martedì 9 aprile 2013

Pandolce alle pere


Acquistare al supermercato è uno sport che riserva sempre qualche sorpresa a volte dal risvolto carino, altre meno. Di recente ho comprato del Parmigiano Reggiano che mi occorreva per una torta rustica salvo poi essere lasciato intonso visto che nel corso del pomeriggio che avevo dedicato alla stessa, l'idea di partenza era evoluta sino a trasformarla in una pitta ripiena che a me piace decisamente di più e che non prevedeva formaggio come ingrediente.
C'è da sottolineare che non lo acquisto mai al super e non certo per una forma di snobbismo quanto per il fatto che mi arriva direttamente dal negozio di mio cugino, salvo appunto le eccezioni come queste che mi trovano sprovvisto. Una sera quindi, complice anche il fatto che ultimamente ho qualche restrizione alimentare da osservare, ne ho preso un pezzettino per chiudere la cena con il classico schiocco di pane pizza sfornato da poco. Con mia grande sorpresa quel cubetto di Parmigiano profumava di noci, il sapore idem. La grana infatti era attraversata da una vena persistente di noce fresca tale da farmi scartare anche l'iniziale idea che fosse stato tagliato con un coltello in precedenza a contatto con tale (suddetta) frutta secca. MissD. anche lei alquanto stupita della cosa.
Troppo stanco per chiedermi il perchè ed il per come l'ho riposto in attesa di trovare una motivazione-spiegazione che evitasse la definitiva strada della monnezza, visto che cerco sempre di non buttare nulla. L'episodio in realtà era anche stato accantonato al pari appunto dello spicchietto giacente sul ripiano medio del frigorifero dedito ad aromatizzare di noce il reparto latte-e-i-suoi-derivati, fino a quando qualche giorno dopo non mi sono ritrovato a portata di mano, sempre nel medesimo supermercato l'addetto responsabile al banco salumeria che defilato rispetto alla affollata zona servita, era dedito a dissossare un prosciutto insieme ad un collega molto più giovane di lui. Ho approfittato della situazione favorevole, mi sono avvicinato e devo dire che inizialmente non ho suscitato grande curiosità se non per il fatto che il caldo pomeriggio mi rendeva quanto mai bizzarro sotto un pesante giaccone invernale semiaperto dal quale spuntava un lupetto nero al collo ed un viso lucido di stanchezza, caratterizzato da un altrettanto opaco paio di occhiali arrivato a metà naso. A bassa voce dico:"La posso disturbare?";
Il commesso anziano, si ferma, non alza la testa dal prosciutto ma solo gli occhi quel tanto che basta per fare cenno di si senza proferire parola.
Io:"La scorsa settimana ho acquistato del Parmigiano Reggiano qui e quando l'ho provato sapeva di noce...". Il commesso giovane a questo punto, prima intento a reggere i coltelli, inizia una lenta risata cercando con lo sguardo il collega di fianco a lui. Me lo guardo con l'aria di un ebete anche perchè non ho alcuna intenzione di fare storie, la piccola folla in attesa del proprio turno, lì accanto è già abbastanza curiosa di suo, tanto da ingannare i minuti volgendo di tanto in tanto sguardi&orecchie verso di noi.
Faccio finta di nulla e continuo:"...sa, ho pensato anche che fosse stato tagliato con un coltello usato per qualche altro formaggio e quindi...". L'addetto anziano oramai interrotto ha riposto lo strofinaccio con il quale teneva saldo il morso da suino, ha raddrizzato la schiena e con molta gentilezza mista ad ironia ha sentenziato con voce pacata:"...ne ho sentite tante ma questa è nuova, in ogni caso mi porti pure il parmigiano che lo sostituisco volentieri...";
Io (adesso con voce sostenuta a tratti):"...assolutamente non era questo il motivo per il quale le accennavo la stranezza...volevo solo far presente la cosa visto che qui acquisto regolarmente e non vorrei avere una stessa identica sorpresa...";
L'aiutante giovane a questo punto volgendo lo sguardo al tagliere rideva senza contenersi, ben supportato pur senza che ci fosse una occhiata di ricambio, dal tono del collega più anziano che rapidamente ha chiuso la conversazione sentenziando:"...la prego...è chiaro che lei è qui non per il cambio...ma a questo punto se torna nei prossimi giorni ci porta quel formaggio in modo da poter anche noi capire meglio...sa per curiosità!".
Non ho detto nulla, ho fatto di si con la testa, ciao con la mano bassa e con accondiscendenza al pari dei ragazzini imbarazzati e con il cestino di plastica appoggiato sull'avanbraccio mi sono avviato nel lungo corridoio che portava alle casse a testa china come la più frustrata delle persone. Mi sono bastati pochi scaffali di pasta tuttavia per riprendermi e pensare che potevo pure perderla una mezz'ora del mio tempo, quel tanto per capire se il cubotto di parmigiano avanzato potevo ancora sfruttarlo a mò di supposta per quel deficiente del garzone, magari avanzava anche qualcosa per il suo superiore.
Poco dopo ho avvisato MissD. chidendole se alla cena poteva pensare lei visto che sarei tornato a casa ma che poi avrei fatto nuovamente un salto al supermercato, spiegandole per sommi capi l'accaduto. Una volta a casa quindi ho avvolto nell'alluminio lo spicchio di formaggio 'alle noci', sempre più contento che assomigliasse ad un proiettile da mortaio, ho riposto nel frigo quanto non avrebbe potuto aspettare oltre della spesa appena fatta e poco dopo mi sono presentato ancora li al banco gastronomia del super.
Più sfatto di prima, più opaco nel viso, con gli occhiali ancor più protesi verso la punta del naso ma di certo con una diversa luce negli occhi. Stesso approccio precedente quello dei due addetti, il ragazzo che ha iniziato a sorridere non appena mi ha visto spuntare dal reparto orto-frutta, quello anziano invece ancor più compassato di prima in attesa di verificare e di poter dare nuovi spunti di sfottò al collega.
Apro la carta d'alluminio, porgo il pezzetto al di là del banco e toh, l'addetto anziano perde quel tratto ilare che aveva avuto fino a poco prima.
E'calmo ma non proferisce parola...al che ho incalzato:"...lo provi la prego, il sapore è netto, sa di noce...come le dicevo...". Il ragazzetto accanto non vedeva l'ora di procedere anche lui all'ispezione soprattutto perchè stupito della reazione seria del collega che era rimasto pensieroso davanti al cubotto stagionato. Imbarazzo totale (il suo) e gli sguardi di chi nei pressi aveva notato la scena completavano il quadro di un potenziale delirio infrasettimanale. Una manciata di secondi dopo finalmente è arrivata anche la 'diagnosi':"...non potevo crederci ed invece ha proprio ragione, a questo punto so anche cosa è successo, probabilmente questa forma che è arrivata da noi a Pasqua ed è stata messa in esposizione su dei sacchi di noci sgusciate ne ha preso anche l'aroma essendo il pezzo da lei acquistato parte della base stessa...vede il punto...dovrebbe essere pressapoco questo (indicando una forma ancora intera)". Rivestitosi quindi di professionalità è uscito dal bancone mi è venuto incontro con un nuovo e ben più grande spicchio di formaggio, incartato alla velocità della luce, accennando con lieve inflessione dialettale:"...mi deve scusare, ho capito che non era venuto a fare storie ma questo è il minimo che deve accettare come scuse, non potrei fare diversamente mi creda...non sa quante me raccontano...e non posso stare dietro a tutto...".
Ho provato a rifiutare anche con decisione ma senza alcun risultato. Ci siamo salutati con accennata stima e nel riguadagnare l'uscita passando nuovamente davanti al banco salumi ho volutamente guardato negli occhi il giovane garzone, oramai rimasto impalato a fare da spettatore leggermente incredulo. Dal mio viso lucido di stanchezza e dagli opachi occhiali è partito un piccolo sorriso omicida, ad accompagnare il ciao-ciao fatto con la mano bassa e solo di poco sollevata sulla vita, mano che adesso posso confessare per un attimo è stata tentata di chiudere impulsivamente e nello stesso tempo il pollice, l'indice, l'anulare ed il mignolo...e chi sa che non l'abbia fatto anche, involontariamente si intende...

Passiamo quindi alla ricetta.
Che sia un persecutore seriale di dolci da colazione-merenda è oramai cosa acclarata, quando infatti mi 'innamoro' di una preparazione mi piace esplorarla in varie declinazioni, seguendo ovviamente il gusto personale, fino a quando non trovo la versione adatta a me, quella che io definisco appunto da morto-di-fame...quella quindi che prevede un rifacimento industriale a settimane alterne per almeno un semestre. La fine della ricetta sopraggiunge quando i parenti o i vicini manifestano segni di nausea all'enessimo dono culinario, ennesima variante della stessa preparazione già offerta in molte altre occasioni precedenti seppur con piccoli cambiamenti. Per capirci...il mio amico-vicino parlando di questo pandolce...all'ennesimo cake offerto via balcone...mi chiedeva:"Gambetto...ma quanti kg di pere ti hanno regalato??".
E'chiaro che le pere le ho sempre comprate, il che a dirla tutta vuol dire che sono certamente oggetto di demenza-gastronomica galoppante...tuttavia prima di chiudere qui la semplice constatazione e prima che le pere scompaiano del tutto vi invito a provarlo questo pandolce. Semplice quanto ottimale per consistenza, per la leggera umidità che lo caratterizza e per quella persistente nota fruttata che lo rende speciale senza mai stancare all'assaggio in qualunque occasione avvenga. Ora è chiaro che io non sono in grado di tirare fuori una ricetta così ed infatti è del Nanni, che tra l'altro ha realizzato usando un lievito autoprodotto, spiegato stesso all'interno del post sul suo blog. Nanni è un amico ma questo poca importa al fine di far intuire a chi legge quanto il suo talento riesce anche su terreni sterili come quello personale che magari non si è impegnato per il lievito autoprodotto ma poi si è divertito però a rifare il suo pandolce in varie versioni. La ricetta originale ripeto la trovate qui, insieme ad un blog che è una miniera d'oro di suggerimenti, per le versioni da morto di fame invece accomodatevi anche sotto. Se fossi davvero bravo dovrei consigliarvi qualcosa con il quale accompagnare questo pandolce...che ne so...una pallina di gelato alla vaniglia...un tocco di fondente...un pò di confettura...eppure proprio non mi viene niente da dire perchè non l'ho mai affiancato a nulla, malgrado ne avessi fette ovunque sono sempre stato soggiogato dalla semplice degustazione....in fondo che sia un persecutore seriale di dolci da colazione-merenda non è una novità, no?! :P ehheheheeh

Solo per districarsi tra le varie foto...il pandolce nel piatto celeste e il mini pulmcake nel piatto bluscuro è nella sua versione "classica". C'è poi una versione con farina di grano saraceno (piccola percentuale), un cucchiao di marmellata di limoni e mele annurche...piatto bianco e porcellini
Ultima declinazione qui visibile (le altre sul serio non le ricordo) è quella con farina di grano saraceno (piccola percentuale), un cucchiao di marmellata di limoni e mele annurche e pere in eguale quantità con un paio di cucchiai di limoncello anche (i tre plumcake nel piatto rettangolare...).
Chiaramente l'aggiunta del cucchiaio di marmellata prevede che dalla ricetta originale, quella che leggerete a seguire venga tolto il medesimo peso di zucchero dal totale.
Un paio di note ancore...il dolce si conserva tranquillamente fuori dal frigo per un pò di giorni (non è mai arrivato oltre il quarto, quinto al massimo)...e mi raccomando la qualità delle pere, fondamentali. Io ho usato sia la Decana alquanto matura che la rossa William (la William rossa, detta anche Max Red Bartlett, completamente rossa...e non pezzata);)dalla buccia fine e profumata.
Sotto la ricetta originale modificata per equilibrio ma non nella procedura:

Pandolce alle pere Ingredienti
per 2 stampi da 500 gr.
300 gr. di pera Decana o rossa Williams matura (sbucciate e detorsolate); (per le alternative 150 gr. di pere e 150 gr. di mele annurche)
225 gr. di zucchero; (per le alternative 180 gr. di zucchero e 45 gr. di marmellata di limone)
120gr. di latte fresco intero;
80gr. di burro;
1 uovo (grande 60 gr.);
Sale un pizzico
Scorza grattugiata di limone
275 gr. di farina; (per le alternative 200 gr. di farina 00 e 75 gr. di farina di grano saraceno) una bustina di lievito per dolci, possibilmente non vanigliato;

Procedimento
Mettere nel frullatore la polpa delle pere a tocchetti, aggiungere il latte, lo zucchero, l'uovo, il burro (fuso), la scorza di limone grattugiata e l'uovo. Frullare ad impulsi cercando di non incorporare troppa aria e versare poi in una ciotola ampia. Setacciare poco alla volta sul frullato la farina mista al lievito incorporando con la frusta quanto basta ad ottenere un composto omogeneo. Versare negli stampi (io ne ho usati di cartoncino siliconato e sono l'ideale) che dovrebbero riempirsi per 3/4, (comunque conviene pesarlo per essere esatti). Cuocere a 170° per 50' circa, prima di togliere dal forno verificare la cottura con uno stecchino. Lasciar raffreddare un po' e poi togliere dagli stampi e mettere a raffreddare su una griglia.