martedì 10 maggio 2011

Piattellini impanati con cipolle di Tropea














Due giorni che è li.
E' un roulotte di molti anni fa. Dall'esterno si intuisce la semplice logica di assemblaggio, la carrozzeria di un furgoncino e dietro un perfetto quadrato non smussato negli spigoli delimitato da una porta ed un oblò rettagolare di plastica bruna posto con la lunghezza maggiore in orizzontale. L'oblò è chiuso, serrato con un piccolo lucchettino visibile dall'esterno.
Sopra uno sfiato a mò di cappa, anche esso con l'ennesima copertura non sigillata sempre di plastica color fumo, questa volta quadrato leggermente dischiuso il che indicherebbe che dentro c'è qualcuno.
Sembra provenire una luce fioca dal di sotto ma ad essere sincero non ho mai capito se quel pallore aranciato fosse invece dovuto al lampione poco distante. Non me ne curo più di tanto in verità.
La roulotte è poco piu grande di un auto normale. E'chiaro che ne ha visti di chilometri, è datata senza tuttavia mostrare piu di tanto le rughe del tempo. Poche strisciature, qualche lievissima ammaccatura, bianca, opacizzata dall'alternarsi del sole e della pioggia, le ruote esili ed in perfetto stato di manutenzione. La marca dei pneumatici del tutto sconosciuta così come la targa posteriore, manca anche l'indicazione della nazione il che mi fa pensare che non potrebbe circolare.
Sono due giorni che mi chiedo chi mai possa esserci dentro. Il dubbio dura solo quei dieci secondi che ci passo attraversandola di sbieco sul lato retrostante poi è annegato tra le onde del quotidiano, inghiottito da pensieri, stress, ansie, sorrisi e qualche vaffa che proprio non manca mai di recente. Per la terza mattina di seguito la roulotte è sempre li nel medesimo punto. La domanda riaffiora tra gli avanzi dei sogni della notte, la mia sonnolenza residua e la semplice osservazione che sul tettuccio adesso ci sono dei panni stesi ad asciugare alla luce delle stelle. Poetica la cosa se non fosse che probabilmente saranno stati dimenticati di giorno. Ne sono certo quindi, dentro c'è qualcuno, magari anzi di certo ora dorme.
Non mi soffermo piu di tanto è Venerdi (29 Aprile 2011) voglio chiudere quella settimana e con la testa sono già a cercare tutte le piccole soluzioni o scappatoie a quanto presumo mi troverò davanti quando il sole avrà fatto capolino sulle lontane colline ad est, quelle dove di tanto in tanto poso lo sguardo a cercare cambi d'ombra mai uguali.
Ad ora di pranzo incrocio nuovamente la roulotte non è piu parcheggiata adesso è in seconda fila davanti alla fontanella di un giardinetto spellacchiato. Sono influenzato e vorrei solo tornare a casa però il traffico si rivela provvidenziale per la mia piccola curiosità mattiniera.
Dal marciapiede antistante le aiuole poco distanti un ragazzino sui sette anni ed una bambina piu piccola mano nella mano corrono verso la roulotte. Aprono la porticina ed intravedo la madre, sulla quarantina, magra, sguardo un po tirato, forse è solo la mia di insofferenza a fare da lente distorta, ma a prima vista quella è la sensazione. Quando i due piccoli salgono a bordo la roulotte si piega su di un lato. E'di un fragile imbarazzante quel minicaravan d'epoca, sembra avere la consistenza del cartone. Poi la porta si riapre di nuovo, adesso sono proprio ad un paio di metri. Esce un uomo con una sottile barba calando la testa in modo da non urtare la volta bassa, un ragazzo farei meglio a dire, certamente il padre. Jeans, scarpe da ginnastica una tshirt marrone con una scritta indecifrabile e dei palloncini disegnati sopra. Si porta davanti allo sportello del guidatore, lo apre e ci si infila dentro. Si volta alle spalle verso una platea che ignoro ma che mi immagino essere la famiglia di prima, qualcuno gli passa un oggettino che lui posa sul parabrezza dell'auto. Faccio caso ad un rosario appeso allo specchietto retrovisore, poi mi concentro nuovamente su quell'oggetto al centro del cruscotto sotto il parabrezza in bella evidenza e non posso che capire con un piccolo sorriso accennato dentro.
Guardo la targa sul lato anteriore della roulotte quello che non avevo mai visto prima, adesso che lo ho davanti è ancora più chiaro, tutto torna, compaiono finalmente le iniziali del paese di provenienza.
Il ninnolo altro non era che una ventosa con sopra un piccolo drappo plastificato teso ad un vento immaginario. Motore acceso, la roulotte scompare velocemente dalla mia visuale avendo imboccato la direzione opposta a quella dove sono io, bloccato nel traffico di una città che cerca di svuotarsi dei suoi abitanti usuali per far posto a chi invece li si sente anche solo per un week-end, realmente a casa. Magari è la prima volta.
Il mini stendardo altro non era che la bandiera della Polonia, il vento che la teneva dritta invece quello soffiava da lontano, dalla medesima terra per precisione e portava ad un appuntamento 'umano' che in molti non hanno disatteso.
Nemmeno il contraddittorio (a ragion veduta che dir si voglia) giudizio politico ha potuto qualcosa, quel Papa per molti è stato "il Papa", la prova inconfutabile che quella lucina che abbiamo dentro ha una ragione, una ragione senza nome che raddolcisce gli sguardi ed apre ad una speranza non solo religiosa. Il perchè ed il per come invece questo si perde probabilmente nei ricordi e nei miei sogni avanzati della mattina...così come quella roulotte che ho avuto la fortuna di incrociare per ben tre giorni di seguito e che poi come un lampo è scomparsa.
Quello sguardo invece, chi lo ha incrociato dal vivo, se lo porta dentro per sempre.


Passiamo ora alla ricetta.
Da una raccolta di cucina del 'Corriere della sera' ho tratto (modificandolo) questo piatto che devo dire mi ha dato delle belle soddisfazioni. La ricetta non è nessuna novità spiazzante, è solo una lettura più ricercata di un classico della cucina vegetariana in una declinazione meno stucchevole per ingredienti e per tecnica di preparazione.
Questi "hamburger" di fagioli infatti hanno il pregio di non risultare farinosi al palato, perdono la propra caratteristica sabbiosa per rivelarsi in un impasto leggermente più ricco un ottimo passepartout su più fronti.
Il contro della medaglia è dato però dalla lavorazione non proprio semplice. Con qualche piccolo accorgimento tuttavia si riesce senza grandi intoppi.
Il risultato è una piacevole sorpresa. Spero che le foto per quanto siano scarne di coreografia rendino in pieno.


Piattellini impanati con cipolle di Tropea
Tratto dalla Cucina del Corriere della Sera
240 gr. di fagioli di Sorana/piattellini (peso già cotto e privato di acqua in eccesso);
40 gr. di tuorlo + 1 uovo per l'impanatura;
1 cipolla rossa di Tropea medio-grande;
1 costola di sedano;
1 rametto di prezzemolo
una foglia piccola di salvia;
3 cucchiai di olio evo;
20 gr. di pinoli;
60 gr. di farina (40 gr. '0' e 20 gr. manitoba);
prezzemolo fresco (per l'impasto);
panegrattato fine;
olio evo;

Preparazione
La notte prima mettere a bagno un 200 gr. di fagioli piattellini*;
Il mattino seguente in circa 2-3 litri di acqua tagliare la cipolla di Tropea a rondelle sottili e mettere un mazzetto ben legato di aromi (io del prezzemolo, sedano ed una foglia di salvia molto piccola). Ho fatto bollire quindi i fagioli piattellini per circa tre ore in questo finto-brodo eliminando a metà cottura il mazzetto aromatico fino al consumo pressochè totale della parte liquida. Ho poi filtrato con uno scolapasta in modo da eliminare gli eventuali residui liquidi. Ho quindi passato il tutto al mixer incorporando i 3 cucchiai di olio evo ed i pinoli.
A mano ho quindi amalgamato la pasta ottenuta con la farina, con i tuorli ed infine con pezzetti ben asciutti di prezzemolo.
Procedere sempre con una forchetta perche l'impasto è molto morbido e di difficile lavorazione.
Trasferite quindi la pasta su di un foglio di carta forno precedentemente infarinato, ungetevi le mani e lavoratelo ricavandone 5-6 palline leggermente piu grandi di una pallina di ping-pong.
A questo punto preparate la teglia nella quale procederete alla cottura coprendola con carta forno leggermente oleata.
Mettete quindi un coppapasta lievemente unto nel punto dove vorrete il primo "hamburger". Prelevate quindi una pallina di impasto trasferitela prima nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato ponetela quindo all'interno del coppapasta dove aiutandovi con il fondo di un bicchiere modellerete la 'polpetta' impanata secondo la geometria cilindrica. Sfilare il coppapasta e spolverare ancora con pangrattato qualora fosse necessario.
Procedere in modo similare anche per gli altri "hamburger".
Per la cottura, ripiano medio del forno a 200 gradi per circa 20-25 minuti.
E'la seconda volta che li preparo perche sono piaciuti parecchio...la prossima volta però per cambiare ne faccio una versione cordon bleu...e già mi sfrego le mani al solo pensiero! :D

*I fagioli di Sorana o anche detti fagioli piattellini sono dei piccoli fagioli dalla buccia molto sottile il che li rende molto digeribili rispetto ad altre tipologie.
La cottura migliore solitamente è nel classico 'fiasco toscano' con un condimento minimale ma questa volta proprio per la loro buccia sottile ho preferito ricavarne una 'pasta' per proporli in modo differente.
Va sottolineato che la stessa tecnica con fagioli dalla buccia più spessa è più semplice perchè l'impasto stesso risulta più lavorabile anche se alla fine la resa non è proprio uguale in quanto in questo modo si ottiene un "hamburger" decisamente più secco.
I piattellini anche se decisamente non facili da manipolare dopo la cottura rendono al palato diversamente.
Nulla ovviamente vieta di procedere con la stessa ricetta anche con fagioli già lessati.