martedì 19 giugno 2012
Crostatine pistacchio e pere
Il dialetto napoletano è una lingua a tutti gli effetti ed il fatto che sia stata riconosciuta tale, oltre che patrimonio dell'umanità non cambia in pratica la sostanza e cioè quello di essere un idioma di base grecolatino sul quale la storia ha innestato pezzi di culture differenti fino a cesellarlo nei suoi più intimi aspetti verbali.
I riferimenti alle dominazioni franco-spagnole piuttosto che all'influenza normanna o araba è argomento trito e ritrito, così come i collegamenti con la sua forma artistica più alta, la canzone napoletana appunto con tutto ciò che ne deriva, monnezza neomelodica in primis.
Non che altrove ci siano alternative meno importanti storicamente ma il vernacolo partenopeo nato nel Regno delle Due Sicilie si è sempre contraddistinto dalle sue italiche alternative linguistiche per una componente fonica più volgare e soprattutto più sguaiata che ben si presta a colorire gli umori denigratori che contraddistinguono accesi scambi verbali all'arma bianca.
Devo pur menzionare l'amica Giovanna che invece mi testimoniava di un dialetto 'recente', risalente a poche generazioni antecedenti la nostra, dalla componente musicale accentuata e dai toni più smussati, quasi viranti all'aggraziato. Pur avendo evidenza di questa forma alta del 'volgare partenopeo' la tradizione si ritrova però più a suo agio nei primi aspetti (su menzionati) e quindi si rifà semplicisticamente e storicamente alla sua classica forma, licenziosa, leggermente scomposta, a tratti poetica per virare poi in forme scollacciate ma intense nel ritmo e dal pregnante carattere caustico.
In casa mia non si è mai parlato il dialetto ma la strada e la scuola sono le prime "università" che ti formano per osmosi, ogni oltre lucida ragione.
Il primo incontro cosciente forse, con il dialetto vero e proprio, è stato che io ricordi quando giocavamo a calcio sul fondo di una strada chiusa sfruttando una saracinesca di un garage come porta. Non ero grande, lo ero solo fisicamente per la panza sblusata sui calzoni, troppo per un ragazzino di circa dieci anni. La mia 'leggiadria' sportiva , nonchè il bruciante scatto che mi contraddistinguevano(guono) nel gruppetto fecero sì che un mio amico di quel tempo fosse colto da una reminescenza araba che trasformarono la fonia del termine 'adara' (ernia, appunto in arabo) nella seguente esclamazione:"...Gambè pare ca tien a uallera!!". Ricordo con precisione che non sapevo cosa fosse la 'uallera', chiedere spiegazioni non era certo il caso però il messaggio, quello si che era arrivato forte e chiaro senza alcuna necessità di traduzione a fronte. E' ovvio che nella testa di un ragazzino fanno breccia prima le parole usate per invettiva o per 'esortazione' come nel caso appena citato. Approfondire era d'obbligo soprattutto per situazioni boccaccesche\cameratesche lontane da casa nelle quali era una esigenza non figurare come troppo fuori dal contesto, ed ecco quindi che l'"adara" ci rese tutti un pò saraceni per quelle locuzioni che esprimevano all'occorenza considerazioni calcistiche, "Pelè è semp'a uallera e Maradona" o anche un tedio infinito verso qualcosa o qualcuno "...cià fatto a' uallera a' pizzaiola" (cucinare l'ernia alla "pizzaiola").
Per molto tempo ho vissuto quindi il vernacolo della mia città come una sorta di violenza al mio non sentirmi parte di quella sguaiataggine di fondo, lasciandomi in alcune situazioni privo della risposta giusta quella che mi avrebbe affrancato dall'essere "nu'turzo" (torsolo di mela o di pera e quindi sinonimo di fesso) quale sono e che mi avrebbe invece iscritto direttamente al meritorio albo dei "figli'e'zoccola" (qui ometto ogni possibile traduzione). Crescendo poi, con una sorta di percorso a ritroso ho ritrovato la mia lingua apprezzandola nelle sue declinazioni più artistiche con gli strumenti che nel tempo mi ha messo a disposizione quel pò (molto poco) che ho appreso dalla letteratura italiana . Quest'ultima mi ha consentito di gettare infatti un piccolo ponte teso ad intuire quali forme sintetiche e cromaticamente dense ha il dialetto partenopeo per esprimere un modo di sentire con tratti vivi e ricchi di luce, quasi a restituire più che una cartolina di una città quel respiro scugnizzo che si porta dentro chi è nato alle sponde del Vesuvio, dall'ultimo dei camorristi al più intellettuale dei suoi concittadini senza distinzione alcuna. Il dialetto come bisturi quindi per eviscerare una città, per mostrarne il cuore ed anche le intestina, per capire l'anatomia di una storia che si è scritta nel linguaggio, negli occhi e nei geni, rendendola unica.
Ci ho messo tempo a capirlo, a distinguerlo ed ad apprezzarlo.
Come vedete quell'amico che non ho mai frequentato non era andato tanto lontano dalla verità, inesorabilmente ero e resto per quasi tutto..."na uallera"! :D
Passiamo quindi alla ricetta
E'un pò che stavo dietro a queste crostatine rustiche di pistacchio&pere. Adoro inseguire l'immaginazione del mio palato, spostando l'orizzonte personale su quello che penso possa colpirmi. In merito avevo in partenza l'iniziale perplessità anche di MissD. che pensava (fortunatamente a torto) ad una nota troppo dolce e stufosa di un simile dessert. Poichè MissD. ha sempre delle intuizioni felici in merito questa volta temevo che i ragionamenti fatti potessero avere qualche reale falla. E' qui che entra in gioco il chiulo che invece ha fatto di queste crostatine un piacevole esperimento da replicare.
Partiamo dagli errori evidenti però. I gusci di pastafrolla sono stati fatti con cottura in bianco con carta d'alluminio e non con carta forno bagnata, ragion per cui "addio alla regolarità" estetica interna ed anche esterna, avendo i bordi subito lo sfregio dell'alluminio 'insediatosi' nell'impasto ovviamente cresciuto. Lo spessore invece è voluto, amo le frolle non troppo burrose e di spessore consistente tali da restituire "soddisfazione" al palato non perdendo però in scioglievolezza. La frolla di mia madre in merito è una piccola garanzia e quindi ancora una volta la ritrovate riportata di sotto.
In merito alla crema invece poco da dire....l'amica Milena del blog Una Finestra di Fronte è una garanzia, sempre.
Ho leggermente modificato la sua preparazione per renderla ancor più incisiva, ma qui siamo nell'ordine dell'assecondare le mie insane idee devianti in termini di golosità, quindi poco da dire, la retta via la trovate qui, sotto invece una piccola perdizione da 'morto di fame' :P ehehehehehehe
Il tocco di equilibrio invece arriva dritto dritto dal Nanni, preziosa fonte di spunti versatili ma soprattutto tecnicamente solidi, uno dei pochi al quale rivolgersi per avere un ritorno che sia tecnico ed approfondito ma che non si allontana mai dal didascalico puntando sempre alla resa al palato.
Perchè andrebbero rifatte queste crostatine?
Perchè addentandole, avrete dapprima la soddisfazione di una frolla che riempie la bocca, niente versioni chic da pasticceria piuttosto volumi rustici bilanciati da una marcata leggerezza dell'impasto, poi arriva la fresca crema al pistacchio dal gusto deciso che quando vira al dolce, quasi a far prevedere una deriva stucchevole viene subito riportata in riga dalle pere saltate in padella la cui freschezza è il vero asso nella manica. Riaddentare sarà l'unico impulso successivo, si pensa molto dopo al resto...se proprio è necessario :P ehehehehehe
Crostatine pistacchio&pere
Ingredienti per la frolla
400 gr. di farina 00;
160 gr. burro a temperatura ambiente;
160 gr. zucchero;
zeste di un limone medio;
2 uova intere codice 0 di grandezza media fredde di frigo;
Preparazione della frolla
Fare a fontana la farina mescolata in precedenza con la zeste di limone. Aggiungere quindi il burro ridotto a pezzettini e lo zucchero. Impastare sbriciolando tutto con il classico movimento con le dita che indica 'i soldi' raggiungendo una grana che sia la più sottile possibile (solitamente in una 20' non oltre anche perchè poi cominciano a dolere le dita stesse).
Aggiungere quindi alla fine le due uova ed impastare compattando rapidamente. Riporre il panetto in frigo per una oretta buona.
Stendere la frolla in uno strato sottile e foderarvi gli stampi da crostatina precedentemente imburrati ed infarinati. Bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta e sistemarvici sopra un foglio di carta forno bagnato&strizzato con dei fagioli a coprire tutta la superficie (non come ho fatto io con l'alluminio che poi il disastro non è tanto lontano :P ehheheh). Infornare a 180° per circa 10 minuti, quindi rimuovere i fagioli e la carta ed infornare nuovamente per altri 10-15 minuti circa (secondo lo spessore della pasta).
Crema di pistacchi;
200 ml. di latte fresco intero;
200 ml. di panna fresca;
85 gr. pistacchi;
5 uova codice 0;
40 gr. maizena;
160 gr. zucchero semolato;
40 gr. pasta di pistacchi;
Preparazione
Lavorare le uova intere con la pasta di pistacchi(frusta), lo zucchero, i 40 g di maizena ed i pistacchi tritati finemente e versarvi a filo il latte e la panna leggermente intiepiditi. Portare il composto su fuoco dolcissimo, mescolare finché non si addensa e trasferire in una ciotola di ceramica o di vetro perché non continui la cottura.
Filtrare con colino a maglie strette e finire a cucchiaiate quanto resta intrappolato :)
Per le pere al limoncello
Ingredienti
175 gr. di piccole e saporite pere coscia;
50 gr. di zucchero;
10 gr. di limoncello;
3 gr. di Maizena.
un filo di olio EVO
1/2 limone biologico;
Preparazione
Sbucciare le pere e tagliarle a fettine non troppo sottili, che andranno cotte a fuoco moderato in una padella antiaderente unta con un filo d'olio EVO insieme al succo del limone ed allo zucchero. Dopo qualche minuto le pere avranno prodotto il loro liquido, aggiungere la maizena (setacciandola) e cuocere rimestando con un mestolo di legno per un paio di minuti, finché il liquido si sarà gelificato per effetto dell'amido. Aggiungere il limoncello, mescolare e togliere dal fuoco. Far raffreddare a temperatura ambiente.
Montaggio
Riempire le crostatine di crema ed aggiungere le fette di pere sopra, in frigo poi per almeno tre ore. Se siete per l'estetica ci sarebbe da spennellare la superficie con gelatina neutra, capirete dalla rusticità dei gusci che nel mio caso sarebbe incoerente anche solo suggerirlo! :P eheheheheh
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E' un piacere ritrovarvi! ( sbaglio a leggere sempre dietro ai tuoi post anche MissD? )...Lo sai che rimango sempre a bocca aperta quando leggo i tuoi scritti, le tue analisi, a volte serissime, a volte canzonatorie a seconda dell'argomento.....ovviamente non conosco e non capisco il dialetto Napoletano, ma trovo senz'altro che sia di una bellezza e un'espressività riconosciuta credo ovunque. Mette di buon'umore!! La capacita straordinaria di un dialetto ( anche quello milanese) è di saper dire molto di più con poche parole. Spesso le espressioni sono difficilmente traducibili, ma molto più incisive e perfette della lingua italiana per rendere un concetto preciso.certe cose dette in dialetto sono così e basta, è impossibile trovare un'equivalente, non ha lo stesso peso e lo stesso colore.
RispondiEliminaPer il dolce: crema di pistacchio e pere è un'abbinamento insolito che riesco poco ad immaginare, mi tocca farle per esprimere un parere.....ma visto che l'esecutore sei tu, immagini che il risultato mi sorprenderà!!
Buonissima calda giornata! Franci
I dialetti sono una grande ricchezza della nostra lingua, e quello napoletano in particolare quello che secondo me esprime meglio di altri particolari stati d'animo :-)))) impossibile tradurre, niente da fare!
RispondiEliminaSpero sempre che certe realtà non si perdano come invece temo.
Dolce curioso, ed anche molto carino da vedere.
La crema di pistacchi mi ispira, ma la mancanza della pasta mi fa desistere dalla prova, almeno per ora.
credo che questo sia alla mia portata! magari lo provo un giorno o l'altro.
RispondiEliminaper il resto, soltanto diventando adulti amiamo il nostro dialetto, la nostra lingua, con discernimento, non per abitudine,presi come eravamo da giovani e volerci sentire diversi e rifiutandoci di somigliare ai più intorno a noi. capendo poi che siamo come gli altri intorno a noi.
beh, stavolta ti abbraccio.
irene
oooooh, finalmente: è un po' che stavo aspettando che tu rispuntassi....La cremina di pistacchi mi "attizza" assai. Devo trovare un modo di utilizzarla anche insieme alle pere. Io non sono una grande amante della frolla......
RispondiEliminaI dialetti sono veramente le nostre radici.
RispondiEliminaIo sono cresciuta in una famiglia dove i nonni mi si rivolgevano in Milanese e io, che lo capivo perfettamente e potevo rispondere *a tono*, avevo il veto di usare il dialetto. Pena un ceffone di mia madre.
Risultato: quando presentai il mio futuro marito (milanesissimo e cresciuto con i nonni con i quali parlava esclusivamente il dialetto) ai miei nonni,ero l'unica che si esprimeva in Italiano.
Trovo che dovremmo insegnarlo ai nostri figli perchè è la radice del nostro essere e la certezza del nostro divenire.
Passiamo ora alla ricetta... SPAZIALE.
Non so come dirtelo ma, se imparo a rispondere nel TUO dialetto .... posso venire a pulire IO il colino della crema?? Sono portata per le lingue ma, tranquillizza Miss D., non ho altre doti che facciano di me una possibile antagonista..sono na brava guagliona. Pertanto, se servisse aiuto a pulire la cucina (soprattutto da certe bontà) fate conto su di me.
A presto Mr. Gambetto, Circolo o mica Circolo, mi eri mancato.
Nora
Che bello,non lo sapevo.Io che sono napoletana,nonostante viva in Emilia da tantissimi anni,ho cercato di non perdere il mio dialetto,conservandone anche l'accento.Però ho imparato abbastanza bene anche quello emiliano,visto che ne ho sposato uno.E ti dirò che la gente che mi conosce,stenta a credere che sono napoletana,proprio perchè ho preso subito la cadenza Emiliana,ma all'ocorrenza riesco a parlare benissimo anche il napoletano.Infatti mio marito dice,che quando mi ritrovo in famiglia ,è impossibile tradurre ^_^ Tornando alla ricetta,è bellissima!!
RispondiElimina@Franci e vale
RispondiEliminaNo, non sbagli, MissD. condivide questo blog e quindi direttamente o meno è sempre presente :)
Per il dialetto, trovo ampiamente condivisibile quello che dici, indipendentemente dal contesto geografico da cui ha origine, è capace di sintetizzare in poche parole, suoni, emozioni, colori, sapori, odori come nessuna descrizione 'italiana' saprebbe mai fare con altrettanta precisione. Non ci sono equivalenti, è quasi una trasduzione di un modo di sentire difficile da definire formalmente.
Per il dolce...considera che avevamo dellle perplessità anche noi, ma se le vedi pubblicate credimi è perchè hanno avuto un riscontro che non ha lasciato dubbi in merito :)
@Stefania Orlando
"ed anche molto carino da vedere"...e poi dici che non è vero che sei buona....queste crostatine esteticamente sono davvero fatte con la clava! :P ahahahahahah
PS
Per i dialetti poco da aggiungere condivido anche se ti confesso che ho impiegato un bel pò a capirne il valore insito. Ho sempre vissuto il dialetto come un qualcosa di poco elevante senza la base di una conoscenza (seppur generica) della letteratura italiana. Insomma il dettaglio lo si apprezza nella visione di insieme altrimenti per quanto bello possa essere resta "visione ristretta" e nulla altro.
Ti immagini Roma senza il suo dialetto...una capitale senza anima...anche se l'uso che se ne fa non sempre è così nobilitante...ma io non posso proprio parlare in merito! :P ahahahahahaha
@Ciboulette
Hai penso lo stesso approccio che ho io "Odi et amo"...magari adesso con un pò di coscienza e lucidità in più ma pur sempre odio&amore resta :P ehehehheehe
PS
Geniale la barista! :D ahahahahahahaha
@GrEAT
Si, il ritorno alle origini è proprio tipico dell'acquisire maggiore lucidità ed amore del dettaglio...lo stesso dettaglio nel quale siamo cresciuti ma che abbiamo ritenuto troppo "normale" per farlo nostro da subito, apprezzandolo quando abbiamo visto che l'altro è troppe volte sinonimo di pochezza :P ehehehehehe
Un abbraccio anche a te! :)
@Giulietta
Potresti farne dei bicchierini, usando un crumble sulla superficie insieme alle pere in modo da non perdere il gioco delle consistenze. Se non hai voglia di impelagarti in impasti lunghi spezzetta dei biscotti croccanti, bagnali con poco limoncello, asciugali in forno a 100° ed usali come crumble...vedrai che ci farai un figurone stratosferico! :P ehehehhehehe
Grazie sempre per esserci :)
@TataNora
Anche io ho sempre avuto il veto del dialetto...anche se era indispensabile per farsi 'capire' per strada ed in un certo qual senso anche per farsi rispettare. Duro da comprendere per chi fa il mestiere del genitore. Poi crescendo, il rifiuto di quello che si avverte come una limitazione...fino alla vecchiaia dove si intuisce la portata di alcune forme, intraducibili ma altrettanto potenti nel rendere certe situazioni!
PS
Sei invitata nella mia cucina indipendentemente da tutto, considera che avresti di che raccontare perchè tu ovviamente vedi solo quello che pubblico...dovresti invece osservaere come la riduco la cucina...schizzi, macchie, io con la farina fin sopra le orecchie, MissD. impietrita per l'olio che arriva ovunque...potresti fare un reportage dello sporco impossibile! :D ahahahahahaah
A quel punto è ovvio che per compensare gli orrori ai quali assisterai divideremo quanto di commestibile uscirà dal forno o dai vari colini, frullatori, mixer...mi sembra il minimo :))))
Grazie sempre :)
@I manicaretti di Annarè
RispondiEliminaPerfettamente comprensibile :) ehehehhehehe
MissD. ride di gusto quando ti tanto in tanto mi esce l'espressione dialettale, soprattutto di sfottò!
Poi ci sto delle ore a spiegarle le varie sfumature di significato che può assumere a secondo delle situazioni...ma la soddisfazione maggiore è quando senza che me lo aspetti la "ripete" a perfezione (lei che napoletana non è) indovinando sia l'occasione adatta sia l'accento...lì veramente mi viene un sorriso che non hai idea.
Il dialetto emiliano...quello si che è musicale...non male davvero mi ha sempre destato una grande simpatia come le persone di quella terra. La considerazione ovviamente non è affatto correlata alle recenti vicende quanto ad esperienze personali che mi hanno confermato la cosa :)
Grazie del tuo contributo!
Che bello questo post sul dialetto napoletano, che come sai adoro.
RispondiEliminaNotevoli anche le crostatine, segno evidente di saggia ricercatezza gustativa ;)
P.S. Bello che sei tornato a scrivere, ci mancavi!!! :))
In questi giorni ho fatto spesso una capatina, temendo che il blog roll mi potesse mentire e finalmente oggi ricompari: è una gran gioia leggerti :D
RispondiEliminaIo con il dialetto ho avuto il problema opposto: è la prima lingua che ho imparato e la maestra delle elementari raccomandava spesso ai miei di parlare in italiano anche a casa, perché io riuscissi a padroneggiarlo al meglio.
Di recente ho scoperto che molti termini del mio dialetto (nelle varie province calabre ve ne sono di diversi) sono simili al napoletano (a variare è poi la dizione!): "chianchere (macellaio)", "guaglione" (ragazzo) e udite dite anche "uaddera" ....
Quella crema caratterizzata dalla pasta di pistacchi e racchiusa in quel meraviglioso guscio di frolla, splende di vita propria: una vita by Gambus il che è più di una garanzia :DDDD
Un abbraccio affettuoso di bentornato a te e alla cara MissD :)))
Deliziose queste crostatine, complimenti per tutto :) Carinissimo anche il post :D
RispondiElimina@Milen@
RispondiEliminaAllora sai perfettamente cosa intendevano i miei amici...quando mi additavano verbalmente in quel modo! :P ahahhahahahah
Il nostro meridione è tanto vicino quanto lontano e se le distanze le accorcia la lingua, qualche distanza la tirano costumi leggermente differenti che poi però inesorabilmente si accostano per una stesso modo di sentire la famiglia o certi valori.
Probabilmente, ma qui sono di parte, i nostri dialetti ripuliti delle derive più superficiali e boccaccesche sono davvero dei piccoli scrigni di cultura di cui tenere da conto per guardare lontano.
PS
L'affetto dei tuoi commenti è sempre tangibile quasi con mano...grazie di esserci sempre in modo così sentito :)
@Valentina
Grazie a te per aver letto entrambi...e piacere di conoscerti perchè se non erro questa è anche la prima volta che ci incrociamo :)
Thanks
@Lo Ziopiero
RispondiEliminaZioPiero non tergiversare....lo so che stai provando a farmi dimenticare l'"Operà" che hai preparato nei giorni scorsi ma io non la scordooooooo!! :D ehehehehehhehe
ahahaha! Te l'ho detto: la mangerai! ;)
Eliminaessere o non essere? crostatine pistacchio e pere o semifreddo nocciole e pere?... questo è il problema!!!
RispondiEliminaciaooo
roberta
Superbe. Lo zucchero nelle pere è proprio indispensabile? A mio gusto lo eliminerei e lo diminuirei anche nelle altre due preparazioni...
RispondiEliminaSolo il proprio dialetto di origine può veicolare un contenuto emotivo tanto forte da andare a toccare certe corde, le più intime del nostro essere e questo (senza niente togliere alla bellezza e particolarità di quello napoletano) secondo me vale un po' per tutti.
RispondiEliminaP.S.: grazie per la citazione sulla frutta spadellata... ricordi vero che proviene da colui che ancora avanza da te un paio di "amichevoli pacche"? eheheheheh ;-))
Ciao!
@Pupaccena
RispondiEliminaCon questo caldo...forse per te...semifreddo nocciole e pere anche se il tempo impiegato per farlo è di gran lunga maggiore...per un "morto di fame" come me invece...sempre entrambi ed anche contemporaneamente! :P ahahahaha
@Pellegrina
Hai ragione. E tu dirai su cosa? Sul fatto che a naso la ricetta possa sembrare sbilanciata per gli zuccheri (ma solo per la crema, per le pere ovviamente dipende dal grado di maturazione delle stesse e quindi è chiaro che mi riferisco al caso di frutta soda con concentrazioni zuccherine minori). Considera che questa crema senza esagerare penso di averla fatta almeno 5, 6 volte e quindi quello che vedi sopra è la soluzione finale che ha un senso se abbinata alle pere altrimenti rischia di diventare leggermente sbilanciata sul dolce. Ecco il perchè insieme a MissD. avevamo dei dubbi all'inizio.
In ogni caso sono contento che tu lo abbia scritto...perchè vuol dire che la ricetta la leggi anche con il palato il che non è da tutti e quindi chapeau :)
Mi fai sapere poi....
@Nanninanni
Perfettamente allineati. Penso che hai ragione, forse non sono riuscito a rendere come volevo il concetto di dialetto come veicolo di emozioni indipendentemente dalla sua provenienza e quindi sono davvero contento che tu lo abbia sottolineato correggendo una mia non voluta deriva, al massimo comprensibile per una questione affettiva.
Devi sapere che un mio carissimo amico (compagni a scuola per 10 anni, compagni di animazione per 7 anni, compagni di corsa amatoriale, compagni di partitelle a pallone e pallavolo...) adesso vive stabilmente a Firenze, ha due figlie meravigliose che non conosco (anche se mi invita da lui tutte le volte che ci sentiamo) e più passa il tempo e più acquisisce involontariamente la cadenza fiorentina. Sai cosa gli dico...che mai tradimento "fu più azzeccato" e non lo dico per piaggeria quanto per simpatia personale...la stessa che nutro per l'emiliano o per un certo tipo di "romanesco".
Insomma quando non mi bacchetti perchè sono un cialtrone in cucina...lo fai sull'italiano...pubblichi solo creme spalmabili per me inarrivabili....dillo che mi hai cancellato dalla lista degli amici!! :D ahahahhaaha
PS
Forse quella mattina se ci "scappava" una discussione...ed una mezza rissa di "amichevoli pacche"...oggi avremmo qualcosa di cui vantarci! :P ehehehhehe
Grazie per i complimenti! Dove la trovi a Roma la pasta di pistacchi? Vorrei andare a colpo sicuro (tempo zero).
EliminaQualcosa di cui vantarci? Dipende... pensa se le avessimo pure buscate! ;-DDD eheheheheh
RispondiElimina@Nanninanni
RispondiEliminaGuarda anche abbuscando....anche pieno di lividi...per vantarmi tutta la vita mi sarebbe bastato "'azzecargli nu'bell paccher a piena mano"....vedi il dialetto come aiuta a rendere l'idea!:P ahahahahahahahaahah
Che gola! Vado pazza per i pistacchi...un assaggino di questa tortina ci sta proprio! :-)
RispondiEliminaHo da poco terminato "Morso di luna piena" di De Luca, un bel testo teatrale in napoletano che racconta le vicende di alcuni personaggi costretti ad una convivenza forzata nei sotterranei della città durante i bombardamenti del '43: i dialoghi in italiano avrebbero svilito alcuni di loro a semplici macchiette.
RispondiEliminaPenso anche ad alcune bellissime scene di Goldoni e la famosa locandiera che si esprimesse in italiano perderebbe gran parte del suo fascino.
E vogliamo parlare di quel genio di Gilberto Govi e della sua irresistibile comicità genovese?
Viviamo in Paese la cui ricchezza gastronomica e linguistica è senza pari: fosse per me esporrei sempre il tricolore alla finestra (per poi ritirarlo quando ci sono le partite di calcio, così per spirito di contraddizione!)
Queste crostatine sono da rifare subito, senza se e senza ma, anche perchè, al contrario delle tue ultime sublimi creazioni, sembrano quasi alla mia portata...peccato che non ho la pasta di pistacchi: cosa dici è sostituibile con qualche altro meraviglioso intruglio?
@Taty
RispondiEliminaGrazie Taty :))))
@Virò
Qui devo per prima cosa ringraziarti per aver colto lo spirito di una mia recente quanto poco sensibile affermazione fatta d'istinto altrove sulla quale ancora rifletto. Grazie.
Passando invece al post non posso che condividere con te l'immagine del dialetto come tavolozza unica dal quale attingere sfumature altrimenti improbabili. Trovo una ricchezza la diversità che costituisce una unità, il tricolore come bandiera di culture affini&diverse, una sorta di cerchio che chiude tutte le possibili prospettive.
Per gli europei non posso seguirti...non amo il calcio in modo spassionato...ma se l'Italia vince e soprattutto la Germania perde non posso che esserne davvero contento! :P ehehehhehehehe
PS
Per la ricetta...grosse alternative non ne vedo...o meglio la vedo nella mia prox discesa a Napoli ;)
Thanks!
alcune cose nelle vita richiedono elaborazione, le origini, alcuni fatti della vita, bisogna lavorarli dentro, poi dopo si fa pace con se stessi, del dialetto mi piace che è diretto, PS meno male che hai trodotto uallera se no mi perdevo in mille enciclopedie e chissà che pensavo....
RispondiEliminache bei tortini non solo per il colore ma per abbinamneto del gusto della pera al limoe con il pistacchio non l'ho visto anzi forse è la prima volta che lo vedo, ricordo solo del pistacchio con le amarene che ho mangiato in libano, grande mi piace molto
Mario, però fattelo dire. Co' 'sto post ce hai abboffato'a uallera! ahahah
RispondiEliminaScusa, mi è scappata^^
Non posso che non ritrovarmi nel rapporto col napoletano amato/odiato per i motivi da te descritti. Ho notato però col tempo che quando mi arrabbio e vado di fretta in macchina, mi esce più spontaneamente. Ecco, diciamo così senza scendere nei particolari :-D E questo perché certe cose si esprimono meglio con i dialetti, c'è poco da fare.
A parte la uallera, però ci hai fatto anche venire un po' l'acquolina in bocca con questo dolcino che mi dà tanto l'idea di golosità e freschezza ottimamente miscelate.
Fabio
P.S. quando verrete a cena da noi ti farò scegliere i tuoi cantanti neomelodici preferiti, contaci! ahahahah
Ho finito adesso di leggere (due volte di seguito)il post, i commenti e le tue risposte. Non c'è niente che non sottoscriverei, mi piace tutto quello che che è stato apprezzato e sottolineato quindi ...che dire? Clap clap clap a tutti. Ricordando una nostra conversazione debbo sottolineare che la differenza generazionale che ci divide non esiste a tavola; a Napoli di recente ho "steso" un cameriere al quale avevo ordinato una pizza alla "morto di fame". Si era affrettato a spiegarmi che era roba ppè guaglioni e gli ho risposto: embè? nun sò guagliona ma ciò fame lo stesso! ;-DD Ciao!!
RispondiElimina@petronilla
RispondiEliminascusa ma sta pizza alla"morto di fame" com'è che è?
irene
C'era di tutto: pomodorini, mozzarella,peperoni, salsiccia napoletana, wurstel, olive,funghi,carciofi, fettine di uovo sodo.. e probabilmente dimentico qualcosa.
EliminaCon questo nome l'avevo già trovata a Pescia, vicino Montecatini e c'erano più verdure(anche fagiolini) e invece di wurstel e salsiccia, fette di pancetta arrotolata. Mi si stanno alzando i trigliceridi solo a parlarne ;-DDD
oh mamma ! proprio da morto di fame!!!!! ma mi è venuta un ispirazione che cercherò di interpretare a modo mia!
RispondiEliminairene
Bella la tua riflessione relativa all'uso e al profondo significato del dialetto, perchè il nostro strampalato dialetto, profonda rovina della lingua italiana, a tutti i costi l'ho voluto tramandare a mio figlio in quanto valore culturale, perchè anche lui l'italiano l'ha imparato solo alla scuola materna come la sua mamma, eppure lo parla benissimo...quindi non mi si venga a dire che il dialetto va scordato per non rovinare la lingua italiana... basta insegnare bene l'uno e l'altra e non si incolpi il dialetto se i figli imparano l'italiano da genitori carenti in tal senso...
RispondiEliminaIl tuo dialetto...lingua... ma la sostanza non cambia, l'ho apprezzato a distanza poichè Napoli l'ho vissuta male, troppo "napoletana" per la mia mentalità nordica, ho faticato... ma vivo la mia realtà lavorativa tra moltissimi tuoi concittadini, alcuni hanno ammorbidito la propria parlata, altri mi hanno costretta a comprenderla, ma è stato un arricchimento ulteriore per me "nordica dall'anima solare", un apprezzamento profondo per una cultura diversissima dalla mia realtà e che mi ha aperta verso il prossimo.
Complimenti, come sempre, per la ricetta, mi attizza parecchio, seppur in minime dosi a causa dell'eccessiva percentuale di lattosio che mi crea un'intolleranza paurosa, ma anche per un solo bocconcino varrebbe la pena provarla, bravissimo, non ti smentisci mai!!!
Non ho potuto iscrivermi solo come Petronilla-pare ce ne siano parecchie in giro- e allora ho aggiunto la Tordella, un altro personaggio del Corriere dei Piccoli (dei miei tempi :-DD)
RispondiEliminaHo fatto qualche prova per fare conoscenza col nuovo pc,vediamo se funziona. Ti mando un grande abbraccio
Devi assolutamete scrivere un libro dal titolo "Lezioni di Napoletano da strada", ti prego!
RispondiElimina@Günther
RispondiEliminaPienamente allineato con te. Gli anni smussano alcune "antipatie" facendo riscoprire in quello che da "piccoli" identificavamo come evidenza di una ristrettezza culturale, dei valori o comunque una potenza espressiva non facilmente eguagliabile in altri contesti formalmente più 'accademici' :P ehehehehehe
Sono in ritardo sul tuo blog di non so quanti post...ma prima o poi recupero anche ;)
Grazie come sempre :)
@Anna Luisa e Fabio
Ahahahahahahahahahaha
A te poco da dira...ti "abbofferò un giorno o l'altro" bussandoti al citofono ma senza darti preavviso ovviamente! :P eehehhehehe
PS
I cantanti neomelodici...cosa mi hai ricordato...i più potenti "lassativi naturali" che conosco in natura! :D ahahahahahaha
@Petronilla
"Irene" mi ha tolto dall'imbarazzo di chiederti quale fosse la versione recente della pizza alla "morto di fame"...decisamente in linea con il mio ego più vero...ma ancor di più se l'oggetto del contendere fosse stato il gelato! :P ehehehehehhe
PS
Ma da vera guagliona quale sei...quando ci affrontiamo in una gelateria...armati di cucchiaino?! :D
@grEAT
Hai visto questi napoletani di quale oblio gastronomico (nonchè lessicale) sono capaci?! :P ehehehehehehe
PS
Anche con te...sono parecchi i post persi da recupare...spero di farlo quanto prima...
@Bucaneve
Siamo d'accordo. Non si tratta di avere pregiudizi sull'uso del dialetto o su quello dell'italiano, l'importante è farne un uso corretto di entrambi, insegnando non a dare un voto ad una lingua piuttosto che ad un altra quanto a saper sfruttare il potere 'espressivo' delle singole, arricchendo di colore e sfumature persino il nostro modo di vivere quotidiano.
Anche a te...non posso far altro che ringraziarti per il contributo mai banale, chiedendoti scusa per la risposta veramente fuori tempo massimo per il blog :)
@Petronilla Tordella
Beh Petronilla Tordella non è affatto male...e poi lo sappiamo bene non sono i nomi a caratterizzare ma le persone e quindi mi aspetto una "Petronilla Tordella" smart ed ironica come sempre...da invitare ad un incontro-scontro in gelateria! :P ehehehehehe
Un abbraccio
@Muscaria
Se mi pagano in pizze e gelato decenti...lo faccio anche subito....altrimenti mi sa...che resto....sempre...la solita...immarcescibile...uallera!! :P ehehehehehehe
@Günther
RispondiEliminaPienamente allineato con te. Gli anni smussano alcune "antipatie" facendo riscoprire in quello che da "piccoli" identificavamo come evidenza di una ristrettezza culturale, dei valori o comunque una potenza espressiva non facilmente eguagliabile in altri contesti formalmente più 'accademici' :P ehehehehehe
Sono in ritardo sul tuo blog di non so quanti post...ma prima o poi recupero anche ;)
Grazie come sempre :)
@Anna Luisa e Fabio
Ahahahahahahahahahaha
A te poco da dira...ti "abbofferò un giorno o l'altro" bussandoti al citofono ma senza darti preavviso ovviamente! :P eehehhehehe
PS
I cantanti neomelodici...cosa mi hai ricordato...i più potenti "lassativi naturali" che conosco in natura! :D ahahahahahaha
@Petronilla
"Irene" mi ha tolto dall'imbarazzo di chiederti quale fosse la versione recente della pizza alla "morto di fame"...decisamente in linea con il mio ego più vero...ma ancor di più se l'oggetto del contendere fosse stato il gelato! :P ehehehehehhe
PS
Ma da vera guagliona quale sei...quando ci affrontiamo in una gelateria...armati di cucchiaino?! :D
@grEAT
Hai visto questi napoletani di quale oblio gastronomico (nonchè lessicale) sono capaci?! :P ehehehehehehe
PS
Anche con te...sono parecchi i post persi da recupare...spero di farlo quanto prima...
@Bucaneve
Siamo d'accordo. Non si tratta di avere pregiudizi sull'uso del dialetto o su quello dell'italiano, l'importante è farne un uso corretto di entrambi, insegnando non a dare un voto ad una lingua piuttosto che ad un altra quanto a saper sfruttare il potere 'espressivo' delle singole, arricchendo di colore e sfumature persino il nostro modo di vivere quotidiano.
Anche a te...non posso far altro che ringraziarti per il contributo mai banale, chiedendoti scusa per la risposta veramente fuori tempo massimo per il blog :)
@Petronilla Tordella
Beh Petronilla Tordella non è affatto male...e poi lo sappiamo bene non sono i nomi a caratterizzare ma le persone e quindi mi aspetto una "Petronilla Tordella" smart ed ironica come sempre...da invitare ad un incontro-scontro in gelateria! :P ehehehehehe
Un abbraccio
@Muscaria
Se mi pagano in pizze e gelato decenti...lo faccio anche subito....altrimenti mi sa...che resto....sempre...la solita...immarcescibile...uallera!! :P ehehehehehehe
Ciao ,sei bravissima complimenti ,bello il tuo blog mi sono unita hai tuoi lettori fissi passa ha trovarmi se ti va io sono ISABELLA ti aspetto smack
RispondiEliminaMa che buone le crostatine al pistacchi e pere! una ricetta davvero deliziosa!
RispondiEliminaDevo farti davvero i miei complimenti perchè non ho mai visto un blog con così tanti dolci spettacolari!! Mi hai stregato con questa sfilza di foto qui a fianco :D
RispondiEliminaIo adoro i pistacchi e queste crostatine devono essere buonissime, beato chi assaggia ciò che cucini!!
Complimenti ancora, ti aggiungo ai preferiti, non voglio perdermi i tuoi prossimi capolavori!!
Se tu fai i dolci con la clava, allora la maggior parte dei blog che visito sono ante-preistorici nei loro utensili...
RispondiEliminaa parte gli scherzi, sei veramente un geometra dolciaio! ma alla perfezione tecnica si unisce una fantasia gioiosa e curiosamente golosa!
bellissima questa sfilata di prelibatezze qui a fianco! essendo vegan a malincuore sono costretta a rinunciare all'assaggio nella più parte dei casi, ma nulla mi vieta di ispirarmi e rifare tutto (o meglio, quello che mi colpisce) con i miei ingredienti!
Per esempio, questo binomio pera-pistacchio mi piace assai! Il colore mi attira proprio! e non sono il tipo che si fa frenare dalla mancanza di un ingrediente (tipo la pasta di pistacchi)! E' solo che ho poco tempo da dedicare ai dolci, e di solito ne sforno pochini...
i dialetti esprimono l'anima dei luoghi, sono la voce del luogo! le lingue a volte sono costruzioni a tavolino come il nostro italiano... ho letto un libro in cui ho imparato tante bellissime espressioni napulitan', "La volpe a tre zampe" di Francesco Costa. Alcune mi sono rimaste scolpite nella memoria, come "inzallanuto" e altre che non posso citare in pubblico! (almeno per i miei standard di pudore...)
;)
Sei un grande :)
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