!".



Passiamo alla ricetta. E'da tempo che indugio golosamente tra i post dello ZioPiero e la vetrina pasticceria del Nanni in tema di dolci e gelati, non solo per la loro bravura quanto perchè insieme hanno deciso che prima o poi mi regaleranno una bella gelatiera, sempre che non ci abbiano già ripensato! ahahhaaha :PPP
Scherzi a parte, indugiando tra gelati, granite e sorbetti era da un pò che studiavo per farne uno pur in assenza di supporti tecnologici appunto che non sia il freezer stesso...
La frutta si vabbè...ma dalle mie parti sapete che è la golosità a farla da padrone e se non ci si fa male...ma male davvero non siamo contenti!
Alla fine ho optato per una ricetta di Luglio di Sale&Pepe modificata quel tanto che basta per renderla maggiormente affine (e letale aggiungerei) ai miei gusti ;)
Sappiate che tutt'ora mentre scrivo sono a rischio per reiterato abuso di suddetto sorbetto. Preparato a mò di esperimento in prima serata, il giorno dopo ne ho fatta una altra dose...che è terminata pur avendo già cucinato non una ma ben tre sbriciolati crema&fichi per il weekend.
L'epilogo è stato a fine cena con la mia ragazza che distraendomi con la scusa di voler sparecchiare la tavola si è alzata armata di cucchiaino e si è fiondata nel freezer a terminare quanto per decenza e forma era stato lasciato nel contenitore...oramai semivuoto. La prova era andata a buon fine :)
Il giorno dopo avendo mia suocera la sera a cena...l'ho rifatto. Lo sbriciolato come dolce speravo attenuasse il desiderio di sorbetto...niente di più errato...una volta messo nei bicchieri è stato un delirio di bis, tris, cucchiaini che golosamente continuavano a pescare...
Abbiamo anche evocato lo spettro di un colon in fiamme, i fantasmi di dissenterie epiche o di stomaci torturati&afflitti...niente, siamo scesi eroici e fomentati nel lento oblio della golosità...
Speriamo bene! ahahahahahahaha :DDDDDDDDDDDDD

Riporto la ricetta direttamente modificata in quanto ho aggiunto qualche passaggio in più che reputavo fondamentale per la riuscita. Una ultima nota...nelle foto c'è anche un utilissimo pesca-gelato regalato da una amica di famiglia alla quale a casa teniamo parecchio :)))) (E'consentito l'uso personale del blog per un saluto, no?! :P

Sorbetto fondente al limoncello

Ingredienti
0,5 l. di acqua;
80 gr. di cacao amaro (Ho usato quello Lindt);
120 gr. di zucchero;
200 gr. di cioccolato fondente (Ho usato quello Lindt al 75%);
6 cucchiai di limoncello;

Preparazione
Si porta ad ebollizione il mezzo litro di acqua con il cacao amaro in precedenza setacciato.
Contemporaneamente si sciolgono a parte i 200 gr. di cioccolato fondente (a bagnomaria, con il microonde,...) e si lasciano leggermente intiepidire. Si incorpora successivamente il cioccolato fondente fuso all'acqua&cacao in leggera ebolizzione con 3 cucchiai aggiuntivi di limoncello, girando il tutto manualmente con una normale frusta per dolci.
Si filtra con un colino a maglie strette e si versa in un contenitore perchè si possa raffreddare. Dopo poco aggiungiamo gli altri tre cucchiai di limoncello in modo che il calore latente faccia evaporare solo una parte dell'alcool aggiunto. Questa accortenza se da una parte ha una valenza prettamente di gusto dall'altra facilita (se pur di poco) cambiandone le modalità con le quali si rapprende il sorbetto.
Una volta a temperatura ambiente si passa in freezer. Ogni due ore (ma questo molto dipende dalla temperatura dello stesso) si procede a dare delle energiche rimescolate. Andrebbe servito con scorzette di limone grattuggiato...ma onestamente una volta provato al cucchiaino, mandate sonoramente a quel paese ogni aggiunta e vi ci fiondate dentro ;)
Il limoncello in retrogusto come anche le note lontane d'alcool contrastano la decisione di questo sorbetto che non ha nulla da invidiare a tanti gelati finti-artigianali!
Provatelo! ;)