martedì 4 novembre 2014

Salone della (ricono)coscienza


La seconda volta al Salone del Gusto e qualche giorno tra me ed i ricordi per lasciar sedimentare le impressioni e le istantanee, tante e non tutte a fuoco.
Non è un approccio programmatico e temporalmente consequenziale questo, piuttosto è un pescare a caso secondo suggestione, prospettiva, spessore o inconsistenza dei miei interlocutori durante il mio peregrinare come un cammello rincoglionito di stand in stand, di padiglione in padiglione, accumulando assaggi dolci&salati, sorrisi ebeti e interessati, cordialità e schiettezza, marketing e pressapochismo, strette di mani contadine e scollacciature di cattivo gusto, intelligenza e malizia.
Partiamo da Gente del Fud e dalla Garofalo però, perchè amo dare il fianco alla critica a denti stretti, lo trovo quasi un dovere per distrarre i più basic da considerazioni tra le righe più forti.
 I rimandi ecclesiali ci sono ancora tutti, Unforketable è su sfondo nero con una forchetta che rimanda alla croce-gastronomica di noi "ignoranti" del cibo, la liturgia del tristellato è rigorosa e decisamente più elitaria di quando vi ho aderito di persona, perchè decisamente viaggiare su una cometa a tre palle è dura, quanto bellissimo, visto che consente di assaggiare bombe alla crema dalla ottima fattura. Non riesco però ad essere critico perchè pur avendo dei motivi affettivi di fatto non devo nemmeno farne uso visto che scambiando quattro parole con il parroco del paese ho invece avuto la netta senzazione della consapevolezza delle scelte fatte, della strada percorsa e di quella ancora da percorrere. Il curato ha, è vero, un abito talare da rispettare ma è palese che nella piena consapevolezza di alcuni errori fatti in passato, compreso quello di avermi coinvolto, ha sfrondato la mission gastro-web facendo leva su Unforketable, ripulendo tutto sommato in modo formalmente ineccepibile lo stand da una transumanza umana di fud-rincoglioniti-convinti,ripeto io in primis, privilegiando tempi e percosi più brevi e intensi. Ambizioso come sempre il nostro prelato, ma non riesco a non apprezzarlo facendo mie, per quanto possibile, quelle traiettorie frutto di intelligenza, sensibilità alle forme del marketing, napoletanità in cultura, empatia ed infine esperienza quella di tifoso ma anche di orgoglioso pater familias. Troppo...forse...ma in modo trasparente tutto meritato tanto più che quest'anno sono ancora più scevro da legami di qualsiasi tipologia.
Da un prete alla mia Virgilio personale (che non è MrsD), il passo è stato breve. Facendo leva sulla pietà umana, sulla compassione per il mentecatto privo di riferimenti certi, una ragazza dal CV ricco di cultura gastronomica come io non riuscirò mai ad avere, con occhiali scura da diva, ha fatto la sua buona azione per un paio di giorni (quasi) accompagnandoci in giro per stand raccontandoci con caustica dolcezza ed acuta sensibilità il mondo del gusto e dei prodotti visto dal suo palato "umano" facendomi stringere mani ed incrociare sguardi che mai probabilmente avrei incontrato. Per un attimo il parroco di cui prima e Virgilio si sono anche divertiti a giocare a scacchi con le proprie esperienze fatte pedoni ed alfieri. Partita patta. Pur non avendo il medesimo background, da semplice spettatore non ho abbandonato la personale filosofia della "coscienza-gastronomica" che mi vuole poco estremista, in termini di chef e di prodotti (grazie anche ai confronti con Lydia...), e che si incentra più che altro sulla sola&semplice consapevolezza. Dal pizzaiolo sotto casa allo chef con palle o crostacei sulla nota guida, va tutto bene se si possono passare dei momenti sereni con famiglia o con qualche amico più stretto. E'chiaro che potendo si può sempre migliorare anche se a volte la ricchezza è anche nel saper risparmiare la ricerca coercitiva del meglio, riversando invece le medesime energie in azioni o situazioni a maggior valore (personale). Per la serie riesco a stare bene anche al Mc, potento e volendo :D
La Virgilio in gonnella meriterebbe un premio per aver sopportato il mio essere un caxxone in gita scolastica e per questo la ringrazio pubblicamente per aver saputo puntellare di consapevolezza gastronomica il mio viaggio nel Salone.
Non sono mancate di certo le cagatine da evitare. Non amo che certi marchi monopolizzino gli spazi in modo totalitario contraddicendo poi di fatto la scelta di Slowfood di valorizzare la produzione agricola (e non solo) di prossimità, quella a carattere famigliare, la più importante e non tanto per la sola qualità quanto per il valore intrinseco di saper veicolare in modo naturale e diretto la cultura nella sua forma più ampia.
Carlo Petrini è geniale quando individua nella ridotta granularità agroalimentare un elemento fondante della società futura, sostenibile a se stessa, peccando poi nella pratica prestando il fianco a contraddizioni grandi quanto intere porzioni del Lingotto. La polemica però sta a zero, sposo l'idea di fondo e mi faccio andar bene la parte mezza vuota del bicchiere. E'chiaro che il Salone del Gusto è un crogiuolo di bagasciume umano e professionale, per certi versi è il cul de sac dove tutto si rimescola, ai singoli poi il compito di saper pescare il meglio. Vedere l'industria travestirsi da realtà artigianale fa davvero strano tanto più quando riscuote successo. Allora quale è la differenza tra chi fuori del Salone faceva la fila per assaggiare i QuattroSaltiInPadella e quelli che invece hanno pagato un biglietto decisamente salato per poi farsi fottere alla grande dentro il Salone da qualcuno che i quattro salti li ha fatti fare intelligentemente solo al marketing?!
Non ho nulla contro le grandi aziende e nemmeno con i 4SaltiInPadella, ci mancherebbe, anzi sono fondanti della nostra economia quando riescono a fare impresa sana, quando mettono i soldi per eventi come quello di Torino, resta solo il tenue dispacere di fondo della contraddizione che si avverte quando il bello del gusto diventa il gusto (solo) del bello o di quello che si spaccia per bello. Slowfood si fa promotrice della valorizzazione dei mercati di TerraMadre e della biodiversità ed è anche per questo che ne sono socio ma quanto mi fa strano dover ricercare come un ago nel pagliaio (all'interno del Lingotto non dentro un qualsiasi centro commerciale) un caffè che non fosse esclusivamente quello della Lavazza.
Contento di esserci ad ogni modo e soprattutto di aver incontrato qualcuno con il quale sembrava ci fossimo lasciati il giorno prima a parlare di insonnia o di gelati da amici in comune :)
Un ultima cosa...quest'anno notavo che il Salone aveva qualcosa in meno, non so dire, forse ero già preparato o forse no, c'è stato un breve lampo senza tuono ed ho capito, mancava chi non so se nemmeno ci sia mai stata, non c'era Milena. Forse, e non solo per lei, che sto rivedendo alcune priorità, cercando di metterle d'accordo per quanto possibile, bilanciando e mediando come prima invece non avrei fatto. La vecchiaia?...forse :)

Nota
Foto --> Alcune sono prese dalla mostra "Terra Madre secondo Oliviero Toscani"





10 commenti:

  1. Non sono stata al "salone" quest'anno. Non ci sono mai stata e non solo per "risparmiare" il costo del biglietto, ma per paura.
    Paura di sentirmi sempre meno "blogger" soprattutto "food".
    Spesso la spinta estrema a creare "tendenze" soprattutto alimentari, mi disorienta.
    Io che i 4salti non li faccio soprattutto in padella e che da Italiana media cerco solo di mettere in tavola tutti i giorni qualcosa che la mia famiglia apprezzi e no non avveleni.
    Io che ancora credo che un uovo "in cereghin" (all'occhio di bue) valga tanto quanto l'unico di CC....
    Si, sempre meno "blogger", ma radicata nele mie tradizioni e...Italiana!
    Baci
    Nora

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  2. @TataNora
    Il Salone è un "delirio" che la prima volta stordisce per quanto sia "invalicabile" come esperienza.
    Annulla la sensazione del tempo per il suo essere sotto luce artificiale, elimina la fame visto che si viene inondati di cibo in ogni sua forma, disorienta e lascia in un limbo frenetico di desiderio di vedere altro, di parlare, di conoscere, di andare oltre....poi sono i piedi gonfi, il malditesta e la nausea a fermarti.
    Questo la prima volta per me. La seconda volta ho cercato di agevolare questa "corrente di gastroculturale" per farmi meno "male" e per conservare un pò di presenza a me stesso senza doverci rimettere la salute. Non so se ci sono riuscito. Leggendo il tuo commento invece faccio mie le tue paure e ti dico che hai ragione ma che l'esperienza va fatta, c'è tanto scarto ma anche tante realtà che valgono il viaggio.
    Per il resto ci sono gli psicofarmaci, per me fatti tutti di cioccolato fondente! :D
    Un abbraccio e grazie di essere passata di qui ;)

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    1. Troppo buono....esci da questo corpo!!! PS E poi dimmelo solo se riesco a farti avere quelle mele :)

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  4. ahahahahaah, Mario prima di leggere il post ho visto le foto e mi son detto: accipicchia, guarda Gamby che progressi....che espressioni che ha colto!!!
    Poi ho letto che sono foto di Oliviero Toscani, da te rifotografate! ahahahaah
    Kettepossino!!!!! :)))))))

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  5. Piero ma tu mi conosci sono un pippone galattico con le foto potevo mai esserne io l'autore?! :D ahahahahaha Grazie sempre però

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  6. Frequento il Salone da quando il Salone esiste.
    La prima volta è stata quella dello stupore, tutto nuovo, tante cose, confusione, una giostra molto colorata e non ancora provata e per questo accattivante.
    Ci sono salita con l'entusiasmo di chi finalmente stringe in mano il proprio biglietto e "vuole fare tutti i giochi" e vedere tutte le luci.
    La seconda volta l'ho affrontata con spirito leggermente più "settoriale", avevo degli obiettivi ed ho tentato di fare le mie "indagini", selezionare, con esiti peraltro incerti.
    La terza volta è stata quella dello scambio e della conoscenza, persone virtuali che diventavano reali, alcune volte riservando meravigliose sorprese, altre confermando il nulla( peraltro chissà che sorpresa avrò riservato io agli altri!!).
    Da lì in poi è subentrato il caos.
    Quest'anno la sensazione è stata quella di un gigantesco e caotico mercato, nel senso meno nobile della parola mercato.
    Con una triste conferma; l'obiettivo di tutelare la biodiversità è un nobile intento, ma se non si tutelano i produttori davvero piccolissimi che assolutamente non possono permettersi i costi del Salone......ma che cavolo di tutela è?!!!!!
    Ne conosco parecchi, proprio qui vicino a me.
    Sono quelli che producono pochissimi vasetti di gelatina di rose, che coltivano patate così rare che non conquistano le prime pagine nè le telecamere.
    Soprattutto sono quelli che a stento vivono del loro lavoro, quello prezioso, quello che si fa con le mani.
    Sono quelli che sono qui.....e che il Salone ancora non lo hanno visto mai, se non comprandosi un biglietto come il mio.

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    1. Fabiana, si riesce ad avere un contagocce di quella gelatina di rose? E' uno dei miei sogni. E sul Salone che non ho visto ho gli stessi timori che dici tu e che Gambetto avvalora: grandi industrie che lo usano e lo finanziano per rifarsi il trucco o la verginità. Peccato sia proprio Petrini (!) a prestarsi a questo.
      Tra l'altro, tramite Nora sono riuscita a vedere su Fb alcune tue preparazioni restandone incantata, per la semplicità e il gusto. Sono esattamente la cucina che cerco: bella, piena di sapori ma anche leggera e mangiabile tutti i giorni. Penso alle verdure al limone, ho puntato pure gli oreo di polenta bianca e altre cose. Non posso permettermi i tuoi servigi, ma di ammirarti sì, spero. In bocca al lupo, sei brava, te lo meriti.

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  7. @Fabiana Del Nero
    Condivido, forse non per tutto o meglio continuo a pensarla come te solo che sapendo quanto e quale lavoro si nasconde dietro le associazioni se è indiscutibilmente vero che molte realtà non conquistano le prime pagine perchè non hanno la forza per imporsi come soggetti degni di attenzione è altrettanto intuibile capire quale è la difficoltà di guidare in modo imparziale gruppi di lavoro così estesi tanto da perdere la visibilità tra le indicazioni dall'alto e la loro applicazione puntuale sul territorio. Resta però un dovere "vivere" le difficoltà che tu citi come una sconfitta dal quale trarre consiglio ed anche critica costruttiva.
    Senza che mi addentri per ovvie ragioni di delicatezza nella questione ma in un territorio che conosco bene due fiduciari slowfood si comportano diametralmente in modo opposto, uno persegue le indicazioni del direttivo, l'altro solo quelli dei suoi interessi personali :(
    Non vado oltre, ci tengo però a ringraziarti per il tuo contributo alla questione, lo trovo meritevole di complimenti perchè non solo condivisibile nella sostanza ma anche perchè frutto di un impegno a scrivere su una angolo della rete (il mio blog) poco frequentato e quindi privo di un ritorno mediatico, grazie ancora :)

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  8. Grazie a te.
    Per le tue riflessioni, per il tuo tempo e per la tua sensibilità....che mi pare rara e mi appare come preziosa!:)

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